Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
L’amante diabolica rischia il processo
Il pm: Sara Andretta chiese soldi all’ex capo per nascondere la loro storia alla moglie
Lei si era scusata dicendo che voleva solo una mano dopo essere rimasta disoccupata. Intercettazioni e messaggini però non lascerebbero spazio a interpretazioni: quelle richieste sarebbero estorsioni belle e buone. È per questo che la procura ha chiesto il giudizio immediato di Sara Andretta, 43 anni, accusata di estorsione nei confronti dell’ex amante e datore di lavoro che l’aveva licenziata. Si indaga anche sullo stile di vita della donna.
L’evidenza della prova è così incontrovertibile che quella che è stata definita «l’amante diabolica» finirà davanti al giudice senza passare per ulteriori udienze.
Per Sara Andretta, impiegata 43enne di Loria, che fino a qualche mese fa puntava a un’estate da sogno con i soldi estorti al suo ex amante, nonché suo ex capo, dovrà rivedere i suoi piani e a preparare una difesa ben corazzata, perché il pubblico ministero ha chiesto per lei il giudizio immediato. Oppure, dietro al consiglio dell’avvocato, potrebbe chiedere il patteggiamento o il giudizio abbreviato. E comunque non saranno esattamente le vacanze così come le aveva sognate.
Sono passati 10 giorni dall’arresto della bella Sara, procace giovane donna trevigiana decisa a tutto pur di avere un risarcimento da quello che lei riteneva fosse stato un ingiusto licenziamento: dopo un anno di lavoro con il suo capo-amante, lui aveva deciso di lasciarla a casa, e di togliersela di torno. Per questo motivo avrebbe intimato al suo ex amante, ricco titolare dell’azienda in cui lavorava, di consegnarle 150mila euro in cambio del silenzio nei confronti della moglie. «Chiedevo solo una mano perché sono senza lavoro» ha detto poi Andretta al giudice che l’ha sentita subito dopo gli arresti.
Eppure intercettazioni e messaggini non lascerebbero spazio ad interpretazioni: quelle richieste sarebbero estorsioni belle e buone, portate a termine con determinazione e senza paura di conseguenze. Per questo motivo dieci giorni fa la donna si è presentata in un bar di Cittadella a riscuotere 20 mila euro, ovvero la quota offerta dalla sua vittima per guadagnare tempo. La soddisfazione della giovane impiegata nell’agguantare la busta e uscire con il malloppo non è durata che una manciata di secondi: il tempo di mettere il piede fuori dal bar e ad attenderla c’erano i carabinieri di Cittadella, cu l’imprenditore dell’Alta Padovana si era rivolto per chiedere aiuto e uscire dalle torbide maglie del ricatto.
Andretta è stata subito posta ai domiciliari, misura che è stata alleggerita poi dal giudice per le indagini preliminari, che l’ha scarcerata, impedendole però di avvicinarsi ancora all’ex amante. Tuttavia i guai per Andretta non sarebbero finti qui. Nonostante le indagini su quell’estorsione siano finite, il magistrato Sergio Dini ha disposto accertamenti anche su tutte le spese sostenute negli ultimi anni dalla 43enne. Sembra infatti che l’impiegata amasse uno stile di vita decisamente incompatibile con lo stipendio che prendeva. Viaggi, vestiti, scarpe, borse, ristoranti costosi. Un sogno per molte giovani donne con entrate normali, che però non possono permettersi. Dove la donna abbia trovato i soldi che le hanno consentito la vita altolocata che conduceva è ora oggetto di accertamento da parte dei carabinieri, cui il magistrato ha delegato il prosieguo delle indagini.