Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
QUELLA RIFORMA DA SALVARE
Una delle prime cose che Luigi Di Maio dovrebbe fare, nella sua veste di superministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, è guardare con attenzione il report di Veneto Lavoro pubblicato giusto nelle ore della nascita del governo. Sì, perché se le rilevazioni dell’Istat mostrano un Paese che ha davvero lasciato alle spalle la Grande Crisi (22,3 milioni di occupati, mai così tanti dal 1977), i dati provenienti dal Veneto sono da record assoluto. Nel primo trimestre del 2018 in regione sono stati creati 53.200 nuovi posti di lavoro. Una crescita che ha coinvolto tutti i settori (perfino le costruzioni) e che ha interessato sia gli over 55 (più 30 per cento) sia gli under 30 (più 18 per cento). Il bello, poi, è che tornano a crescere anche i contratti a tempo indeterminato (più 10.530). Non sono risultati che nascono dal caso. Evidentemente le politiche del lavoro, dagli incentivi per le assunzioni al tanto discusso Jobs Act, un impatto positivo sul mercato lo hanno prodotto. Certo, la strada è ancora lunga, specie se si vuole porre un argine all’avanzata del precariato e intervenire sul versante della (buona) occupazione giovanile. Ma questi dati costituiscono un patrimonio che non può essere gettato al vento. Anzi, devono rappresentare la base per la (ri)partenza. Il vero nocciolo della questione, tuttavia, è un altro. E qui il caso Veneto diventa assolutamente esemplare. Le imprese nordestine, di ogni settore e grandezza, hanno cambiato pelle, puntando su innovazione e internazionalizzazione.
La nomina di Lorenzo Fontana a ministro della Famiglia e per le Disabilità riaccende, a Palazzo Barbieri, il problema dei doppi incarichi, ossia della presenza di ben 4 leader politici sia a Palazzo Barbieri (2 in giunta e 2 in consiglio) che in Parlamento. Il problema più rilevante (e l’unico destinato a risolversi in breve tempo) è proprio quello di Fontana, leghista, vicepresidente della Camera ma anche vicesindaco in carica. Chi sarà il suo successore? Gli aspiranti sono due: Enrico Corsi, sostenuto dal direttivo provinciale e da una robusta corrente interna al Carroccio, e Luca Zanotto, attuale assessore alla Mobilità e largamente preferito (tra i due) dal sindaco Federico Sboarina. A Corsi è stata offerta la carica di assessore, con le deleghe oggi detenute da Fontana ma l’interessato sembra decisamente perplesso e potrebbe non accettare. In quel caso si aprirebbe per la Lega il problema di trovare un altro nome da proporre per l’ingresso in giunta. Un incontro Sboarina-Lega è previsto nei prossimi giorni per cercare di trovare una quadra. Per gli altri doppi incarichi, invece, si prevedono tempi lunghi. Ciro Maschio (parlamentare e presidente del Consiglio comunale) non ha fretta di dimettersi e contratterà la partenza indicando alla sua successione un esponente di Fratelli d’Italia. Ancora più indefinita, poi, la scelta del capogruppo della Lega e neodeputato, Vito Comencini. Sicura invece la permanenza del senatore Stefano Bertacco anche nell’incarico di assessore ai Servizi Sociali.