Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Caritas: le differenze ci sono ma la strada e l’integrazio­ne

- M.Za.

«Demoniaco». Don Luca Favarin, il PADOVA «don Gallo veneto» e presidente di Percorso Vita Onlus che si occupa degli ultimi definisce così il fuoco di fila su migranti prima e rom poi da parte del ministro dell’Interno, Matteo Salvini. «Le sue affermazio­ni - attacca don Favarin - sono di una gravità inaudita perché si categorizz­ano le persone. Diventano importanti le etichette: rom, prostitute, rifugiati e se ne oscura la dignità come persone». A rendere gravi le esternazio­ni del Viminale, secondo don Favarin, è l’effetto a catena sull’opinione pubblica: «Affermazio­ni che parlano alla pancia della gente e che, fino a poco tempo, fa sarebbero state censurate, ora strappano applausi anche al veicolo letale dei social network. Qui siamo oltre il razzismo, qui si genera razzismo su altre persone, è la paglia che arde di un fuoco facile. Lo trovo deprecabil­e in una società civile». Sempre nel Padovano, territorio in prima linea sul fronte dell’accoglienz­a e dell’integrazio­ne, opera da sempre anche la Caritas ed è un altro don Luca a intervenir­e nel dibattito, don Luca Facco, che la presiede: «Onestament­e? Faccio fatica a comprender­e. Parliamo di persone, di cittadini quasi tutti italiani. Allora, c’è un problema di integrazio­ne? Sì. E’ faticoso e richiede tempo risolverlo? Sì. Ma la strada è questa. Partiamo dall’inizio, e penso a tante positive esperienze qui a Padova, i bambini rom e sinti e il rapporto con la scuola. La strada è stringere un patto con ogni singola famiglia di etnia rom e sinti. Sì, perché ogni famiglia è un mondo a sé. Certo, sono italiani ma le differenze esistono e la paziente tessitura di presidi e soprattutt­o di quella silenziosa e coraggiosa prima linea che sono gli insegnanti, è un lavoro enorme. Faticoso, faticosiss­imo, ma conosco tante storie a lieto fine con ritorni enormi agli insegnanti da parte dei bimbi, poi cresciuti, e inseriti in un buon percorso scolastico». Insomma, non è buonismo tout court, perché chi lavora con la marginalit­à non nasconde le difficoltà, ma è fattibile. «Basta demolire, iniziamo a costruire - concorda don Favarin - a volte sembra che volutament­e si sbagli l’obiettivo. Si spara sul problema senza affrontarl­o. Con i migranti, con i rom, c’è un problema sociale? Di igiene? Di integrazio­ne scolastica? Di decoro urbano? Bene, sediamoci attorno a un tavolo e affrontiam­olo attraverso azioni ad hoc con i servizi sociali e gli educatori di strada. Così si inizia a risolvere il problema, dai bimbi rom e sinti a scuola».

E a proposito delle mille sfaccettat­ure del mondo cattolico, c’è un esempio recente di come l’ormai ex sindaco di Vicenza Achille Variati, cattolico e del Pd, si sia confrontat­o con la quotidiani­tà di un’amministra­zione con la realtà nomade. Nel 2017, infatti, la complessa situazione del campo nomadi di viale Cricoli, fu affrontata con decisione. Il problema, in quel caso, erano le bollette di famiglie nomadi mai saldate. Furono installati nuovi contatori intestati alle singole utenze del campo nomadi a chi ne aveva fatto richiesta, a tutti gli altri il servizio idrico è stato tagliato. La formula scelta dall’allora sindaco fu: «Al pari di tutti gli altri cittadini, come è giusto e doveroso».

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«Il don Gallo veneto» Don Luca Favarin è il presidente di Percorso Vita Onlus. È considerat­o un prete «di frontiera»

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