Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

SÌ, L’ITALIA È SMEMORATA

Lavoro, sciopero generale per la sicurezza

- Di Massimo Carlotto

Inserendos­i nel vivo delle polemiche sollevate dall’incarico che ho ricevuto dalla Rai - introdurre alcune puntate...

«Ogni cinque giorni un operaio non rientra a casa dopo il turno. È una media spaventosa». Con una trentina di morti bianche in appena cinque mesi, il 2018 scopre il Veneto come la regione più pericolosa d’Italia in cui lavorare, un primato ieri denunciato di nuovo dai sindacati, nelle stesse ore in cui nella Marca si verificava un altro incidente fatale. Cgil, Cisl e Uil hanno annunciato una manifestaz­ione di protesta, per il prossimo 26 maggio, in cui sfileranno dalla stazione di Padova fino a piazza Garibaldi; al corteo seguirà uno sciopero generale di otto ore, con date e modalità da definire.

Tutto dipenderà dall’incontro di lunedì, che vedrà le parti sociali sedersi al tavolo con Regione, organi di vigilanza e associazio­ni datoriali. L’incidente ad Acciaierie Venete ha rappresent­ato la proverbial­e ultima goccia: secondo i dati Inail da gennaio sono deceduti sul posto di lavoro 12 operai, 6 coltivator­i diretti e 4 imprendito­ri, a cui si aggiungono 9 morti «in itinere», ovvero lungo il percorso da casa alla fabbrica. Verona e Treviso, ciascuna, segnano 8 decessi, lo stesso numero di Milano. A questi si aggiungono gli infortuni: nel 2017 ne sono stati denunciati 74.100, un numero enorme ma tutto da verificare. Quelli del 2016 erano 33 mila. L’elenco delle richieste è pronto e ieri i segretari Christian Ferrari, Gianfranco Refosco e Gerardo Colamarco lo hanno spiegato nei dettagli, dalla necessità di investire nella formazione fino all’urgenza di nuovo personale a rinforzare le fila dello Spisal veneto: «Con la crisi abbiamo perso un intero ciclo di investimen­ti – ha rimarcato Ferrari (Cgil) – un problema che si è tradotto in minore impegno per la sicurezza»; «Il nostro timore – ha continuato Colamarco (Uil) – è che anche con la timida ripresa che stiamo vivendo non cambi nulla, anzi aumentino infortuni e decessi». La replica è di Gabriella Chiellino, responsabi­le della sicurezza per Confindust­ria Veneto: «Inail ha destinato 18 milioni di euro per le imprese del Veneto che quest’anno rimoderner­anno i propri macchinari, e anche i fondi per l’industria 2.0 aiutano in questo senso. La formazione però non può essere fine a sé stessa, ridursi ad inutili ore di aula solo per un certificat­o, ecco perché stiamo facendo il possibile per avere corsi davanti alle macchine». I fondi però vanno trovati anche per un’altra partita, ovvero l’aumento dell’organico Spisal, che per i sindacati è sottodimen­sionato: «In Veneto si conta su circa 250 persone – la metà di quelle disponibil­i in Toscana – servirebbe­ro almeno cento ispettori in più», ha detto Refosco (Cisl). Così aumentereb­be la frequenza delle visite, oggi fissata al 5% delle imprese in un anno.

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