Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Sergiu e Marian in ospedale La fabbrica, i bambini e ora la battaglia per non morire
«Ho avuto un incidente. Sto aspettando l’ambulanza e ora mi portano in ospedale». Domenica mattina, è stato lo stesso Sergiu Todita, a raccontare alla moglie quanto gli era appena accaduto. Poche parole, sussurrate al telefono prima di entrare in coma. Eppure, rincuorata da quella frase, la moglie non aveva neanche capito quanto la situazione fosse grave: con calma, si era fatta la doccia e, dopo essersi preparata, è andata in ospedale a Padova. Lì, però, non ha trovato il suo Sergiu, l’uomo con cui da almeno sei anni abita all’Arcella, quartiere multietnico di Padova, insieme alla loro figlia che quest’anno è in terza media e che, stando ai racconti che il padre fa ai colleghi, riserva ai genitori tante soddisfazioni.
Sono stati i compagni di lavoro, poi, a spiegare alla moglie cosa fosse successo, e solo a quel punto lei si è resa conto della gravità. E soprattutto del perché Sergiu non si trovasse al pronto soccorso, ma al reparto grandi ustionati dell’ospedale di Cesena, dove lotta contro le ustioni che ricoprono la quasi totalità del suo corpo.
Le sue condizioni, ripetono i medici, sono «stabili». Una parola che, però, lascia trapelare la drammaticità della situazione: le funzioni vitali sono intatte, ma davanti a sé Sergiu ha un calvario di operazioni che lo attende.
La stessa sorte che dovrà affrontare il collega Marian Bratu, romeno di 43 anni, che vive a Cadoneghe insieme alla moglie Valerica e ai due figli di undici e quattro anni. Ed è proprio ai bambini che va il pensiero dei colleghi che, ieri, si sono assiepati davanti ai cancelli dello stabilimento di riviera Francia, nella zona industriale di Padova, per scambiarsi le ultime notizie. Perché Marian, ricoverato in Azienda ospedaliera a Padova, è forse il più grave dei quattro operai coinvolti, con ustioni profonde sul 90 per cento del corpo. «Un gruppetto di noi è andato a trovarlo in ospedale – raccontano - ma non è riuscito a entrare. I medici hanno detto che è troppo grave». Ed è Bruno Azzena, primario del Centro grandi ustionati di Padova, a dare qualche dettaglio in più: «Il paziente è in fase di compenso rianimatorio e prima di 2448 ore non si potrà dire nulla. L’obiettivo è operarlo il prima possibile. La prognosi è riservata, in considerazione anche delle complicanze che ci saranno».
Migliorano invece le condizioni del terzo ferito, dimesso ieri sera dal centro grandi ustionati di Verona. David Di Natale, italofrancese di 39 anni, era arrivato a Santa Maria di Sala dalla Sicilia, per lavorare proprio alla Hayama Tech, ditta cui le Acciaierie hanno appaltato alcune manutenzioni. Una persona riservata, lo descrivono i colleghi, ma anche i suoi nuovi compaesani con cui l’operaio non aveva ancora stretto molti rapporti. Nell’incidente, oltre alle ustioni, Di Natale ha riportato anche la frattura della gamba. Ferite gravi, ma non così drammatiche come quelle dei colleghi.