Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Bitonci: «Nessuna autonomia senza risorse adeguate»
Il sottosegretario all’Economia: stop all’Iva
Massimo Bitonci da sindaco (destituito) di Padova al ministero dell’Economia, da sottosegretario. Cioè una delle cariche più importanti del nuovo governo M5S-Lega. «Non ci accaniremo contro chi evade per sopravvivere afferma -. E sull’autonomia faremo seguire alle competenze risorse vere».
La flat tax che «si farà, tra quest’anno e l’anno prossimo». La lotta all’evasione, «dura ma senza perseguitare chi evade per sopravvivere». L’autonomia, con l’avvertimento che «se non ci saranno i soldi non arriveranno neppure le competenze». Massimo Bitonci sta lasciando Palazzo Chigi, dove ha appena giurato da sottosegretario all’Economia, destinazione via XX Settembre, sede del ministero retto da Giovanni Tria. «Le deleghe saranno ufficializzate solo domani (oggi, ndr.) - avverte - a me dovrebbe toccare quella al Fisco».
Dunque sarà al centro della «rivoluzione» annunciata da Matteo Salvini.
«Da commercialista, sono felice di mettere le mie competenze a servizio del governo».
Riuscirete ad evitare l’aumento dell’Iva e delle accise?
«Sì, è un impegno a cui terremo fede. Non vogliamo deprimere i consumi».
Occorrono 12 miliardi, dove pensate di trovarli?
«Con la pace fiscale: daremo modo ai contribuenti di chiudere rapidamente i loro contenziosi con il Fisco. Altri Stati l’hanno già fatto e ha funzionato bene (secondo la Lega il gettito dovrebbe essere di 35 miliardi quest’anno e di 25 miliardi il prossimo, ndr.)».
È un condono. «L’operazione è più complessa e si basa su una constatazione: più sono alte le tasse, più aumenta l’evasione. È la curva di Laffer, non lo dice Bitonci, lo diceva Regan: superata una certa soglia di pressione fiscale, le entrate per lo Stato calano. Trovo inaccettabile vivere in un Paese in cui l’imprenditore deve scegliere se pagare le tasse o pagare i suoi dipendenti».
Giustifica l’evasione?
«C’è evasione ed evasione. Quando la pressione fiscale è al 60% non ci si può accanire contro chi evade per sopravvivere, come accade ad artigiani, commercianti, a tanti piccoli imprenditori; il governo non li può perseguitare e non lo farà. Diverso è il caso dei grandi evasori, chi sottrae milioni al Fisco o fa delle fatture false il suo core business. In quel caso ci vogliono le manette, la galera».
Concentrarsi solo su questi ultimi non è un po’ limitativo?
«La lotta all’evasione si fa innanzitutto riducendo le tasse, rendendole più eque. Poi prevedendo deduzioni e detrazioni che incentivino il rilascio di scontrini e fatture. Quindi permettendo al contribuente di versare le imposte secondo la sua effettiva capacità fiscale, se necessario “contrattando” con l’erario. Via studi di settore e redditometri».
E contante libero per tutti. «La limitazione dell’uso dei contanti è un sistema molto oneroso che, specie in alcune zone d’Italia, non ha dato i risultati sperati».
Troverete il modo di far pagare anche le Big tech?
«È nel contratto di governo: chi fa soldi in Italia, paga le tasse in italia. Anche se li fa sul web».
Introdurrete la flat tax? Quando? In che termini?
«Ho giurato poche ore fa e ancora non ho messo piede al Mef... posso dirle che realizzeremo quanto scritto nel contratto di governo: flat tax per le imprese nel 2018 e per le persone fisiche nel 2019, con detrazioni, deduzioni e no tax area per rispettare il dettato costituzionale sulla progressività».
Con quali aliquote?
«Non azzardo numeri senza aver prima fatto i calcoli e studiato le varie ipotesi di copertura della manovra».
La flat tax per le imprese c’è già, con Ires e Iri al 24%.
«Non basta. Occorre una riforma complessiva che superi il “doppio binario” tra tassazione fiscale e civilistica, una sovrapposizione che porta a paradossi come quello per cui un’impresa con il bilancio in perdita a volte deve pagare comunque le tasse. E poi si deve semplificare la burocrazia erariale, che secondo la Cgia ci costa 5 miliardi l’anno».
Riscriverete il decreto banche?
«Il premier Conte ha già incontrato le associazioni dei risparmiatori. Il ristoro degli azionisti truffati è in cima alle priorità, io ho suggerito l’ipotesi di un recupero fiscale».
In Rete è stato scovato un video del 2014 in cui lei dice: «No all’Euro, si deve trovare un’altra soluzione». È al lavoro sul «Piano B»?
«C’è un altro video del 1975, avevo 10 anni, in cui dichiaro guerra alla Germania... Mi pare scorretto rilanciare certe dichiarazioni fuori contesto». Ha cambiato idea? «L’uscita dall’Euro è un’ipotesi ampiamente accantonata. Questo non esclude che si possa avviare una riflessione sull’Euro a Bruxelles. Lo dice Savona ma lo dice pure Cottarelli, in Italia non c’è un economista serio che non riconosca che la transizione dalla Lira all’Euro fu gestita in modo sconsiderato, con effetti distorsivi a tutto danno dell’Italia. I problemi sono ancora tutti lì, bisogna ragionare sull’Euro a due velocità. E non solo su questo».