Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Bestemmie sul lavoro? Il Veneto non c’entra, qui è maleducazi­one»

- Alessandro Macciò

Il datore di lavoro bestemmia troppo. E l’operaio si rivolge alla Cgil per mettergli la museruola. La storia arriva da una piccola azienda in zona Conegliano e fa discutere, anche perché i rapporti tra titolare e dipendenti sono buoni: stipendi regolari, orari rispettati, sicurezza garantita. Ma l’operaio è cattolico praticante e le espression­i blasfeme non gli vanno proprio giù. Nicola Atalmi, il delegato della Cgil che ha raccolto la denuncia, cerca di sminuire: «In certe realtà la bestemmia è considerat­a uno strumento di linguaggio, comunque parlerò col titolare per chiedergli di contenersi». «Questo caso fa notizia perché la gente è migliorata e oggi si bestemmia meno - commenta Vendemiano Sartor, presidente di Confartigi­anato Marca trevigiana -. È la dimostrazi­one che il mondo del lavoro si è evoluto non solo sotto l’aspetto tecnico ma anche in quanto ai comportame­nti. È un po’ come il fumo di sigaretta nei locali pubblici: una volta era scontato, oggi dà fastidio». Fabio Chies, sindaco di Conegliano, è sulla stessa lunghezza d’onda: «La bestemmia è diventata anacronist­ica, il mondo del lavoro ha cambiato stile. Capisco il lavoratore ma forse rivolgersi al sindacato è eccessivo, sono cose che si risolvono parlando».

Oliviero

Toscani, il fotografo di

Benetton che definì «ubriaconi» i veneti, non si scompone: «In questo caso il Veneto non c’entra, le persone maleducate sono dappertutt­o ed episodi come questo darebbero fastidio a chiunque». Di sicuro in Veneto il tema è molto dibattuto: Isacco Turina, ricercator­e veronese di Sociologia dei processi culturali all’Università di Bologna, alla bestemmia ha dedicato pure una tesi di laurea. E Devi Sacchetto, docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro all’Università di Padova, allarga il discorso: «L’insofferen­za alle bestemmie non va sottovalut­ata e contrasta con tutto ciò che si legge sui social. Siamo davanti a una sensibilit­à che si infrange contro l’onda montante di un linguaggio sempre più aggressivo».

Se in fabbrica vola qualche parola grossa, sui campi da calcio «le espulsioni per bestemmie fioccano - assicura Giampietro Piccoli, delegato provincial­e della Fgic Padova -. Nelle partite tra adulti gli arbitri tendono a chiudere un occhio per evitare tensioni, e spesso le bestemmie arrivano dopo un’espulsione contestata. In quelle tra giovani invece il rosso è immediato e serve a educarli: qualche anno fa una partita degli Allievi fu sospesa perché tutti bestemmiav­ano e non era rimasta abbastanza gente in campo».

Sartor È come il fumo nei bar: una volta era scontato, oggi è raro e dà fastidio

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy