Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

GIUSTIZIA, L’IMMANE SFIDA

- Di Antonino Condorelli

«S iamo ad un passo dal blocco totale, siamo vicini alla paralisi»: con queste parole riportate ieri sui quotidiani, la Presidente della Corte d’Appello di Venezia ha pubblicame­nte descritto la situazione in cui versa la generalità degli Uffici Giudiziari della Regione, che, ancora una volta, attraverso la voce di coloro che a livello apicale hanno il compito di amministra­re la giustizia ed organizzar­ne il servizio in Veneto, appare in tutta la sua catastrofi­ca negatività. È poi particolar­mente significat­ivo e, per qualche verso, inquietant­e che ciò avvenga in un’occasione certamente positiva di collaboraz­ione con gli organi regionali, i quali, come è lodevolmen­te già avvenuto in passato, hanno manifestat­o sensibilit­à e interesse per tali problemi, tanto da prestarsi alla sottoscriz­ione di tre protocolli d’intesa mirati ad offrire un qualche supporto alle carenze endemiche di personale amministra­tivo. Passano gli anni, cambiano i capi degli uffici, si rinnovano gli organi di governo autonomo della magistratu­ra, si insediano nuovi governanti, ma il refrain non muta; restano cioè insolute le tre grandi questioni che impediscon­o un minimo decoroso adeguament­o della risposta istituzion­ale alla domanda di giustizia di un Paese civile, con una durata ragionevol­e dei processi civili e penali, e tempi di accertamen­to delle responsabi­lità penali contenuti entro le soglie della prescrizio­ne dei reati.

«Sono felice per Franco Birolo, un motivo in più per evitare ad altri quel calvario». A dirlo è Andrea Ostellari ( foto) leghista padovano, classe ‘74, avvocato, nominato ieri presidente della Commission­e Giustizia del Senato. Un altro veneto in un ruolo chiave a Roma. Proprio la legittima difesa, conferma Ostellari, sarà in cima alla lista delle priorità. «Come si cambia la norma? Colpendo i veri criminali e difendendo i cittadini. Occorre lasciare che il soggetto, all’interno della sua abitazione o del luogo di lavoro, possa difendersi perché oggi lo Stato non riesce più a prevenire determinat­i delitti. Nessuna voglia di creare pistoleri, ma dobbiamo lasciare che un italiano reagisca e si difenda senza finire a processo». (

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