Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Il marito ubriaco la riempie di botte Lei scappa in strada con il figliolett­o

Scene di violenza all’Arcella. È il secondo caso di aggression­e domestica in 48 ore

- R.Pol. - A.Pist.

L’ammoniment­o del questore non è bastato a placare la violenza degli uomini nei confronti delle donne e negli ultimi giorni si sono moltiplica­te le aggression­i tra le mura domestiche.

L’altra sera un 44enne di origine straniera ha minacciato la consorte con un coltello dopo averla picchiata. La donna è riuscita a fuggire dal coniuge, è scappata in strada gridando aiuto con il figliolett­o in braccio fino a quando non è arrivata una volante della polizia che pattugliav­a l’Arcella. L’uomo è finito in carcere con l’accusa di maltrattam­enti e minacce aggravate, anche perché si tratta della stessa persona che aveva massacrato di botte la compagna lo scorso 8 marzo dopo che era tornato ubriaco da una serata al bingo. Teatro degli eventi la casa dove la famiglia vive da tempo. La quiete è durata poco e l’altra sera il 44enne è rincasato di nuovo alticcio e si è accanito sulla moglie. Dopo averla presa per i capelli, l’ha colpita con pugni e schiaffi, ha preso un coltello e l’ha minacciata fino a quando gli agenti non l’hanno portato in carcere.

Per lo stesso motivo sabato è finito in manette Belhassen Ben Larbi, noto per aver sposato nel 2016 a 39 anni una pensionata di Este di 72 anni che faceva la volontaria in carcere (mentre lui era agli arresti). Il matrimonio tra i due è precipitat­o e l’uomo, cieco e con diversi precedenti per spaccio, negli ultimi mesi si è spesso accanito contro la convivente. I due si erano conosciuti nel ’96 dopo un viaggio in Tunisia poi lui aveva iniziato a frequentar­e il bar di lei fino al matrimonio. Sabato notte il nord africano è stato arrestato dai carabinier­i in via Bronzetti dopo che ha preso a pugni l’anziana. A salvarla dalla violenza del marito sono stati alcuni passanti. La donna è finita in pronto soccorso dove le hanno curato le ferite risultate guaribili in otto giorni. La violenza non serpeggia solo tra le mura domestiche.

Ieri mattina si è aperto il processo contro un infermiere di Padova accusato di aver cercato di approfitta­re di una collega negli spogliatoi del reparto Infettivi dell’ospedale. I fatti risalgono al 26 luglio del 2014 quando l’infermiera presentò una denuncia per quello che lei ha definito un vero e proprio agguato. L’infermiere, di 67 anni, al termine di un turno di straordina­rio vide la collega cambiarsi dentro allo spogliatoi­o che gli operatori usano per infilarsi i camici o rivestirsi dopo il lavoro. Stando alla denuncia l’uomo avrebbe approfitta­to della donna, che in quel momento aveva addosso poco o niente, con un abbraccio morboso da dietro, baciandola sul collo e sulla bocca. Il fascicolo, nelle mani dal pubblico ministero Emma Ferrero, ora è diventato un processo. L’uomo, difeso dal professor Giovanni Caruso, si trova a giudizio davanti al collegio. Ieri in aula ha parlato a lungo un infermiere che, pur non avendo assistito alla scena, si trovava in reparto proprio il giorno in cui è avvenuta la violenza, e che ha visto l’accusato uscire dall’ospedale dopo aver finito l’orario straordina­rio. La vittime di violenza però non sono soltanto donne: domenica sera una padovana di 24 anni residente a Chiesanuov­a ha lanciato i piatti di casa addosso al compagno colpevole di tradimento. La giovane è stata denunciata per disturbo alla quiete pubblica.

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