Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
I figli di Irene e Laura ora sono «fratelli»
Irene e Laura di Padova, sono mamme e sono una coppia. Hanno scelto la gravidanza in contemporanea tramite gpa. Ora il Comune di Padova ha riconosciuti i bimbi fratelli e loro madri legali.
Erano convinti che lei avesse fatto i loro nomi quando la dirigenza scolastica indagava su alcuni disordini avvenuti tra i banchi di scuola e hanno deciso di escluderla dal gruppo Whatsapp di classe. In quella stessa chat l’hanno denigrata e minacciata finché lei è venuta a sapere tutto da un’amica. Grazie alla sua segnalazione alle forze dell’ordine quattro cyberbulli veneziani di 14 e 15 anni, oltre a essere stati sospesi da scuola 15 giorni a testa, hanno ricevuto un ammonimento del questore di Venezia. Un provvedimento, questo, che è stato introdotto nel 2017 proprio per tutelare le vittime minorenni di cyberbullismo. Una sorta di cartellino giallo che invita i bulli a smettere prima che scatti una denuncia. È la prima volta che viene emesso in provincia di Venezia e tra le prime applicazioni a livello nazionale. «Questo tipo di provvedimento ha un carattere preventivo e rieducativo – spiega Giovanni Olmi, vice dirigente della divisione polizia anticrimine di Venezia -. Può colpire solo gli over 14 che non hanno ancora compiuto la maggiore età e che hanno messo in atto azioni di cyberbullismo nei confronti di un altro minore». Esattamente ciò che hanno fatto gli studenti di un istituto del centro storico. Un mese fa, la scuola ha avviato un’indagine interna su alcuni disordini in classe. La dirigenza scolastica ha convocato uno a uno gli studenti, tra i quali la compagna dei ragazzi che ha origini straniere. I quattro bulli sostenevano che la giovane avesse fatto la spia, perciò hanno deciso di cacciarla dal gruppo Whatsapp. Da quel momento sono cominciati gli insulti. Offese che, con il passare dei giorni, hanno lasciato spazio alle minacce. La situazione cominciava a farsi pericolosa, tanto che una ragazzina che faceva parte del gruppo ha raccontato tutto alla vittima. Quest’ultima, intimorita, ha deciso di dirlo ai genitori che hanno chiesto un incontro al preside. «Due settimane fa il dirigente scolastico con la studentessa e la sua famiglia si è presentato al comando – spiega il capitano Savino Capodivento, comandante dei carabinieri della compagnia di Venezia -. C’è stata una risposta veloce: sono stati sentiti altri compagni e sono stati acquisiti i messaggi sia scritti che vocali». La vittima, insieme ai genitori, ha deciso di non denunciare i bulli. ( e.bir.)