Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Programma Rai sui serial killer «No a Carlotto»
Il presidente del Consiglio veneto accusa
Diventa un caso la conduzione di «Real criminal minds», affidata dalla Rai allo scrittore padovano Massimo Carlotto. Si indigna il presidente del consiglio regionale Ciambetti: «Uno sfregio».
«Sono indignato, si tratta di una scelta agghiacciante, uno sfregio alla memoria di Margherita Magello, ammazzata a 24 anni». Diventa un caso la conduzione di «Real Criminal Minds», la serie affidata dalla Rai al noto scrittore di noir e hard boiled padovano Massimo Carlotto. A sollevarlo, il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti che chiede ai vertici della tivù pubblica di tornare immediatamente sui loro passi.
La trasmissione, prodotta dagli Abc Studios in 24 episodi e in onda su Rai4 dal 18 maggio, è dedicata ai crimini di alcuni serial killer e alle indagini condotte dall’Fbi per catturarli; e Carlotto, sul finire degli anni Settanta, fu condannato a 18 anni di reclusione dalla Corte d’Assise d’appello di Venezia per l’omicidio di Magello, trovata morta a Padova il 20 gennaio 1976 dopo essere stata colpita con 59 coltellate. Una vicenda giudiziaria lunga e travagliata quella che vide protagonista Carlotto, all’epoca dei fatti diciannovenne militante di Lotta Continua. Lui, che si è sempre dichiarato innocente, fuggì in Francia prima della condanna definitiva (arrivata in Cassazione nel 1982), poi in Spagna e infine in Messico, per rientrare in Italia e consegnarsi alle autorità dopo tre anni di latitanza. L’8 aprile 1993 il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro gli concesse la grazia, con la netta opposizione della famiglia Magello (avrebbe dovuto scontare ancora 10 anni di carcere), quindi il 29 gennaio 2004 il Tribunale di Cagliari ha sancito con sentenza la sua riabilitazione.
Per Ciambetti, però, la decisione della Rai di arruolare lo scrittore per una trasmissione che ruota attorno a degli omicidi è gravemente inopportuna: «Mi sembra una scelta improvvida, ingiusta e per molti aspetti insultante assegnare un ruolo televisivo pagato con fondi pubblici ad un uomo nella cui casa fu trovata una ragazza assassinata con 59 coltellate, condannato a 18 anni di galera per l’aberrante omicidio, latitante all’estero e graziato. Siamo alla follia. La grazia - prosegue il presidente del consiglio regionale - cancella la pena ma non fa chiarezza su quanto accadde nel 1976 a Padova. L’ex militante di Lotta Continua non seppe dare una spiegazione convincente per quanto era accaduto e i dubbi su quella vicenda non furono mai diradati. Rimase, di certo, la vita spezzata di una ragazza di 24 anni assassinata in modo barbaro: davanti alla memoria di Margherita Magello, la scelta della Rai è agghiacciante e credo che il responsabile di questa scelta debba assumersi le sue responsabilità per quello che è molto più di un errore».
Carlotto, raggiunto al Salone del Libro di Torino, non vorrebbe commentare e si limita a poche parole: «Non capisco il ragionamento di Ciambetti, io sarei un serial killer? Ho ottenuto la riabilitazione e con essa tutti i miei diritti civili, sono un cittadino italiano come chiunque altro. Potrei diventare Presidente della Repubblica, figuriamoci condurre una trasmissione Rai. Ma lasciamo stare».