Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Sul tir dalla Grecia, profugo trovato morto in autostrada
Venezia, un africano di 35 anni trovato nel cassone di un camion greco. La Caritas: «Altro che pacchia»
La Polstrada lo ha trovato ieri mattina, raggomito- lato nel cassone porta oggetti esterno di un tir, sulla A57, al confine fra le province di Ve- nezia e Treviso. E’ morto così un nordafricano di 35 anni, salito sul camion in Grecia, nel tentativo di raggiungere la Germania.
Lo hanno trovato raggomitolato dentro al cassone porta oggetti esterno, il baule di alluminio appeso sul lato del camion, tra le ruote anteriori e quelle posteriori del rimorchio. È morto lì, dentro quella trappola lunga un metro e mezzo, in un momento imprecisato durante la traversata che dalla Grecia lo avrebbe fatto arrivare fino in Germania assieme ad un carico di angurie. A scoprirlo, ieri mattina lungo la A57, gli agenti della polizia stradale e i tecnici della Motorizzazione civile, che durante un controllo di routine si sono convinti ad aprire il vano metallico perché allertati dall’odore pungente che usciva dal portello. Quello che si è parato loro di fronte è stato uno spettacolo straziante: il corpo dell’uomo, ripiegato su se stesso, mostrava già i segni del caldo, tanto che solo i controlli dei sanitari sono poi riusciti a identificarlo come uno straniero di origini nordafricane, sui 35 anni. Di più non si poteva sapere: addosso non aveva documenti, a conferma di un tentativo clandestino di raggiungere il centro Europa.
Proprio come successo a Zaher Rezai, il 18enne afghano che nel 2008 aveva tentato di superare il confine legato al semiasse di un tir e che è rimasto stritolato poco fuori Mestre, ucciso dalle ruote che lo nascondevano. Un dramma rievocato anche da Gianluca Trabucco di «Liberi e Uguali», che ha commentato l’accaduto sottolineando la necessità di vigilare per i diritti umani dei migranti: «È difficile immaginare oggi che il nostro Paese possa dotarsi di politiche strategiche di integrazione. Chi decide di emigrare lo fa spinto dal desiderio di un’esistenza migliore, mettendo in conto di poter perdere la propria stessa vita. Esattamente il contrario di ciò che l’attuale ministro dell’Interno definisce “una pacchia”». Nei dieci anni che separano la tragedia di Rezai e quella del ragazzo ritrovato ieri, i militari della Guardia di Finanza al porto di Fusina si sono abituati a cercare in ogni anfratto dei camion che arrivano dai traghetti internazionali — nei vani secondari, sotto i rimorchi, negli interstizi tra i container e i pallet, dove lo scorso inverno hanno scoperto oltre dieci persone — ma verificare ogni mezzo è impossibile.
Oltre la barriera d’ingresso dell’autostrada, in direzione Trieste dopo la tangenziale di Mestre, c’era però tutto il tempo per un controllo approfondito: il centro mobile della Motorizzazione sceglie spesso la piazzola laterale per la pesa dei camion e così è successo anche ieri. Quando nel porta attrezzi è stato trovato il cadavere, però, la palla è passata alla Squadra mobile di Treviso (il casello è nel territorio di Mogliano), che ha subito sequestrato il tir e interrogato il conducente, un 58enne greco, sconvolto dall’accaduto; al momento non sarebbero emerse responsabilità a suo carico. La polizia ha ricostruito il percorso del mezzo, imbarcato al porto di Patrasso, in Grecia, nella tarda serata del 4 giugno e giunto a Venezia ieri mattina. La Procura ha aperto un fascicolo, ma per ora non ci sono ipotesi di reato: si prevede un’iscrizione per «atti relativi» al decesso. Il magistrato di turno, Giulio Caprarola, ha già disposto che sul corpo venga effettuato un esame esterno. «Ma non escludiamo di dover procedere con l’autopsia — spiega il procuratore di Treviso, Michele Dalla Costa — potrebbe rendersi necessaria soprattutto per stabilire l’epoca della morte. Le alte temperature di questo periodo rischiano di falsare la prima valutazione sul posto».
«E’ un dramma emblematico della disperazione — dice don Marino Callegari, coordinatore veneto della Caritas — le parole di Salvini parlano solo alla pancia della gente, ma la realtà di tutti i giorni è questa. Il ministro non vuole i migranti economici ma solo quelli fuggiti dalla guerra? E la povertà non è la peggiore delle guerre?». «Ecco la pacchia di cui parla il responsabile dell’Interno: migranti che muoiono cercando una nuova vita — riflette Piero Ruzzante, consigliere regionale di Leu —. Il governo affronti il problema nella sua globalità, anche demografica».