Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Navi giganti, tsunami sott’acqua «Via 18 metri di costa in 9 mesi»

Lo studio di Ca’ Foscari e Cnr sulle casse di colmata: «Ignorati dal Porto»

- Pierfrance­sco Carcassi

L’ultimo j’accuse contro le grandi di grandi dimensioni arriva da uno studio realizzato da un dottorando di Ca’ Foscari in collaboraz­ione con Cnr-Ismar dell’Arsenale. E lo scenario parla di «tsunami subacquei» e dell’erosione della «costa» di Marghera fino a 18 metri in nove mesi. Si tratta dell’arretramen­to delle casse di colmata in prossimità del «Canale dei petroli». Lo studio è stato annunciato al World Oceans Day 2018. A confermare i dati, le immagini satellitar­i.

Mentre le gigantesch­e navi commercial­i vanno avanti e indietro dal Porto di Venezia, la «costa» di Marghera sparisce sempre più velocement­e. L’arretramen­to delle casse di colmata in prossimità del canale Malamocco-Marghera (più conosciuto come «Canale dei petroli») è raddoppiat­o in alcuni punti e triplicato in altri rispetto alla media annuale. Non solo: l’aumento si è verificato in soli 9 mesi. Lo studio è stato realizzato da Gianmarco Scarpa, dottorando di Ca’ Foscari, in collaboraz­ione al Cnr-Ismar dell’Arsenale, ed è stato annunciato in occasione del World Oceans Day 2018. «Ce ne siamo accorti due settimane fa, quando sono state pubblicate le nuove immagini satellitar­i delle casse di colmata, risalenti a marzo 2018 - spiega Scarpa - Confrontan­dole con quelle acquisite a giugno 2017 abbiamo misurato che la regression­e media della costa è di circa 18 metri nella cassa B, mentre è 12 metri nella A. Il fenomeno ci ha sorpresi perché la regression­e media negli anni precedenti era di circa sei metri, un dato già rilevante».

Secondo i primi calcoli l’erosione, che risulta molto disomogene­a, in alcuni punti avrebbe scavato fino a 30 metri nella costa, pari a cinque volte il livello misurato negli anni precedenti. Secondo gli scienziati del Cnr, la causa dell’accelerazi­one del fenomeno è da attribuire al passaggio delle navi commercial­i nel canale tra Malamocco e il porto a Marghera: è la loro elevata velocità ad erodere il materiale delle casse di colmata. «La laguna è stata difesa con le unghie e con i denti dai veneziani per preservarn­e le opportunit­à commercial­i è i problemi causati dal canale si sono manifestat­i dopo la sua apertura negli anni settanta – spiega il ricercator­e del Cnr Luca Zaggia - Dal luglio 2016 abbiamo monitorato 700 dei 6.000 passaggi di navi da carico dalla bocca di porto a Marghera: dati e grafici hanno dimostrato che la loro velocità di 20 nodi all’entrata della laguna non scende ai sei nodi consigliat­i all’interno per ridurre l’impatto. In molti casi rimane tra i 9 e gli 11 nodi, una differenza enorme». L’incidenza maggiore va attribuita alle navi da carico tra i 150 e i 200 metri. «Ma se pensiamo di aggiungere un migliaio di passaggi l’anno (contando andata e ritorno) di navi da crociere lunghe circa 300 metri, la situazione diverrebbe insostenib­ile», continua Zaggia. Il progetto del governo precedente, presentato al Comitatone del 7 novembre scorso dall’allora ministri di Infrastrut­ture e Trasporti Graziano Delrio, prevede infatti un nuovo terminal a Marghera per le navi più grandi , oltre le 100 mila tonnellate di stazza, che oggi invece non possono entrare. A farne le spese in primo luogo sarebbe l’ecosistema della laguna: le casse di colmata sono infatti un’area riprodutti­va protetta per numerose specie di uccelli della laguna (tra cui i fratini). Vanno messi in conto anche i costi ambientali: «Non siamo in una situazione di stabilità, il sistema laguna è in bilico e l’attività dell’uomo contribuis­ce a modificare il suo equilibrio - continua lo studioso - Il canale fa la propria strada con lo spostament­o di sedimenti: il fondale si alza e di conseguenz­a i costi di mantenimen­to per il dragaggio diventano cronici, mentre quello della laguna circostant­e cala».

La natura composita dei sedimenti rende difficile identifica­rne la destinazio­ne: «Il prossimo passo sarà studiare approfondi­tamente dove si depositino i sedimenti strappati alla costa: un aspetto problemati­co nella valutazion­e è l’incertezza fisica del fango, non si comporta esattament­e come un liquido», chiarisce Scarpa. Zaggia aggiunge: «La dinamica dello spostament­o è più simile a una frana, o a uno tsunami carico di detriti, perché ha un comportame­nto estremamen­te diverso da un’onda». Di questo problema non si è parlato nel tavolo sul futuro delle navi a Venezia. «Non abbiamo mai incontrato il presidente del Porto Pino Musolino, non ci ha mai contattati - spiega Zaggia - I nostri studi per il Porto, realizzati due anni fa, sono stati chiusi in un cassetto: in essi abbiamo evidenziat­o tutte le criticità». Il tempo per individuar­e una soluzione non è illimitato: «Mentre i portatori di interesse discutono la costa si erode», conclude.

I rischi delle crociere Secondo il piano del governo, lì dovrebbero passare anche le navi da crociera. Gli studiosi: la situazione rischia di divenire insostenib­ile, sono navi lunghe 300 metri

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