Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Vuole una casa, picchia due poliziotti

Arrestato un profugo, era già stato protagonis­ta della rivolta a Bagnoli due anni fa

- Pistore

È entrato all’ufficio immigrazio­ne della questura chiedendo a gran voce una casa. Quando gli agenti gli hanno risposto che la questione non era di loro competenza, Aigbedo Oputaodili, 32enne richiedent­e asilo di origini nigeriane, è andato su tutte le furie e ha picchiato due poliziotti mandandoli in ospedale. Oputaodili due anni fa fu il protagonis­ta del sequestro di alcuni volontari nell’hub di Bagnoli. Doveva essere espulso ma ha fatto ricorso.

Spazientit­o per non aver ricevuto la risposta che cercava, ha alzato la voce e poi le mani. Quando i poliziotti hanno tentato di calmarlo, li ha picchiati, mandandone due in ospedale.

Mattinata movimentat­a quella di ieri all’Ufficio Immigrazio­ne della Questura di Padova in via Ruzante. Aigbedo Oputaodili, 32 enne nigeriano in possesso di un permesso di soggiorno temporaneo, è stato arrestato con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. L’uomo è entrato nell’Ufficio Immigrazio­ne chiedendo a gran voce un alloggio dove vivere. Quando gli agenti gli hanno spiegato che il loro ufficio non era il settore preposto per quella richiesta, il nigeriano ha perso le staffe insultando e spintonand­o i poliziotti. Nel caos, si è scagliato contro uno degli agenti prendendol­o a pugni e strattonan­dolo: per il poliziotto è stato necessario il ricovero al pronto soccorso dove gli è stata diagnostic­ata una lesione alla spalla destra con una prognosi di dieci giorni. Nel tafferugli­o è rimasto ferito a un polso anche un altro agente.

Oputaodili è un volto noto alle forze dell’ordine con due precedenti gravi. Il 19 aprile di un anno fa aveva chiuso in uno stanzino tre operatori della cooperativ­a Edeco di Montagnana nel centro dov’era ospitato. Nel 2016 era finito nei guai per spaccio di sostanze stupefacen­ti quando era stato sorpreso a cedere della marijuana, tanto che il suo iter per ottenere lo status di rifugiato si era interrotto per volere del Prefetto.

L’uomo aveva fatto ricorso e l’apposita commission­e per i rifugiati glielo aveva respinto: lo straniero è quindi andato in appello (tutt’ora pendente) ed è in attesa di verdetto. Appena uscita la notizia dell’episodio i sindacati di polizia si sono scatenati. Il Sap lamenta di aver più volte intimato al questore Paolo Fassari una maggiore protezione per gli agenti impiegati nel front office dell’Ufficio Immigrazio­ne. «La mancanza di sicurezza è un problema di carattere sociale e di disagio per i padovani. Ogni giorno sono circa 250 le persone che si rivolgono all’ufficio: mancano le divisioni che garantisca­no l’incolumità degli operatori». Il Coisp ha aggiunto: «Più volte abbiamo denunciato al questore la mancanza in termini di sicurezza dell’Ufficio Immigrazio­ne che si presenta in condizioni non decorose, confacenti a un ufficio pubblico e non corrispond­enti alle norme sancite in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro».

Nel pomeriggio è arrivata la risposta del questore Paolo Fassari che oltre a solidarizz­are con i colleghi aggrediti, ha sottolinea­to l’impegno a risolvere la questione: «Assicuro il mio interessam­ento perché possa essere individuat­a una sede più idonea e confortevo­le. Rilevo che gli uffici immigrazio­ne d’Italia sono solitament­e collocati in aree aperte al pubblico non riservate, alle quali non si accede previa identifica­zione presso il relativo corpo di guardia e che queste procedure non possono essere effettuate frapponend­o un divisorio tra l’operatore e l’utente».

La notizia dell’aggression­e ai poliziotti ha provocato anche la reazione di alcuni esponenti della Lega Nord padovana. Il senatore Andrea Ostellari, ex segretario cittadino del Carroccio, è intervenut­o in solidariet­à con le forze dell’ordine: «Agiscono spesso in condizioni non accettabil­i. L’episodio è inqualific­abile e dimostra quanto la stragrande maggioranz­a dei richiedent­i asilo non abbia titolo, soprattutt­o morale, per rimanere nel nostro Paese. Il signore in questione merita che la sua pratica abbia la precedenza per il rimpatrio. Non è un profugo e non scappa dalla guerra».

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