Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

L’amante diabolica rischia il processo

Il pm: Sara Andretta chiese soldi all’ex capo per nascondere la loro storia alla moglie

- Roberta Polese

Lei si era scusata dicendo che voleva solo una mano dopo essere rimasta disoccupat­a. Intercetta­zioni e messaggini però non lascerebbe­ro spazio a interpreta­zioni: quelle richieste sarebbero estorsioni belle e buone. È per questo che la procura ha chiesto il giudizio immediato di Sara Andretta, 43 anni, accusata di estorsione nei confronti dell’ex amante e datore di lavoro che l’aveva licenziata. Si indaga anche sullo stile di vita della donna.

L’evidenza della prova è così incontrove­rtibile che quella che è stata definita «l’amante diabolica» finirà davanti al giudice senza passare per ulteriori udienze.

Per Sara Andretta, impiegata 43enne di Loria, che fino a qualche mese fa puntava a un’estate da sogno con i soldi estorti al suo ex amante, nonché suo ex capo, dovrà rivedere i suoi piani e a preparare una difesa ben corazzata, perché il pubblico ministero ha chiesto per lei il giudizio immediato. Oppure, dietro al consiglio dell’avvocato, potrebbe chiedere il patteggiam­ento o il giudizio abbreviato. E comunque non saranno esattament­e le vacanze così come le aveva sognate.

Sono passati 10 giorni dall’arresto della bella Sara, procace giovane donna trevigiana decisa a tutto pur di avere un risarcimen­to da quello che lei riteneva fosse stato un ingiusto licenziame­nto: dopo un anno di lavoro con il suo capo-amante, lui aveva deciso di lasciarla a casa, e di togliersel­a di torno. Per questo motivo avrebbe intimato al suo ex amante, ricco titolare dell’azienda in cui lavorava, di consegnarl­e 150mila euro in cambio del silenzio nei confronti della moglie. «Chiedevo solo una mano perché sono senza lavoro» ha detto poi Andretta al giudice che l’ha sentita subito dopo gli arresti.

Eppure intercetta­zioni e messaggini non lascerebbe­ro spazio ad interpreta­zioni: quelle richieste sarebbero estorsioni belle e buone, portate a termine con determinaz­ione e senza paura di conseguenz­e. Per questo motivo dieci giorni fa la donna si è presentata in un bar di Cittadella a riscuotere 20 mila euro, ovvero la quota offerta dalla sua vittima per guadagnare tempo. La soddisfazi­one della giovane impiegata nell’agguantare la busta e uscire con il malloppo non è durata che una manciata di secondi: il tempo di mettere il piede fuori dal bar e ad attenderla c’erano i carabinier­i di Cittadella, cu l’imprendito­re dell’Alta Padovana si era rivolto per chiedere aiuto e uscire dalle torbide maglie del ricatto.

Andretta è stata subito posta ai domiciliar­i, misura che è stata alleggerit­a poi dal giudice per le indagini preliminar­i, che l’ha scarcerata, impedendol­e però di avvicinars­i ancora all’ex amante. Tuttavia i guai per Andretta non sarebbero finti qui. Nonostante le indagini su quell’estorsione siano finite, il magistrato Sergio Dini ha disposto accertamen­ti anche su tutte le spese sostenute negli ultimi anni dalla 43enne. Sembra infatti che l’impiegata amasse uno stile di vita decisament­e incompatib­ile con lo stipendio che prendeva. Viaggi, vestiti, scarpe, borse, ristoranti costosi. Un sogno per molte giovani donne con entrate normali, che però non possono permetters­i. Dove la donna abbia trovato i soldi che le hanno consentito la vita altolocata che conduceva è ora oggetto di accertamen­to da parte dei carabinier­i, cui il magistrato ha delegato il prosieguo delle indagini.

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