Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Il tir è piombato senza frenare Ho visto Arianna tra le fiamme»
Inferno sull’A31, parla l’unico sopravvissuto
«Dallo specchietto ho visto il tir arrivare e ho pensato che qualcosa non tornava, che era come se non si fosse accorto che eravamo bloccati in mezzo all’autostrada. E poi ho urlato “Frena!”. E lui si avvicinava e ci veniva addosso…». Stelvio Veronese, 55 anni, è l’unico sopravvissuto dell’incidente di martedì in A31, che ha provocato l’incendio di tre auto e la morte di altrettante persone. «La ragazza - racconta - era ancora viva: l’ho vista muovere una mano».
«Dallo specchietto retrovisore ho visto il tir arrivare e ho pensato che qualcosa non tornava, che era come se non si fosse accorto che eravamo bloccati in mezzo all’autostrada. E poi ho urlato “Cristo, frena! Vai troppo veloce, frena! Frena! Frena!”. E lui non frenava e si avvicinava e cristo ci veniva addosso… E ormai era troppo veloce per evitarci...”.
E poi?
«Poi ho avuto solo il tempo per prepararmi all’impatto. È accaduto tutto in un attimo. L’airbag si è aperto e ha evitato che sbattessi la testa contro il volante. Intanto ho sentito l’auto sollevarsi, girarsi di lato e scontrarsi con il guardrail. Il cofano s’è incastrato nella barriera e da dietro le altre vetture continuavano a spingere, accartocciandosi contro la mia, schiacciandomi addosso a quel guardrail che era sempre più vicino alla mia faccia. E all’improvviso, tutto s’è fermato. Hanno finito di spingere e sono rimasto immobile sul sedile. Mi sono toccato le guance. Ero ancora vivo».
Stelvio Veronese mostra un taglio alla gamba sinistra e dice che anche se fa male non è niente, rispetto al dolore che provano i familiari delle tre vittime del tir che martedì è piombato sulle auto incolonnate per un altro incidente mortale, avvenuto poco prima lungo la Valdastico Sud. Ha 55 anni, vive a Lanzetta, nella periferia di Lozzo Atestino (Padova), e lavora per un’impresa di costruzioni. In quelle tre auto incendiate dopo l’impatto con il camion viaggiavano quattro persone. E lui è l’unico sopravvissuto. L’unico a poter raccontare cos’è accaduto intorno alle 12, a poche centinaia di metri dal casello di Albettone.
«Quel tratto di strada scorre dritto con un missile, impossibile non vedere la fila di auto ferme. Invece il tir ci è venuto addosso, ho avuto l’impressione che non avesse neppure tentato di frenare».
Dopo l’impatto, cosa ha fatto?
«Ero lucido. Mi sono guardato le gambe, perdevo sangue ma non era nulla di grave. Stavo per uscire, quando ho visto le fiamme che già avvolgevano la fiancata sinistra dell’auto. Ho capito che dovevo andarmene di lì, prima che scoppiasse tutto. Ma le lamiere, contorcendosi, avevano bloccato lo sportello del passeggero. Allora ho cominciato a spingere con i piedi, ma non c’era verso di aprirlo… Ero terrorizzato. Un’ultimo colpo, con tutte le forze. E si è spalancato».
Una volta all’esterno, cosa ha visto?
«C’erano delle persone intrappolate nelle auto vicine. Un uomo, credo fosse già morto. E poi c’era quella ragazzina, inscatolata tra le lamiere...».
Si chiamava Arianna Rossetto, aveva 16 anni...
«Non chiedeva aiuto, non si lamentava. Credo fosse incosciente, anche se muoveva la mano...».
Le fiamme avevano già avvolto le loro auto?