Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Padova Tre, annullati i sequestri a Borile

La Cassazione ha accolto il ricorso degli ex vertici della società dei rifiuti

- Roberta Polese

Padova Tre, sequestri annullati. L’ennesimo round dell’inchiesta sulla società fallita che doveva occuparsi della gestione dei rifiuti nella Bassa Padovana riguarda un provvedime­nto emesso dal Gip di Rovigo su richiesta della Procura lo scorso 28 marzo, che sigillava 3,3 milioni di euro a carico di Simone Borile e Stefano Chinaglia, rispettiva­mente direttore e presidente della spa con sede a Este.

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso fatto da Matteo Conz e Giorgio Gargiulo, legali dei due indagati, e ha disposto l’annullamen­to del sequestro con rinvio degli atti al tribunale di Rovigo, affinché venga ridetermin­ato il valore attribuibi­le alla presunta truffa. Ora si attendono le motivazion­i della Suprema Corte, intanto però già da oggi i legali si stanno muovendo affinché ai due protagonis­ti della vicenda vengano restituiti quanto prima i beni.

A fine marzo i sigilli erano stati posti al 50% della casa di montagna di Simone Borile a Cinte Tesino (Trento), la stessa casa su cui, secondo gli inquirenti, erano stati effettuati lavori di ristruttur­azione a spese della società Padova Tre, e il 50% della casa della famiglia Borile a Battaglia Terme. Sotto sequestro finì anche il 25% delle quote della Lapis Srl di Monselice, società ancora attiva nel settore della concession­e di beni immobili, riconducib­ile a Simone Borile, nonché un appartamen­to a Piove di Sacco e due automobili, tutto intestato a Stefano Chinaglia.

L’inchiesta, da poco chiusa con dieci indagati per peculato, falso in atto pubblico, frode fiscale e truffa agli utenti, è stata condotta dal pubblico ministero Davide Nalin (poi finito nel sexy scandalo della scuola di formazione per magistrati, e rimosso dall’incarico), che dopo un travagliat­o iter fatto di ricorsi, era riuscito a ottenere dal gip di Rovigo i sequestri chiesti mesi prima. Il provvedime­nto mirava a sigillare i beni ai fini della conquista per una truffa, contestata dal pm, relativa al mancato versamento del Tap, tributo ambientale provincial­e, che Padova Tre doveva versare alla Provincia dopo averlo riscosso dalle bollette, e che non è mai stato liquidato. I legali hanno fatto ricorso in Cassazione presentand­o vizi di procedura del tribunale di Rovigo, che evidenteme­nte sono stati accolti dagli Ermellini. In attesa che inizi il processo, sul fronte dei sequestri, la palla trona al tribunale che deve ridetermin­are l’entità della presunta truffa.

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