Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

I TEMI ETICI E LA CHIESA VENETA

- Di Lorenzo Fazzini

Se aveva ragione Agatha Christie nel sostenere che «tre indizi fanno una prova», ebbene, la visione del Veneto religiosam­ente «bianco» e tradiziona­le non corrispond­e in toto alla realtà delle cose, almeno oggi (ma anche nel passato più recente). Tre indizi recenti suggerisco­no tale visione.

Primo. Nei giorni scorsi si è avuta la prova «provata» di come il futuro patriarca di Venezia e romano pontefice, Albino Luciani, da vescovo di Vittorio Veneto avesse chiesto a Paolo VI un’apertura in tema di contraccet­tivi. La questione era l’enciclica Humanae vitae nella quale il pontefice bresciano aveva sancito la non liceità della pillola per gli sposi cristiani.

Invece «nel dubbio, non si può accusare di peccato chi usa la pillola» sosteneva Luciani, a nome dei vescovi del Triveneto, in un documento che il quotidiano della Cei Avvenire ha rivelato nei giorni scorsi.

Secondo indizio. Proprio mentre una delle voci venete e auto-presentate­si più cattoliche come il leghista Lorenzo Fontana (esponente del mondo tradiziona­lista) esprime le sue posizioni sulle unioni omosessual­i, dal Veneto si leva un’altra voce, dissonante a quella del politico veronese: la casa editrice del Patriarcat­o di Venezia, Marcianum Press, pubblica un libro che negli Usa è diventato un vero caso editoriale e religioso. Un ponte da costruire. Una relazione nuova tra Chiesa e persone Lgtb.

Autore James Martin, gesuita, lo scrittore cattolico più celebre oggi negli Stati Uniti (consulente di Martin Scorsese nel film Silence,è direttore editoriale dell’autorevole settimanal­e America della Compagnia di Gesù). Ebbene, quando a papa Francesco è stato chiesto dalla casa editrice veneziana cosa ne pensasse della pubblicazi­one di un libro che vuole appunto costruire una nuova relazione tra mondo gay e Chiesa, il papa avrebbe risposto: «Adelante, adelante», ovvero, «Avanti, avanti!». Padre Martin riferisce spesso osservazio­ni di amici omosessual­i che, di fronte a «commenti arbitrari fatti da sacerdoti durante omelie o conversazi­oni private, mi hanno ripetuto l’identica domanda: “Come posso restare in una Chiesa che mi tratta in questo modo?”». E il libro prova a tracciare un percorso di conoscenza e rispetto nuovo tra questi due ambiti spesso in conflitto.

Terzo e ultimo indizio, anche questo dal mondo editoriale di area cattolica. Jacqueline Straub è un’elegante ragazza tedesca, laureata in teologia. Classe 1990, dal 2011 si è pubblicame­nte esposta raccontand­o quella che considera la propria vocazione: diventare prete nella Chiesa cattolica. Lo ha espresso in un libro editato dalla veronese Gabrielli editore, Giovane cattolica donna. Perché voglio diventare prete. «Naturalmen­te si potrebbe dire che mi sto illudendo e che mi aggrappo ostinatame­nte a un errore scrive la giovane teologa tedesca -. Le persone possono dubitare della mia vocazione e del mio impegno. Io però non credo sia una semplice illusione, perché avverto la mia vocazione come qualcosa che proviene da Dio sebbene non lo possa dimostrare - e credo anche di aver ricevuto il coraggio e la costanza per impegnarmi a tal fine». Tre indizi, dunque. Che raccontano un Veneto cattolico molto diverso da quello che spesso si considera reale: tradiziona­le, chiuso, identitari­o. C’è anche questo Veneto nella Chiesa di oggi. Che convive sotto lo stesso tetto ecclesiale con la gerarchia ferma su posizioni più tradiziona­li (basti pensare a quanto scritto dal vescovo di Verona Zenti in merito all’Amoris laetitia in cui papa Francesco apre alla comunione ai divorziati risposati). «La realtà è superiore rispetto all’idea» è un assioma filosofico che il pontefice ha posto come fondamento del suo agire. Anche la Chiesa che è in terra veneta dovrebbe tenerlo sempre più presente quando pensa a se stessa e al suo rapporto con la società.

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