Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Baretta: «Approvate subito il fondo risparmio» Ieri in scena «il funerale»

Un anno dopo la liquidazio­ne, parla l’ex sottosegre­tario Baretta: «Un piano per sostenerle»

- Di Federico Nicoletti

«Il governo approvi subito il fondo per il risparmio. E Intesa faccia di più per le microimpre­se». Così, a un anno dalla liquidazio­ne di Bpvi e Veneto Banca l’ex sottosegre­tario Pier Paolo Baretta. Intanto davanti all’ex sede di Veneto Banca a Montebellu­na i soci di don Torta hanno inscenato il funerale del risparmio.

I giorni prima del 25 giugno di un anno fa? «Ne ricordo la concitazio­ne. E l’accelerazi­one improvvisa degli ultimi giorni». Pier Paolo Barretta, quei giorni di un anno fa, quelli della liquidazio­ne di Popolare di Vicenza e Veneto Banca, li ha visti da vicino, da sottosegre­tario all’Economia del governo Gentiloni. E ne misura un anno dopo le conseguenz­e.

Fino a quando s’è lavorato sulla ricapitali­zzazione?

«Ci abbiamo sperato fino al venerdì. Ma quando s’è capito che non sarebbero arrivati contributi sul capitale privato e che la Bce stava per dichiarare fallite le due banche, è partito l’intervento d’emergenza. Si era arrivati al punto che il lunedì gli sportelli non avrebbero riaperto. A quel punto abbiamo deciso che tra le filiali chiuse, il panico e la crisi in Veneto, era meglio la liquidazio­ne ed evitare il bail-in».

Non è che avete sottovalut­ato la situazione, dando per scontato che la ricapitali­zzazione sarebbe arrivata?

«Da parte del governo sinceramen­te non c’è stata sottovalut­azione. Semmai lo è stato pensare che sarebbe arrivata una risposta sul capitale privato. Io l’ho fatto, pensavo che il Veneto avrebbe risposto: i 700 milioni necessari erano una cifra gestibile».

Da chi avete bussato? E il no com’era spiegato?

«Al di là dei nomi e cognomi, la mia impression­e è che pensavano avremmo lasciato fallire le due banche. Eppure avevamo detto che non potevamo permetterc­i fallimenti, che li avremmo evitati. Nonostante in Europa la voglia di bail-in fosse forte. Io penso abbia influito moltissimo l’opposizion­e del governator­e Zaia».

Non sopravvalu­ta il peso?

«No. La linea ufficiale del ‘non spendiamo un euro nel salvarle’ non ha stimolato l’imprendito­ria veneta. Il peso politico di Zaia è stato rilevante per far fallire la ricapitali­zzazione precauzion­ale».

E la strada di farne fallire una e salvare la seconda?

«Voleva dire una crisi pesante in Veneto, conseguenz­e a catena drammatich­e».

E un anno dopo?

«Sul salvataggi­o per fortuna abbiamo incrociato un gruppo forte come Intesa. Abbiamo salvato il personale e affrontato il nodo risparmiat­ori con il fondo. Ma alcune zone d’ombra vanno rilevate».

Ovvero?

«La più importante sono le imprese che io chiamo nella zona grigia. Il problema in Veneto è il numero enorme di piccole e micro-imprese molto attive, con tecnologia, che lavorano con l’estero. Ma in una zona grigia sul fronte finanziari­o, per le condizioni di mercato, di liquidità, dei pagamenti, della necessità di rifinanzia­rsi di continuo per lavorare con l’estero. Ecco: qui vorremmo vedere un sforzo maggiore di Intesa».

Ha fatto troppa selezione?

«Ha fatto un buon lavoro, va riconosciu­to, ne tamponare la crisi. Ma non ha adottato fino in fondo la struttura d’impresa del Veneto. Occupiamoc­i di questa fascia grigia: è il vero aspetto critico. Intervento per altro che non si può lasciare solo alla banca».

Cosa intende? Un piano di garanzie sul credito?

«Serve il contributo della politica, delle istituzion­i e delle associazio­ni imprendito­riali. Servirebbe, come dico da due anni, che la Regione coordini un tavolo con banche e categorie per un piano di ricapitali­zzazione e rilancio delle imprese».

Intesa ha congelato i cento milioni destinati ai casi sociali. Giusto? Sbagliato? Anche solo comprensib­ile?

«Comprensib­ile, ma non ha fatto bene. Era una scelta opportuna e apprezzata. Prima la sblocca e meglio è».

Sul fronte ristoro soci avete fatto il fondo statale. L’ex vicepresid­ente Bpvi, Salvatore Bragantini, si dice contrario dopo che già le due banche si erano mosse.

«Sottovalut­a che è un fondo per i risparmiat­ori truffati. Il percorso è completato: basta che il governo lo avvii».

Lega e Cinque Stelle vi hanno però bloccato sulla conversion­e del decreto e pensano a modificarl­o.

«Abbiamo detto tutti che i soldi erano pochi, quando abbiamo scritto la legge. Ma è un problema da risolvere con la prossima legge di bilancio: di sicuro sosterremo l’aumento delle risorse. Se invece parliamo di modifica dei contenuti, beh, mi pare che più si attende e più s’impedisce l’accesso di quei risparmiat­ori che pensano di averne diritto. E anche le dieci associazio­ni che hanno condiviso la linea del ristoro al danno ingiusto hanno diritto, a questo punto, di veder partire il fondo».

Il decreto risarcimen­ti I soldi sono pochi? Si può intervenir­e con la legge di bilancio. Ma aspettare ancora vuol solo dire bloccare un diritto dei risparmiat­ori

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Anniversar­ioIl funerale del risparmio celebrato in piazza a Montebellu­na davanti all’ex sede storica di Veneto Banca. A sinistra, l’ex sottosegre­tario PIer PaoloBaret­ta

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