Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Fisica, il Tar annulla il concorso del Bo
La commissione avrebbe usato due pesi e due misure per scegliere i ricercatori
Il Tar ha annullato il concorso per la cattedra di Fisica indetto dal Bo. Due gli elementi: due dei docenti della commissione avevano fatto delle pubblicazioni con uno dei vincitori; le esperienza di ricerca non sarebbero state giudicate in maniera oggettiva. E se nel primo caso il Tar ha osservato che la collaborazione nelle ricerche tra giudicato e giudicante non sono elemento da censurare, i giudici hanno criticato il metodo di giudizio. E hanno condannato il Bo.
Due pesi, due misure. E, oltretutto, troppo generiche, al punto da dover ripetere il concorso, cambiando gli esaminatori. Sono questi, in sintesi, i motivi che hanno spinto il Tribunale amministrativo regionale ad accogliere il ricorso presentato da una ricercatrice dell’Università di Padova che chiedeva di annullare una procedura di selezione per due posti da professori di seconda fascia al Dipartimento di Fisica e Astronomia.
Una selezione, avviata nel marzo dello scorso anno, alla quale si erano presentati tre candidati, come tre erano anche i membri della commissione esaminatrice. Quattro, invece, i criteri presi in considerazione: l’attività didattica, la ricerca, il curriculum e le pubblicazioni. Ed è proprio su quest’ultimo aspetto che si è giocato il primo motivo di scontro. Uno dei ricercatori in lizza per il posto da insegnante, Mauro D’Onofrio, aveva in comune con due dei professori in commissione alcune pubblicazioni. Un particolare che i commissari hanno fatto subito presente, specificando però che i contributi scientifici dati dal candidato erano «enucleabili e distinguibili».
Nessun problema, quindi, per esaminare il valore delle pubblicazioni e nessun conflitto di interesse. La selezione è andata avanti finché la commissione giudica vincitori due candidati: D’Onofrio, appunto, e una sua collega, Giulia Rodighiero.
La terza contendente, Monica Lazzarin, non ci sta: chiede di poter esaminare gli atti della selezione e presenta ricorso al Tar. Non solo, infatti, i commissari non sarebbero stati imparziali sulle pubblicazioni scientifiche, ma avrebbero anche giudicato in modo illegittimo tanto i suoi titoli che quelli degli «avversari». E se il primo motivo, quello sull’impossibilità per i commissari di esaminare in modo obiettivo pubblicazioni alle quali avevano preso parte anche loro, è stato ritenuto infondato, sono state accolti tutti gli altri.
Impossibile, infatti, dire che i tre esaminatori siano stati falsati su quegli studi: gli studi di D’Onofrio erano davvero giudicabili senza che il lavoro svolto dai commissari lo influenzasse. Questione diversa, invece, sulle votazioni date per gli altri criteri esaminati. Infatti, per quanto riguarda la Lazzarin, non è stata presa in considerazione il lavoro da lei svolto nella Missione spaziale Rosetta, mentre invece per un’altra concorrente, Rodighiero, sono stati riconosciuti progetti di ricerca anche se in questi non aveva svolto il ruolo di coordinatore scientifico. Inoltre, se sia Lazzarin che Rodighiero hanno ottenuto giudizi identici per l’attività didattica, i giudici amministrativi hanno rilevato come la prima avesse seguito come relatore 28 tesi, mentre la seconda solo tre.
A questo, poi, si aggiunge che le valutazioni sui curricula «appaiono generici e non fondati su evidenti riscontri oggettivi», parola dei giudici. Così, con una sentenza pubblicata la scorsa settimana, il Tar ha accolto il ricorso, annullando la selezione e disponendo che il Bo non solo ripeta il concorso, ma nomini nuovi commissari e paghi duemila euro di spese processuali.