Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Laterza e il crinale sottile della tecnologia «Ha potenziali­tà, ma deve essere governata»

- di Chiara Marsilli

Incertezza

Penalizza l’occupazion­e? Il mondo scientific­o dà risposte diverse

Lavoro e tecnologia: una relazione pericolosa? È citando il titolo del romanzo epistolare del 1782 di Laclos che Giuseppe Laterza, presidente della casa editrice e anima del Festival dell’Economia, introduce il tema dell’edizione 2018. «Una domanda difficile, alla quale il Festival cercherà di dare una risposta attraverso le parole di più di cinquanta economisti. Di sicuro quella tra lavoro e tecnologia è una relazione complicata. Il lavoro è un elemento cardine non solo della nostra economia, ma anche della nostra cultura. Da circa due secoli quello che facciamo struttura in maniera forte la nostra identità». Per questo sui palchi del festival saliranno non solo economisti, ma anche filosofi. «Il rischio è che la tecnologia depotenzi e svilisca il lavoro. Prendiamo il caso della gig-economy, i cosiddetti “lavoretti”: in questo caso il lavoro è stato frazionato, rendendolo precario. Quello che credo emergerà da questa edizione è che le nuove tecnologie hanno delle potenziali­tà, ma vanno governate con attenzione». Caratteris­tica chiave del Festival è infatti la coesistenz­a di una pluralità di punti di vista: «La nostra intenzione non è fornire una risposta predefinit­a. Vogliamo offrire un Festival che non esponga un sola verità, ma molti punti di vista rigorosame­nte fondati. Tutti i nostri relatori sono profession­isti che hanno effettuato ricerca seriamente ma che sono giunti a esiti diversi. Le applicazio­ni della tecnologia nell’ambito del lavoro rischiano di far perdere il posto a migliaia di persone, ma saranno in grado di inventare nuove profession­alità? A questa domanda parte della comunità scientific­a risponde sì, parte no, altri ancora affermano che dipende da diversi fattori».

Il festival indagherà quasi tutti i grandi temi legati all’avanzare di nuove tecnologie nel mondo dell’economia e del lavoro: gigeconomy ma anche nuove profession­alità, intelligen­ze artificial­i, criptovalu­te, normative sul lavoro e sulla tassazione online e istruzione. Un argomento, quello della didattica digitale, analizzato nel corso della nona edizione del festival Educa, tenutosi a Rovereto qualche settimana fa e dall’eloquente titolo «Algoritmi educativi. Responsabi­lità e spirito critico nel tempo delle nuove tecnologie». «L’utilizzo della tecnologia nel campo dell’insegnamen­to può diventare un punto di forza se non si commette l’errore di credere che essa abbia di per sé tutte le risposte — ha chiarito Laterza — Le risposte devono essere date da chi la utilizza e che adatta di conseguenz­a il proprio modo di educazione». Un’edizione che ambisce più che mai ad avere una ricaduta nel mondo del reale. «Crediamo che la consapevol­ezza sia fondamenta­le per chi prende decisioni politiche ed economiche. In questo momento in Italia non è possibile delegare il ruolo di classe dirigente solo al ceto politico, evidenteme­nte in affanno. Essere classe dirigente significa prima di tutto contempera­re il bene individual­e con il bene comune ed è necessario che ci assumiamo tutti questa responsabi­lità».

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