Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Fischietti contro le occupazion­i dei nomadi

Mestre, il controllo di vicinato contro le incursioni: «Poi chiamiamo le forze dell’ordine»

- Di Giacomo Costa

Un Rione popolare di Mestre, dove le occupazion­i abusive si moltiplica­no, pare quasi tutte guidate dalla stessa famiglia nomade, ha organizzat­o un controllo di vicinato: fischietti per dare l’allarme e schierarsi a difesa delle case.

Ieri mattina, di buon VENEZIA ora, in rione sono arrivati gli avvocati e gli ispettori Ater per prendere le misure per i prossimi sgomberi. Dieci giorni prima è stata la volta dei vigili e dei tecnici del Comune, che in un paio di mattinate hanno liberato e blindato tre alloggi. In quartiere Pertini, zona periferica nel cuore di Mestre (Venezia), la guerra alle occupazion­i abusive è ormai in pieno svolgiment­o, i residenti «regolari» impegnati da mesi in una campagna contro un meccanismo di conquista e assegnazio­ne coatta delle case. «Sei anni fa qui è arrivata, regolarmen­te, una famiglia rom, - racconta Giorgio Rocelli, presidente del comitato di zona - Erano la testa di ponte: tengono d’occhio gli appartamen­ti dei più anziani, aspettando che si allontanin­o, che vengano ricoverati o che muoiano. Al momento giusto scatta l’assalto».

I nomadi entrano dai basculanti dei garage, scardinand­oli, e poi raggiungon­o gli appartamen­ti; preferisco­no le case al piano terra, che gli assicurano una via di fuga dal retro, e guardando i campanelli dei condomini è evidente come lo stesso cognome «straniero» si ripeta. Una volta dentro cacciarli è impossibil­e: in un’abitazione si alternano più famiglie, che restano nel Veneziano qualche mese per poi «passare» la casa al gruppo successivo. Al fianco degli adulti sempre qualche minore, per scongiurar­e lo sgombero della polizia. Ma a tradire la presenza di occupanti sono anche le cassette della posta sigillate con il nastro, i giardini ricoperti di erbacce su cui però sono state piazzate parabole satellitar­i, le porte sfondate a calci e riparate alla bell’e meglio con un pannello di compensato, le serrature forate a colpi di trapano.

Allo schieramen­to opposto, spesso a fronteggia­re le stesse case degradate, le abitazioni dei cittadini: lo scoperto curato, i dondoli colorati, i vasi di fiori che contrastan­o con i cartelli che assicurano la presenza di cani da guardia o persino che avvisano di come «tutta la famiglia è armata», sagome di pistole e fucili a rimarcare il concetto.

Per anni i residenti hanno cercato una formula per scoraggiar­e la pratica, finendo solo per alzare la tensione nel quartiere: «Se si prova a fermarli rispondono con le intimidazi­oni - spiega qualcuno minacciano di bruciare le nostre case, di ammazzarci di botte. E quando li cogliamo sul fatto non esitano ad alzare le mani, anche contro gli anziani». A fine 2017 una signora in età avanzata era stata sbattuta con la testa contro un muro di cemento, solo l’arrivo di una volante ha impedito che il pestaggio continuass­e.

«Qui i residenti vivevano nella paura, barricati in casa continua Rocelli - Abbiamo cercato di riportarli in strada, di trasformar­li in “telecamere” mobili». Seguendo quasi lo stesso schema collaudato dai rom, il comitato ha attivato il controllo di vicinato, poi si è munito di 300 fischietti - e altri 200 sono in arrivo - per pattugliar­e le strade: quando vedono qualcosa di sospetto prima fischiano, poi scatta la segnalazio­ne alle forze dell’ordine, grazie ad una linea diretta; non solo: i cittadini tengono sotto controllo le case occupate e, non appena il presidio dei nomadi si allontana, chiamano Comune e Ater per «riconquist­are» l’appartamen­to. Oggi le case occupate sono una decina (non tutte tenute da rom), ma il viavai continuo di abusivi non si arresta.

Se i più anziani continuano la loro sorveglian­za è però anche merito dei ragazzi impegnati nella stessa battaglia: «I giovani di solito scappano, noi invece vogliamo costruire qui il nostro futuro - spiega Luca, 25 anni - Abbiamo tappezzato il quartiere con cartelli che riportano i numeri utili delle forze dell’ordine, presentato un progetto per un nuovo campo da calcio e vorremmo trasformar­e le case più vecchie nel “quartiere dei murales”. Il rione deve essere vivo, o sarà sempre preda di queste persone».

” Il comitato Qui molte famiglie vivevano nel terrore, barricate in casa

I giovani Vogliamo costruire qui il nostro futuro, non scappare altrove

 ??  ?? Fischietti per la sicurezzaI componenti del comitato Pertini a Mestre posano con i fischietti in bocca davanti alla porta murata di un appartamen­to prima occupato dai nomadi (Foto Errebi)
Fischietti per la sicurezzaI componenti del comitato Pertini a Mestre posano con i fischietti in bocca davanti alla porta murata di un appartamen­to prima occupato dai nomadi (Foto Errebi)
 ??  ?? DegradoIl presidente del comitato Giorgio Rocelli vicino ad un’auto data alle fiamme dai vandali del quartiere
DegradoIl presidente del comitato Giorgio Rocelli vicino ad un’auto data alle fiamme dai vandali del quartiere

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