Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
L’Ascom dice «no» al secondo mandato Zilio ai titoli di coda
È finita come qualcuno aveva anticipato tre settimane fa. L’ufficialità, a meno d’improbabili sorprese, è attesa tra un paio di giorni. Al massimo, entro sabato. Ma il dado, nonostante le non poche resistenze, è ormai tratto. Fernando Zilio, 66 anni compiuti venerdì scorso, non verrà rieletto alla presidenza della Camera di Commercio, malgrado il ministero dello Sviluppo Economico abbia dato il via libera per un suo secondo mandato. E questo non perché la maggior parte delle categorie economiche non abbia apprezzato la bontà del suo operato dal 2013 ad oggi. Ma perché la sua associazione d’appartenenza, cioè l’Ascom, ha deciso di non inserire il suo nome tra quelli che siederanno nel nuovo parlamentino di piazza Insurrezione. Per essere candidabili alla guida dell’istituto, infatti, bisogna far parte del consiglio camerale. Zilio però, nella legislatura 2018-2023 che prenderà il via tra un mese e mezzo, non ci sarà. L’Ascom, di cui lo stesso imprenditore d’abbigliamento all’ingrosso è stato presidente dal 2005 al 2014, ha infatti stabilito di far valere anche nei suoi confronti la regola interna che prevede il tetto massimo di due mandati consecutivi per i propri rappresentanti in Camera di Commercio. E quindi la strada di Zilio, cominciata nel 2008 come vice di Roberto Furlan e poi proseguita nell’ultimo quinquennio come numero uno dell’ente, è destinata a concludersi. Così come, dopo un decennio tra i banchi di piazza Insurrezione, terminerà pure quella di Patrizio Bertin, fedele braccio destro proprio di Zilio, da cui non solo ha ereditato la presidenza dell’Ascom, ma pensava anche di ereditare, secondo voci smentite dal diretto interessato, anche quella dell’istituto camerale. Ma la regola (molto grillina) che si è data l’associazione di piazza Bardella ha stoppato sia l’uno che l’altro. E a nulla è servito il tentativo di mediazione di un socio Ascom non proprio secondario, cioè il sindaco Sergio Giordani, che avrebbe gradito (e non poco) la conferma di Zilio. La legge, però,