Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Tremila cattedre in bilico a settembre rischio caos
Quasi tremila insegnanti in meno, per un settembre che, nelle scuole primarie, si preannuncia quasi impossibile. Come ha denunciato ieri la Cgil, il Veneto sarebbe la prima Regione d’Italia per numero di diplomati magistrali impiegati nelle classi delle elementari, gli stessi che, con la sentenza del Consiglio di Stato dello scorso dicembre, si vedrebbero esclusi dalle graduatorie ad esaurimento e relegati a quelle d’istituto, utili solamente per le supplenze. «Stiamo parlando di 890 insegnanti di scuola primaria e dell’infanzia immessi in ruolo, con riserva, fin dall’anno scolastico 2015/2016 e che hanno svolto regolarmente il periodo di prova - spiega Marta Viotto, segretario regionale Flc Cgil - Quindi ci sono altri 1.200 incaricati che hanno lavorato quest’anno con contratti annuali a tempo determinato». Ad aggravare la situazione, i circa 65o pensionamenti previsti (ma per altre sigle il numero sarebbe ancora maggiore, sfiorando quota 900), per un totale di circa tremila posti vacanti.
«È un problema che ha radici profonde conferma Daniela Beltrame, direttore generale dell’Ufficio Scolastico regionale - I corsi in Scienze della formazione primaria delle università venete contano circa 200 posti ogni anno, mentre il turnover dei pensionamenti richiederebbe almeno 600 laureati. Il “buco” si è quindi allargato anno dopo anno, e proprio i docenti magistrali sono stati il salvagente che ha impedito alla scuola di affondare». La soluzione non può arrivare dal livello locale, serve un provvedimento ministeriale, che però ancora latita: «Stiamo chiudendo la questione, ma non possiamo ancora anticipare nulla. Saranno però contemperati gli interessi di tutte le parti coinvolte», assicurava ieri il Miur.
Nelle prossime ore i rappresentanti dei docenti magistrali - in presidio fisso davanti al portone di via Dandolo, a Roma, dal 28 aprile - dovrebbero essere ricevuti da Mario Pittoni, presidente della commissione Cultura del Senato: «Molti di noi sono laureati, ma non all’unica facoltà abilitante - ricorda Michela Bortoletto, di Jesolo (Venezia) una delle maestre «pasionarie» che guidano la protesta - D’altronde da vent’anni i governi si rimbalzano questa patata bollente, ogni volta ideando un diverso palliativo, con l’unico risultato di aver alimentato la confusione». Alle proteste dei laureati che raccontano di essere stati superati nei concorsi dai magistrali risponde Stefano Siviero, insegnante di Rovigo che un mese fa ha mantenuto lo sciopero della fame per due settimane: «Chi è stato sorpassato evidentemente era ancora sui banchi quando noi già insegnavamo: vent’anni di esperienza hanno il loro peso nei concorsi».