Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Cinquantamila fedeli con il naso all’insù ma la pioggia non arriva: «Ecco un altro miracolo»
«Un grazie a Sant’Antonio che non ha fatto piovere». A pronunciare la frase che ha strappato l’ultimo applauso - insieme al ricordo per padre Poina - è stato padre Oliviero Svanera, rettore della basilica del Santo al termine della processione che ieri ha portato tra le vie della città quasi 50mila fedeli. Tutto è filato liscio, a cominciare dal tanto temuto maltempo.
Le uniche gocce sono scese verso le 18 quando il lungo serpentone ha iniziato a sfilare dalla Basilica verso via San Francesco. Le nuvole hanno ballato un valzer sopra le teste all’insù, con qualche tuono minaccioso che poi ha lasciato tutti in pace. Sono arrivati da ogni parte del mondo per vedere Antonio. Una settantina i gruppi che hanno sfilato insieme alle autorità: volontari della croce Rossa e Verde, bande di ogni Comune, donatori di sangue, artigiani, medici, reti culturali. I macellai della Pia Unione «Milite Immacolata», secondo un’antica tradizione, hanno portato a spalla la reliquia del mento, anticipati dall’arciconfraternita del Santo e dai paggi della Basilica. Hanno poi percorso le strade insieme il sindaco Sergio Giordani, il prefetto Renato Franceschelli, il questore Paolo Fassari, il comandante provinciale dei carabinieri Oreste Liporace, il comandante della guardia di finanza Paolo Dametto, il presidente della provincia Enoch Soranzo e diversi consiglieri comunali.
L’assenza di elezioni imminenti ha rasserenato il clima a differenza di un anno fa: nessun fischio, solo applausi, strette di mano, incoraggiamenti e tanti ringraziamenti. L’unico momento di tensione è stato quando un anziano ha litigato con un giovane volontario per una sciocchezza, subito tranquillizzato dai frati sul chiostro. Al termine della processione, dal palco allestito di fronte alla Basilica, è intervenuto (come di consueto) il sindaco di Padova. «Il messaggio di Sant’Antonio – ha esordito Sergio Giordani - è quanto mai attuale. E la festa di oggi rappresenta un’occasione per fermarsi un attimo a riflettere sul significato delle nostre scelte». Quindi, riferendosi alle recenti vicende di cronaca relative alla nave di migranti Aquarius, il primo cittadino ha ricordato: «Antonio ha rivendicato il valore dell’accoglienza e della tolleranza, condannando gli egoismi e l’indifferenza. Umile fra gli umili è stato salvato dai pescatori siciliani dal naufragio della sua imbarcazione, partita dalle coste del Marocco e travolta da una tempesta. E Padova lo ha accolto con gioia e ha ascoltato la sua parola». Infine, il sindaco ha concluso: «Antonio ci ricorda il valore della solidarietà che, nella nostra città, vanta una lunga tradizione. Basti citare monsignor Giovanni Nervo, fondatore della Caritas, don Luigi Mazzucato, primo direttore del Cuamm e padre Placido Cortese. Quest’ultimo era proprio un frate del Santo e, prima di essere trucidato dai nazisti, fu in grado di attivare una rete di salvataggio per centinaia di ebrei e prigionieri di guerra».