Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Dopo Hera, arriva il colosso dei bus Bologna va alla conquista di Padova
Bando per il Tpl, l’emiliana Tper e la lombardo-veneta Atvo-Atv sfidano BusItalia
L’Emilia Romagna si riaffaccia nelle vicende padovane e la storia rischia di ripetersi. Dopo l’affidamento sei anni fa dei servizi di raccolta rifiuti, acqua, gas e illuminazione alla multiutility bolognese Hera (che ha assorbito AcegasApsAmga), ora anche il trasporto pubblico di Padova e provincia potrebbe finire sotto l’egida delle Due Torri.
Ieri infatti negli uffici della Provincia sono state aperte le buste inviate dalle aziende che intendono partecipare al bando per il trasporto pubblico di città e provincia per il periodo 2019-2028. E le sorprese sono principalmente due: tra i partecipanti non c’è nessun colosso straniero (malgrado nelle scorse settimane sembrasse certa la presenza dell’anglo-tedesco Arriva-Db) e spunta invece la Tper (Trasporto Passeggeri Emilia Romagna) che, per dimensioni finanziarie e territoriali, sembra già essere la favorita.
Bus Italia Veneto dunque dovrà vedersela con l’Ati lombardo Veneto composto dalla veneziana La Linea, dalla veronese Atv e dalla compagine nordestina Atvo e con Tper.
Ma andiamo con ordine: l’appalto dal 2019 al 2028 prevede una produzione di poco più di 22 milioni di chilometri all’anno per un controvalore economico complessivo di circa 353 milioni di euro. Bus Italia Veneto, nata tre anni e mezzo fa dalla fusione di Aps e Sita e partecipata al 55% dalle Ferrovie dello Stato e al 45% dal Comune di Padova affronterà la gara forte di 519 veicoli, di un capitale sociale di 5,5 milioni di euro e di un fatturato di 84,5 milioni di euro. I due vertici della società con sede in via del Pescarotto, Andrea Ragona (presidente in quota Coalizione Civica) e Ettore Viola (amministratore delegato in quota Ferrovie) ostentano sicurezza, ma i mille dipendenti e i sindacati sembrano preoccupati per l’esito della gara.
I due avversari sono, in primis, il trio formato da La Linea-Atv-Atvo, che a sua volta presenta un bel po’ di ramificazioni. La Linea, quartier generale a Marghera, è ad esempio controllata al 51% dalla milanese Fnm (il cui primo azionista, con il 57,5%, è la Regione Lombardia), al 28,7% dall’imprenditore mestrino Massimo Fiorese, al 14% dalla veneziana Alilaguna e al 6,3% dal consorzio veronese Eurobus Scarl. La veronese Atv, invece, è capeggiata per metà (di nuovo) dalla milanese Fnm e per l’altra metà dalla municipalizzata scaligera Amt. E la nordestina Atvo, sede a San Donà di Piave, è infine partecipata da 22 Comuni del Veneziano nonché dalla bellunese Dolomiti Bus, dall’Atap di Pordenone e dalla mestrina Linea 80.
L’avversario più ostico, se non altro a prima vista, pare annunciarsi la Tper , costituita nel 2012 dalla fusione dell’Atc di Bologna e Ferrara e della Fer, la società ferroviaria regionale. Stiamo parlando di una compagine interamente pubblica, i cui principali azionisti sono la Regione Emilia Romagna col 46,1%, il Comune di Bologna col 30,1% e la Città Metropolitana di Bologna col 18,7%, che conta circa 2.500 dipendenti e possiede un capitale sociale di 68,5 milioni di euro e un fatturato che sfiora i 240 milioni di euro.
La sfida insomma, per Bus Italia Veneto e quindi per Palazzo Moroni, sarà tutt’altro che agevole. Alle porte del Padovano, c’è una rivoluzione che bussa.