Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Bestemmie sul lavoro? Il Veneto non c’entra, qui è maleducazione»
Il datore di lavoro bestemmia troppo. E l’operaio si rivolge alla Cgil per mettergli la museruola. La storia arriva da una piccola azienda in zona Conegliano e fa discutere, anche perché i rapporti tra titolare e dipendenti sono buoni: stipendi regolari, orari rispettati, sicurezza garantita. Ma l’operaio è cattolico praticante e le espressioni blasfeme non gli vanno proprio giù. Nicola Atalmi, il delegato della Cgil che ha raccolto la denuncia, cerca di sminuire: «In certe realtà la bestemmia è considerata uno strumento di linguaggio, comunque parlerò col titolare per chiedergli di contenersi». «Questo caso fa notizia perché la gente è migliorata e oggi si bestemmia meno - commenta Vendemiano Sartor, presidente di Confartigianato Marca trevigiana -. È la dimostrazione che il mondo del lavoro si è evoluto non solo sotto l’aspetto tecnico ma anche in quanto ai comportamenti. È un po’ come il fumo di sigaretta nei locali pubblici: una volta era scontato, oggi dà fastidio». Fabio Chies, sindaco di Conegliano, è sulla stessa lunghezza d’onda: «La bestemmia è diventata anacronistica, il mondo del lavoro ha cambiato stile. Capisco il lavoratore ma forse rivolgersi al sindacato è eccessivo, sono cose che si risolvono parlando».
Oliviero
Toscani, il fotografo di
Benetton che definì «ubriaconi» i veneti, non si scompone: «In questo caso il Veneto non c’entra, le persone maleducate sono dappertutto ed episodi come questo darebbero fastidio a chiunque». Di sicuro in Veneto il tema è molto dibattuto: Isacco Turina, ricercatore veronese di Sociologia dei processi culturali all’Università di Bologna, alla bestemmia ha dedicato pure una tesi di laurea. E Devi Sacchetto, docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro all’Università di Padova, allarga il discorso: «L’insofferenza alle bestemmie non va sottovalutata e contrasta con tutto ciò che si legge sui social. Siamo davanti a una sensibilità che si infrange contro l’onda montante di un linguaggio sempre più aggressivo».
Se in fabbrica vola qualche parola grossa, sui campi da calcio «le espulsioni per bestemmie fioccano - assicura Giampietro Piccoli, delegato provinciale della Fgic Padova -. Nelle partite tra adulti gli arbitri tendono a chiudere un occhio per evitare tensioni, e spesso le bestemmie arrivano dopo un’espulsione contestata. In quelle tra giovani invece il rosso è immediato e serve a educarli: qualche anno fa una partita degli Allievi fu sospesa perché tutti bestemmiavano e non era rimasta abbastanza gente in campo».
Sartor È come il fumo nei bar: una volta era scontato, oggi è raro e dà fastidio