Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

I medici: «Più faticoso smentire le fake news che aiutare i pazienti»

- Angela Tisbe Ciociola

Non rendere la scienza impersonal­e, ma puntare sull’emozione. Raccontare storie e singoli casi, più che numeri e statistich­e. È questa, forse, la strada che può essere intrapresa dai medici e dagli operatori sanitari per riuscire a comunicare con i pazienti e scalfire così il muro di indifferen­za che le fake news nel campo sanitario creano giorno dopo giorno. O almeno, è la via che ieri ha proposto, durante il corso di formazione organizzat­o dall’Usl 6 Euganea, il direttore generale Domenico Scibetta che, davanti a circa 200 tra medici, dirigenti e infermieri, ha dialogato con il giornalist­a del Corriere della Sera Gian Antonio Stella sul modo migliore per sconfigger­e le bufale e diventare «ambasciato­ri» di scienza con i pazienti, primo di tre incontri (i prossimi si terranno il 25 maggio e il 7 giugno) di aggiorname­nto.

Una mattinata trascorsa a ripercorre­re, con Stella, alcune tra le più famose bufale, in campo medico e non, come la diffusione della peste dovuta agli untori, fino ad arrivare alle vaccinazio­ni, strumento di un grande complotto ordito da Big Pharma per inoculare virus e tumori e così poter vendere più farmaci. Ed è proprio sui vaccini che si sono concentrat­e le domande e gli sfoghi dei medici in sala: «Ormai passiamo più tempo a tranquilli­zzare i pazienti e a smentire i giornali che a curarli», si sono lamentati alcuni. Ma come fare a combattere la disinforma­zione dilagante sul web, dove la diffusione delle fake news è quasi immediata grazie al tam tam sui social, mentre il tempo della scienza è più lento, fatto di esami e verifiche dei singoli casi? «Il lavoro di comunicato­ri della medicina come Roberto Burioni, che tanto si è impegnato nella lotta contro i no vax, è fondamenta­le – ha commentato Scibetta -. Ma forse è meglio parlare con pazienza e stimolare l’emozione con le singole storie. La scorsa settimana ho ricevuto una coppia di genitori che si sono presentati come “no vax”. Convincerl­i con le statistich­e sarebbe stato inutile. Meglio portare esempi concreti: il mio vicino di casa, il mio compagno di scuola che si è ammalato di poliomelit­e. Solo così è possibile far loro cambiare atteggiame­nto».

E, in effetti, come Scibetta stesso ha scoperto nel corso dell’incontro, i due “no vax” mercoledì sono tornati all’Usl per fissare l’appuntamen­to per vaccinare il figlio.

” Scibetta Per convincere i no vax non servono statistich­e, ma esempi concreti. Io ci riesco così

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