Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Ma l’uomo della trattativa ha dubbi: «La legge delega può essere una trappola»
L’ex sottosegretario: esagerate le 23 materie
«La legge delega per l’autonomia del Veneto è un’idea. Non è detto che sia una buona idea perché presenta l’insidia dei decreti attuativi. Però può funzionare, a certe condizioni». Così l’onorevole dem Gianclaudio Bressa, che dal ministero degli Affari regionali, nella scorsa legislatura, ha condotto la prima pre-intesa quadro sull’autonomia tra Veneto e governo.
«La legge delega per l’autonomia del Veneto è un’idea. Non è detto che sia una buona idea perché presenta l’insidia dei decreti attuativi. Però può funzionare, a certe condizioni».
Dal dicastero agli Affari Regionali e col ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, l’onorevole dem Gianclaudio Bressa ha condotto la prima pre-intesa quadro tra governo a Regione del Veneto sull’autonomia su cinque materie basic per iniziare il percorso di Palazzo Balbi: Lavoro, Ambiente, Istruzione e Formazione, Rapporti con l’Unione Europea e Sanità. All’incontro col presidente Luca Zaia, il nuovo ministro leghista Erika Stefani ha invece aperto le porte a tutte le altre 23 competenze elencate dalla Costituzione che il governatore ha sempre rivendicato e ha sottoscritto anche il percorso individuato dal pool di esperti del presidente della giunta regionale: la legge delega. Una norma che non elenca punto per punto, competenza per competenza, euro per euro e non si avvita sul ruolo, il destino e i soldi per pagare il personale ma che disegna scenari cui daranno spessore i decreti attuativi. Il vantaggio è la velocità. Lo svantaggio, che i dettagli del corpo dell’autonomia diventino materia scivolosa, avverte Bressa. «La Legge delega è uno strumento possibile -riconosceApparentemente ha una semplificazione ma rischia di essere una complicazione. Bisogna vedere come la scrivono: se è asciutta, crea insidie perché lascia buchi, questioni non risolte e i decreti attuativi sono complicati. Oppure definisce prima quali sono i contenuti». La soluzione, suggerisce, sarebbe una commissione paritetica tra governo e Regione: «Se fossi in Zaia, non rinuncerei ad avere un luogo dove c’è un rapporto paritario tra Stato e Regione e dove si sviscerano e definiscono i dettagli».
Nessun commento sulle stoccate del governatore contro il «mood» del governo Pd sull’autonomia del Veneto («Appartiene alla polemica», alza le spalle Bressa) e invece sul ritorno in scena della rivendicazione di tutte e 23 le competenze elencate dall’articolo 117 della Costituzione e che il Veneto vuole sottrarre a Roma, c’è una trappola. «Ideologica: cosa se ne fa il Veneto della competenza sull’alimentazione? E siamo sicuri che dopo quanto successo con le banche venete, quella sugli istituti di credito è una competenza che va regionalizzata? – chiede Bressa – È un terreno ignoto e se posso dare un consiglio è di avviare la trattativa su alcune materie e, una volta individuate le modalità, se ne possono richiedere altre. Con Zaia ho parlato spesso della questione e gli ho detto proprio quello che ho appena ribadito: la richiesta di tutte e 23 le materi è solo ideologica e al Veneto porterebbe solo qualche problema in più. Come insegna il caso delle banche popolari».