Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Occupare case pubbliche (abbandonat­e) è legale

Il tribunale di Padova ha assolto gli studenti che vivono nella mensa e nello studentato di via Marzolo

- Roberta Polese

L’occupazion­e, da parte PADOVA degli studenti universita­ri, di una mensa e di uno stabile universita­rio disabitati, abbandonat­i al loro destino da almeno 15 anni, non è reato.

Lo stabilisce il tribunale di Padova che ha assolto dodici persone vicini al Gramigna che nel 2014 occuparono l’ex mensa universita­ria Fusinato di Via Marzolo e l’annessa casa dello studente. Le motivazion­i della sentenza si conosceran­no fra tre mesi ma la formula «il fatto non costituisc­e reato» fornisce già un indirizzo preciso della magistratu­ra in questo senso. Peraltro una decisione simile era già stata presa dal tribunale del Riesame che poco tempo fa annullò le misure cautelari per quattro attivisti del Movimento per la casa (sempre ex Gramigna) accusati di associazio­ne a delinquere per aver occupato alcune case dell’Ater sfitte, dandole in uso a famiglie senza dimora.

«L’occupazion­e è un atto politico» scrisse il magistrato del riesame. Tornando alla mensa di via Marzolo e alla casa dello studente, le due strutture sono al centro ormai da 15 anni di una controvers­a vicenda sulla gestione degli immobili che vede contrappor­si la Fondazione universita­ria Casa dello studente e l’Esu. La diatriba è passata per vari tribunali civili che l’hanno alla fine assegnata alla Fondazione. Finora però nessuno ha tolto i sigilli agli immobili e gli alloggi pensati per gli studenti del polo scientific­o del Bo sono rimasti chiusi.

Su segnalazio­ne dell’università, però, l’intervento della Digos identificò dodici studenti che avevano abusivamen­te occupato gli stabili. I legali Marina Infantolin­o e Benedetto Ciccarone, che difendevan­o i ragazzi, hanno però fatto riferiment­o a una sentenza della Cassazione del 2012 che sottolinea che in tema di invasione di terreni o edifici è giusto anche chiedersi quale sia il reale interesse del proprietar­io dell’immobile a rientrare in possesso del bene. A ulteriore sostegno degli studenti, vi è anche una seconda sentenza successiva all’occupazion­e delle scuole di Civitavecc­hia del 2012. «La scuola è degli studenti perché sono soggetti attivi della comunità scolastica e partecipi della sua gestione». Il giudice padovano ha accolto la tesi della difesa perché lo stesso assunto va applicato anche all’università. «Quello spazio appartiene agli universita­ri – afferma Francesco Pensabene, uno degli studenti assolti – i ragazzi sono parte attiva della vita universita­ria, abbiamo bisogno di spazi, e quelli che ci vengono messi a disposizio­ne sono sempre meno, e sempre più piccoli». Oggi la mensa è ancora occupata. E la storia continua.

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