Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Occupare case pubbliche (abbandonate) è legale
Il tribunale di Padova ha assolto gli studenti che vivono nella mensa e nello studentato di via Marzolo
L’occupazione, da parte PADOVA degli studenti universitari, di una mensa e di uno stabile universitario disabitati, abbandonati al loro destino da almeno 15 anni, non è reato.
Lo stabilisce il tribunale di Padova che ha assolto dodici persone vicini al Gramigna che nel 2014 occuparono l’ex mensa universitaria Fusinato di Via Marzolo e l’annessa casa dello studente. Le motivazioni della sentenza si conosceranno fra tre mesi ma la formula «il fatto non costituisce reato» fornisce già un indirizzo preciso della magistratura in questo senso. Peraltro una decisione simile era già stata presa dal tribunale del Riesame che poco tempo fa annullò le misure cautelari per quattro attivisti del Movimento per la casa (sempre ex Gramigna) accusati di associazione a delinquere per aver occupato alcune case dell’Ater sfitte, dandole in uso a famiglie senza dimora.
«L’occupazione è un atto politico» scrisse il magistrato del riesame. Tornando alla mensa di via Marzolo e alla casa dello studente, le due strutture sono al centro ormai da 15 anni di una controversa vicenda sulla gestione degli immobili che vede contrapporsi la Fondazione universitaria Casa dello studente e l’Esu. La diatriba è passata per vari tribunali civili che l’hanno alla fine assegnata alla Fondazione. Finora però nessuno ha tolto i sigilli agli immobili e gli alloggi pensati per gli studenti del polo scientifico del Bo sono rimasti chiusi.
Su segnalazione dell’università, però, l’intervento della Digos identificò dodici studenti che avevano abusivamente occupato gli stabili. I legali Marina Infantolino e Benedetto Ciccarone, che difendevano i ragazzi, hanno però fatto riferimento a una sentenza della Cassazione del 2012 che sottolinea che in tema di invasione di terreni o edifici è giusto anche chiedersi quale sia il reale interesse del proprietario dell’immobile a rientrare in possesso del bene. A ulteriore sostegno degli studenti, vi è anche una seconda sentenza successiva all’occupazione delle scuole di Civitavecchia del 2012. «La scuola è degli studenti perché sono soggetti attivi della comunità scolastica e partecipi della sua gestione». Il giudice padovano ha accolto la tesi della difesa perché lo stesso assunto va applicato anche all’università. «Quello spazio appartiene agli universitari – afferma Francesco Pensabene, uno degli studenti assolti – i ragazzi sono parte attiva della vita universitaria, abbiamo bisogno di spazi, e quelli che ci vengono messi a disposizione sono sempre meno, e sempre più piccoli». Oggi la mensa è ancora occupata. E la storia continua.