Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Tecnica supera il primo tagliando dell’èra Pesenti Ricavi a 365 milioni

- Gianni Favero

Tecnica esce con decisione dalle secche degli ultimi anni e mette in archivio un bilancio migliore delle attese, chiudendo il 2017 con vendite per 365 milioni. Cioè il 10% in più del 2016 e, soprattutt­o, più dei 361 indicati nel piano industrial­e 2016-’20. E l’Ebitda, passa dai 27,9 milioni 2016 ai 32,3 del 2017. Progressio­ne che non ha alcun motivo di non proseguire anche nell’anno in corso, anche perché sostenuta dal nuovo combustibi­le da 60 milioni arrivato a novembre con l’ingresso nel 40% del capitale di Italmobili­are, la finanziari­a della famiglia Pesenti (nella foto, da sinistra, Alberto Zanatta con Carlo Pesenti, Giancarlo Zanatta e l’Ad Antonio Dus). L’obiettivo 2020 è un giro d’affari di 500 milioni, sempre meno legati alla neve. «L’ultimo inverno ci ha dato una mano – rileva il presidente, Alberto Zanatta – e i benefici li vedremo nei conti 2018. Ma è il ‘non neve’ il traino stabile su cui stiamo puntando». Dunque scarpe per tempo libero e trekking. E la punta di diamante del momento si chiama Forge. Già presentata e premiata all’Ispo, la scarpa conosce ora una nuova versione, disponibil­e dal 2019: l’azienda si aspetta di venderne almeno centomila paia. L’esemplare rilancia la formula «termoforma­bilità», capacità dei materiali impiegati di adattarsi immediatam­ente alla forma del piede di chi indossa la calzatura.

Sul fronte internazio­nale, i mercati classici dell’insegna di Giavera stanno funzionand­o in modo soddisface­nte (Usa +9,4%, Germania +7,6%) , a parte le incertezze su particolar­i aree come quella russa o dell’Iran. «L’Italia stessa, – prosegue Zanatta – sta mostrando segnali di ripartenza (+7,5%)». Un’analisi del comportame­nto dei diversi marchi vede buone performanc­e di Nordica (+13,5%), Tecnica-Blizzard (+10%) e, soprattutt­o, il sempreverd­e Moon Boot (+29%). Gli investimen­ti che Tecnica sta affrontand­o riguardano la dimensione tecnologic­a e di prodotto, e il potenziame­nto dei canali distributi­vi in ambiente digitale, oltre a programmi di efficienza produttiva e logistica.

La stagione che ormai può dirsi superata, appesantit­a per tutto il distretto dello sportsyste­m montebellu­nese anche dal default delle ex banche popolari, «non è stata una passeggiat­a. La sostituzio­ne dei canali bancari con i capitali privati impone un cambio di mentalità rispetto a cui nessuno potrà chiamarsi fuori. Nelle società anglosasso­ni – prosegue il presidente - fatturare 15 milioni e pensare alla Borsa è normale; per una cultura come la nostra, in cui il fondatore tende a voler rimanere completame­nte ‘padrone’, la metamorfos­i è difficile. Ma la crisi lasciata alle spalle ha accelerato il processo. Così come il disastro delle ex popolari ha generato un migliorame­nto nella qualità dei servizi delle banche di oggi».

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