Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Le aziende del Mose patteggiano 585 mila euro
Il Consorzio Venezia Nuova, Condotte e Fincosit scelgono invece il processo. Prosciolto Tecnostudio
Mezzo milione di euro. È questa la somma che finirà nelle casse dello Stato dopo lo scandalo Mose. Ieri, infatti, quattro delle otto aziende finite al centro dell’inchiesta hanno patteggiato le pene pecuniarie. Altre tre, invece, sono state rinviate a giudizio dal gip del tribunale di Venezia Barbara Lancieri. Si aprirà dunque un «processo bis» per il Consorzio Venezia Nuova, Condotte e Fincosit. Solo una società, la Tecnostudio, è stata prosciolta. Il pm Stefano Buccini, che ha coordinato l’inchiesta insieme al collega Stefano Ancilotto, oggi procuratore aggiunto, aveva chiesto durante l’ultima udienza i primi di giugno l’assoluzione dell’azienda dell’architetto di Giancarlo Galan, Danilo Turato, già scagionato nel processo di primo grado per i restauri di villa Rodella.
L’accusa mossa dalla procura nei confronti delle otto aziende è quella prevista dal decreto 231 del 2001. L’obiettivo, dunque, è capire se le società avessero un’organizzazione interna tale da poter prevenire ed evitare il sistema di tangenti che è già stato dimostrato, visto che le sentenze sono passate in giudicato. Quattro di queste aziende hanno scelto la via del patteggiamento. Si tratta della Mantovani Costruzioni, per la quale è stata stabilita una pena pecuniaria di 118mila euro e una confisca di 109mila, della Adria Infrastrutture (53mila euro di multa e 50mila di confisca) e delle due coop chioggiotte, la Nuova Coedmar (35mila di pena e 100mila di confisca) e la Cooperativa San Martino (20mila euro di multa e la confisca di un immobile del valore di circa 100mila euro). A processo andranno, invece, Condotte e Fincosit, che sono due delle tre consorziate più grandi. Le due società sono state rinviate a giudizio e la prossima udienza è stata fissata al 6 novembre. Ci sarà anche il Consorzio Venezia Nuova, i cui legali Filippo Sgubbi e Paola Bosio qualche settimana fa avevano annunciato la decisione di ritirare la richiesta di giudizio abbreviato e di puntare tutto sull’udienza preliminare. Ci si giocherà tutto in aula e, per questo, si preannuncia un «processo bis» dopo quello che si era già chiuso a settembre.
Ad avere un ruolo chiave nel procedimento saranno i testimoni. Tra i nomi di chi potrebbe tornare in aula ci sono quello dell’ex presidente di Mantovani Piergiorgio Baita e altri imprenditori o manager del Consorzio Venezia Nuova Alessandro Mazzi, Pio Savioli, Stefano Tomarelli e, ancora, l’ex presidente del Magistrato alle Acque Patrizio Cuccioletta e l’ex assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso, oltre agli investigatori che hanno condotto l’indagine. In questo nuovo processo, dunque, le protagoniste saranno le aziende. La maggior parte degli indagati nell’inchiesta sullo scandalo Mose, infatti, aveva già patteggiato nel 2014 (tra questi ci sono Chisso e l’ex presidente della Regione Giancarlo Galan) mentre altri otto imputati avevano affrontato il processo in aula. L’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni era stato in parte assolto e in parte dichiarato prescritto, l’ex europarlamentare Lia Sartori era stata assolta, l’ex presidente del Magistrato alle Acque Maria Giovanna Piva assolta e prescritta e l’ex ministro Altero Matteoli era stato condannato a 4 anni prima di rimanere vittima di un incidente mortale.