Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Derubava i pazienti, infermiera in cella
Almeno sei casi accertati, la donna narcotizzava gli anziani e usava il loro bancomat
Il caso che ha portato PADOVA in carcere Anca Viorica Petrehus, 33enne romena, infermiera dell’Azienda ospedaliera e dell’Oic, risale al 7 marzo scorso quando è stata pizzicata mentre usava il bancomat di uno suo paziente che aveva appena narcotizzato. Questi tre mesi di indagine però hanno messo in luce un comportamento seriale da parte della donna: le vittime, tutte anziane, sono almeno sei. In tutti i casi la donna ha usato narcotici a base di benzodiazepine.
A portare dietro le sbarre l’infermiera diabolica era stato lo scorso 7 marzo un suo passo falso. Quel giorno, senza sapere di essere seguita dai carabinieri di Abano Terme, Anca Viorica Petrehus, 33enne romena che vive a Padova, era andata a trovare un 78enne disabile ospite dell’Opera Immacolata Concezione alla Mandria, lo aveva narcotizzato, gli aveva rubato il bancomat ed era andata a prelevare a uno sportello non lontano dalla casa di riposo. In quell’occasione i militari l’avevano sorpresa in flagranza e le avevano messo le manette ai polsi.
Dopo tre mesi d’indagini il quadro accusatorio per la «Circe» degli ospedali si è ulteriormente aggravato. I bersagli? Principalmente persone a lei vicine, per lo più di una certa età, che si fidavano di lei e ai quali portava assistenza. Con la scusa di aiutarli e farseli amici, gli sottraeva le carte prepagate, intascandosi i soldi. Gli accertamenti hanno dimostrato come la donna fosse una rapinatrice seriale e che il modus operandi per derubare il 78enne era lo stesso utilizzato in numerosi episodi a partire dall’estate di un anno fa. L’infermiera aveva già tentato di sottrarre il bancomat all’anziano in altre tre occasioni, senza mai riuscire a prelevare il denaro solo per un temporaneo malfunzionamento dello sportello adiacente la casa di riposo.
Le telecamere nascoste dai militari hanno mostrato come la 33enne avesse anche scambiato un bicchiere d’acqua con un altro pieno di benzodiazepine, farmaci utilizzati per addormentare l’anziano e agire indisturbata. Grazie ai controlli effettuati sulla carta Postepay della donna è stato possibile ricostruite altri sei episodi dal settembre 2017 al febbraio 2018. In un caso la malvivente aveva rubato una carta ricaricabile a un negoziante padovano e si era accreditata duemila euro. Anche in questa occasione era riuscita a farselo amico e a trovare il codice pin.
Poi aveva circuito un’altra anziana, la 72enne vicina di casa con cui era particolarmente in confidenza, riuscendo a prelevarle dal conto a sua insaputa 2.800 euro. Approfittando dell’amicizia e dei frequenti aiuti in casa, aveva notato che la donna teneva il bancomat e il pin in una borsetta appoggiata alla porta del salotto. Una sera, mentre il compagno della vittima era fuori per lavoro, con la scusa di mangiare un gelato insieme, era riuscita ad appropriarsi della carta e aveva eseguito i prelievi. Non contenta ha anche fatto passare come accidentale la perdita della tessera. Quando l’amica le ha raccontato del bancomat sparito lei l’ha ingannata con un semplice «Ma no, è qui», raccogliendo la tessera da terra dopo averla nascosta.
La «Circe degli ospedali» nei mesi precedenti aveva colpito anche all’ospedale di Padova quando a febbraio ha rubato due carte di credito a una padovana di 63 anni che era in attesa di un intervento chirurgico. Approfittando della sua posizione di infermiera dell’azienda ospedaliera (che poi l’ha subito licenziata), aveva anche sottratto tre ricettari con timbri di diversi medici, siringhe, guanti, oltre a boccette di farmaci sedativi e ansiolitici per addormentare le sue vittime. A dicembre, l’ennesimo bersaglio della 33enne, è stato un 54enne padovano attirato in casa con una scusa banale e al quale la donna ha somministrato una bevanda a cui aveva aggiunto degli ansiolitici. L’uomo si è assopito e l’infermiera è riuscita a impossessarsi del bancomat con annesso codice e aveva prelevato 250 euro, salvo poi rimettere tutto al suo posto perché l’uomo non si accorgesse di nulla. Alla donna che è già in carcere a Verona è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale patavino Cristina Cavaggion e ora la sua posizione si è decisamente aggravata.