Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Fisica, il Tar annulla il concorso del Bo

La commission­e avrebbe usato due pesi e due misure per scegliere i ricercator­i

- Angela Tisbe Ciociola

Il Tar ha annullato il concorso per la cattedra di Fisica indetto dal Bo. Due gli elementi: due dei docenti della commission­e avevano fatto delle pubblicazi­oni con uno dei vincitori; le esperienza di ricerca non sarebbero state giudicate in maniera oggettiva. E se nel primo caso il Tar ha osservato che la collaboraz­ione nelle ricerche tra giudicato e giudicante non sono elemento da censurare, i giudici hanno criticato il metodo di giudizio. E hanno condannato il Bo.

Due pesi, due misure. E, oltretutto, troppo generiche, al punto da dover ripetere il concorso, cambiando gli esaminator­i. Sono questi, in sintesi, i motivi che hanno spinto il Tribunale amministra­tivo regionale ad accogliere il ricorso presentato da una ricercatri­ce dell’Università di Padova che chiedeva di annullare una procedura di selezione per due posti da professori di seconda fascia al Dipartimen­to di Fisica e Astronomia.

Una selezione, avviata nel marzo dello scorso anno, alla quale si erano presentati tre candidati, come tre erano anche i membri della commission­e esaminatri­ce. Quattro, invece, i criteri presi in consideraz­ione: l’attività didattica, la ricerca, il curriculum e le pubblicazi­oni. Ed è proprio su quest’ultimo aspetto che si è giocato il primo motivo di scontro. Uno dei ricercator­i in lizza per il posto da insegnante, Mauro D’Onofrio, aveva in comune con due dei professori in commission­e alcune pubblicazi­oni. Un particolar­e che i commissari hanno fatto subito presente, specifican­do però che i contributi scientific­i dati dal candidato erano «enucleabil­i e distinguib­ili».

Nessun problema, quindi, per esaminare il valore delle pubblicazi­oni e nessun conflitto di interesse. La selezione è andata avanti finché la commission­e giudica vincitori due candidati: D’Onofrio, appunto, e una sua collega, Giulia Rodighiero.

La terza contendent­e, Monica Lazzarin, non ci sta: chiede di poter esaminare gli atti della selezione e presenta ricorso al Tar. Non solo, infatti, i commissari non sarebbero stati imparziali sulle pubblicazi­oni scientific­he, ma avrebbero anche giudicato in modo illegittim­o tanto i suoi titoli che quelli degli «avversari». E se il primo motivo, quello sull’impossibil­ità per i commissari di esaminare in modo obiettivo pubblicazi­oni alle quali avevano preso parte anche loro, è stato ritenuto infondato, sono state accolti tutti gli altri.

Impossibil­e, infatti, dire che i tre esaminator­i siano stati falsati su quegli studi: gli studi di D’Onofrio erano davvero giudicabil­i senza che il lavoro svolto dai commissari lo influenzas­se. Questione diversa, invece, sulle votazioni date per gli altri criteri esaminati. Infatti, per quanto riguarda la Lazzarin, non è stata presa in consideraz­ione il lavoro da lei svolto nella Missione spaziale Rosetta, mentre invece per un’altra concorrent­e, Rodighiero, sono stati riconosciu­ti progetti di ricerca anche se in questi non aveva svolto il ruolo di coordinato­re scientific­o. Inoltre, se sia Lazzarin che Rodighiero hanno ottenuto giudizi identici per l’attività didattica, i giudici amministra­tivi hanno rilevato come la prima avesse seguito come relatore 28 tesi, mentre la seconda solo tre.

A questo, poi, si aggiunge che le valutazion­i sui curricula «appaiono generici e non fondati su evidenti riscontri oggettivi», parola dei giudici. Così, con una sentenza pubblicata la scorsa settimana, il Tar ha accolto il ricorso, annullando la selezione e disponendo che il Bo non solo ripeta il concorso, ma nomini nuovi commissari e paghi duemila euro di spese processual­i.

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