Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Traffico illecito di rifiuti alla «Coimpo» Tre patteggiano, tre vanno a processo
Adria: con Stocco escono di scena (8 mesi) le figlie di Luise e del padovano Pagnin
Tre patteggiamenti e altrettanti rinvii a giudizio per il traffico illecito di rifiuti messo in piedi dagli ex vertici «Coimpo» e «Agribiofert», le aziende di Adria nella cui area il 22 settembre 2014 morirono quattro lavoratori. È quanto deciso ieri in udienza preliminare a Venezia nei confronti dei sei arrestati lo scorso 10 dicembre dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Venezia. Hanno patteggiato otto mesi — pena sospesa — ciascuno i tre indagati con le posizioni considerate meno gravi. Ovvero Rossano Stocco, 57enne di Villadose legale rappresentante della «Agribiofert» dello stesso comune che aveva in gestione delle vasche di stoccaggio nell’azienda «Coimpo»; Glenda Luise, 27enne adriese ex componente del Cda «Coimpo»; Alessia Pagnin, 41enne di Noventa Padovana ed ex componente il Cda dell’azienda adriese.
Affronteranno il processo a Rovigo, a partire dal prossimo 3 luglio, Gianni Pagnin, 66 anni di Noventa Padovana già componente del consiglio di amministrazione della «Coimpo»; il 57enne di Adria ed ex direttore tecnico dell’azienda, Mauro Luise; Mario Crepaldi, 62enne di Adria dipendente «Coimpo». Gianni Pagnin e Mauro Luise hanno ottenuto la revoca degli arresti domiciliari. Messe davanti alla decisione del giudice di subordinare la sospensione della pena al pagamento del risarcimento, al momento non ancora definito, le difese dei tre rinviati a giudizio hanno optato per il processo.
L’ipotesi accusatoria è che i sei abbiano dato vita a traffici illeciti di rifiuti dal 2010 al 2014 e, in misura più ridotta, fino all’estate 2016 quando la produzione alla «Coimpo» s’è fermata definitivamente. Dal 2010 al 2014 si sarebbero «volatilizzate» oltre 150.000 tonnellate di fanghi (pari a circa seimila camion di rifiuti) miscelati tra loro in maniera non conforme alla legge.
L’accusa per le attività di «Coimpo» e «Agribiofert» è stata portata avanti nei confronti di 28 altri indagati in un filone parallelo della Dda di Venezia. Le indagini sono chiuse e si attende la fissazione dell’udienza preliminare.
Questo filone si riunirà, a Rovigo, al procedimento per il quale ieri ci sono stati tre rinvii a giudizio. Di traffico illecito di rifiuti, in concorso coi sei ex vertici «Coimpo» e «Agribiofert» sono chiamati a rispondere gli adriesi Daniele Bellettato e Francesco Crepaldi, Michele Fiore di Ferrara, Gianfranco Tescaro e Giulio Bisco di Adria e il padovano Andrea Gattolin di Este. Quest’ultimo, assieme ai tecnici di laboratorio Carlo Gioachin di Monselice (Padova), Tiziano Bonato di San Martino di Venezze, Jonathan Sozzi di Fiorenzuola d’Arda (Piacenza), Giorgio Sichel di Pontenure (Piacenza) e Fabio Cella di Piacenza sono accusati di falsità ideologica ovvero di aver favorito «Coimpo» e «Agribiofert» con rapporti non veritieri sulla composizione chimica dei fanghi.
Di gestione non autorizzata di rifiuti sono accusati i proprietari di terreni agricoli che avrebbero ricevuto i fanghi usciti dallo stabilimento di Ca’ Emo: Luigi e Manuele Marchetti di Villadose, Gianni Paccagnella di Adria, Marco Perazzolo di Verona, Marco Giuriolo di Rovigo, Alessandro Salutini e Felicino Del Carlo di Porcari (Lucca) e Andrea Casella di Capannori (Lucca).
Stessa accusa per chi ha trasportato i fanghi coi camion: i padovani Massimiliano Nazzari e Tania Paolin di Noventa Padovana, Andrea Bondesan di Bagnoli di Sopra e Renzo Saccon di San Martino di Lupari. Con loro i vicentini Giuseppe, Alessandro, Elio e Gabriele Bernardi di Rossano Veneto, Claudio Riva di Malo.
A giudizio Con gli adriesi Mauro Luise e Mario Crepaldi a Rovigo in dibattimento Gianni Pagnin
Altri nei guai In indagini parallele coinvolte 28 persone tra cui polesani, padovani, vicentini e un veronese