Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Baretta: «Approvate subito il fondo risparmio» Ieri in scena «il funerale»
Un anno dopo la liquidazione, parla l’ex sottosegretario Baretta: «Un piano per sostenerle»
«Il governo approvi subito il fondo per il risparmio. E Intesa faccia di più per le microimprese». Così, a un anno dalla liquidazione di Bpvi e Veneto Banca l’ex sottosegretario Pier Paolo Baretta. Intanto davanti all’ex sede di Veneto Banca a Montebelluna i soci di don Torta hanno inscenato il funerale del risparmio.
I giorni prima del 25 giugno di un anno fa? «Ne ricordo la concitazione. E l’accelerazione improvvisa degli ultimi giorni». Pier Paolo Barretta, quei giorni di un anno fa, quelli della liquidazione di Popolare di Vicenza e Veneto Banca, li ha visti da vicino, da sottosegretario all’Economia del governo Gentiloni. E ne misura un anno dopo le conseguenze.
Fino a quando s’è lavorato sulla ricapitalizzazione?
«Ci abbiamo sperato fino al venerdì. Ma quando s’è capito che non sarebbero arrivati contributi sul capitale privato e che la Bce stava per dichiarare fallite le due banche, è partito l’intervento d’emergenza. Si era arrivati al punto che il lunedì gli sportelli non avrebbero riaperto. A quel punto abbiamo deciso che tra le filiali chiuse, il panico e la crisi in Veneto, era meglio la liquidazione ed evitare il bail-in».
Non è che avete sottovalutato la situazione, dando per scontato che la ricapitalizzazione sarebbe arrivata?
«Da parte del governo sinceramente non c’è stata sottovalutazione. Semmai lo è stato pensare che sarebbe arrivata una risposta sul capitale privato. Io l’ho fatto, pensavo che il Veneto avrebbe risposto: i 700 milioni necessari erano una cifra gestibile».
Da chi avete bussato? E il no com’era spiegato?
«Al di là dei nomi e cognomi, la mia impressione è che pensavano avremmo lasciato fallire le due banche. Eppure avevamo detto che non potevamo permetterci fallimenti, che li avremmo evitati. Nonostante in Europa la voglia di bail-in fosse forte. Io penso abbia influito moltissimo l’opposizione del governatore Zaia».
Non sopravvaluta il peso?
«No. La linea ufficiale del ‘non spendiamo un euro nel salvarle’ non ha stimolato l’imprenditoria veneta. Il peso politico di Zaia è stato rilevante per far fallire la ricapitalizzazione precauzionale».
E la strada di farne fallire una e salvare la seconda?
«Voleva dire una crisi pesante in Veneto, conseguenze a catena drammatiche».
E un anno dopo?
«Sul salvataggio per fortuna abbiamo incrociato un gruppo forte come Intesa. Abbiamo salvato il personale e affrontato il nodo risparmiatori con il fondo. Ma alcune zone d’ombra vanno rilevate».
Ovvero?
«La più importante sono le imprese che io chiamo nella zona grigia. Il problema in Veneto è il numero enorme di piccole e micro-imprese molto attive, con tecnologia, che lavorano con l’estero. Ma in una zona grigia sul fronte finanziario, per le condizioni di mercato, di liquidità, dei pagamenti, della necessità di rifinanziarsi di continuo per lavorare con l’estero. Ecco: qui vorremmo vedere un sforzo maggiore di Intesa».
Ha fatto troppa selezione?
«Ha fatto un buon lavoro, va riconosciuto, ne tamponare la crisi. Ma non ha adottato fino in fondo la struttura d’impresa del Veneto. Occupiamoci di questa fascia grigia: è il vero aspetto critico. Intervento per altro che non si può lasciare solo alla banca».
Cosa intende? Un piano di garanzie sul credito?
«Serve il contributo della politica, delle istituzioni e delle associazioni imprenditoriali. Servirebbe, come dico da due anni, che la Regione coordini un tavolo con banche e categorie per un piano di ricapitalizzazione e rilancio delle imprese».
Intesa ha congelato i cento milioni destinati ai casi sociali. Giusto? Sbagliato? Anche solo comprensibile?
«Comprensibile, ma non ha fatto bene. Era una scelta opportuna e apprezzata. Prima la sblocca e meglio è».
Sul fronte ristoro soci avete fatto il fondo statale. L’ex vicepresidente Bpvi, Salvatore Bragantini, si dice contrario dopo che già le due banche si erano mosse.
«Sottovaluta che è un fondo per i risparmiatori truffati. Il percorso è completato: basta che il governo lo avvii».
Lega e Cinque Stelle vi hanno però bloccato sulla conversione del decreto e pensano a modificarlo.
«Abbiamo detto tutti che i soldi erano pochi, quando abbiamo scritto la legge. Ma è un problema da risolvere con la prossima legge di bilancio: di sicuro sosterremo l’aumento delle risorse. Se invece parliamo di modifica dei contenuti, beh, mi pare che più si attende e più s’impedisce l’accesso di quei risparmiatori che pensano di averne diritto. E anche le dieci associazioni che hanno condiviso la linea del ristoro al danno ingiusto hanno diritto, a questo punto, di veder partire il fondo».
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Il decreto risarcimenti I soldi sono pochi? Si può intervenire con la legge di bilancio. Ma aspettare ancora vuol solo dire bloccare un diritto dei risparmiatori