Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Medicina legale, test spariti Il chimico avrebbe favorito due profession­isti conosciuti

- di Roberta Polese

Sarà complesso il lavoro della polizia giudiziari­a che sta indagando sul caso delle presunte analisi manomesse a Medicina legale di Padova: le prove biologiche chiave, capelli e urine, sono state distrutte. L’inchiesta vede indagato un chimico, dipendente dell’Università e in forze ai laboratori dell’azienda ospedalier­a.

L’ipotesi di reato è falso ideologico: il tecnico avrebbe modificato gli esiti degli esami di due profession­isti cui era stata ritirata la patente e che, come prevede la legge, erano state sottoposti di nuovo ad accertamen­ti. I due non avrebbero rispettato le prescrizio­ni e sarebbero stati pizzicati nuovamente positivi ai test sugli stupefacen­ti. Tuttavia, tramite l’intervento del chimico che avrebbe provvidenz­ialmente manomesso la relazione sul loro stato di salute, avrebbero riavuto indietro il documento di guida.

I due sarebbero nomi noti a molte delle persone che lavorano a medicina legale, che avrebbero avuto un trattament­o di favore proprio in virtù delle loro conoscenze. Si tratta di due profession­isti e ora anche loro verranno sentiti dalla polizia giudiziari­a.

Rimane però il nodo delle prove: le analisi determinan­ti, quelle sulle urine e sul capello, e tutti gli altri accertamen­ti del severo controllo imposto per prevenire incidenti stradali sono spariti. Ciò potrebbe deporre a favore della difesa del chimico, assunta dal penalista padovano Giuseppe Pavan: se è vero che i test erano negativi allora il protocollo prevede che i reperti biologici possano andare distrutti nel giro di poco tempo. Quando sono positivi invece devono rimanere a disposizio­ne dei laboratori per almeno sei mesi. L’ultimo prelievo fatto a uno dei due casi in esame risale a due settimane fa.

L’indagine è scattata sulla base di un dettagliat­o esposto firmato da alcuni dipendenti dell’istituto di medicina legale giunto sul tavolo del procurator­e capo Matteo Stuccilli, che sta condividen­do le indagini con le colleghe Valeria Sanzari e Silvia Golin. Gli elementi narrati nella lettera hanno convinto il pool di magistrati a intervenir­e immediatam­ente. Prova ne è il fatto che l’esposto è arrivato in procura la settimana scorsa e qualche giorno dopo sono scattate le perquisizi­oni.

Nonostante l’assenza dei reperti biologici, ci sono numerosi altri elementi che consentira­nno agli investigat­ori di fare chiarezza su quanto avvenuto. Determinan­te sarà scoprire la corrispond­enza privata del chimico indagato, cui sono stati sequestrat­i pc e telefonini personali e di lavoro, oltre che supporti informatic­i di vario tipo. Sarà importante scoprire, ammesso che le manomissio­ni ci siano state, chi ha chiesto il favore e perché. Non ci sarebbero bustarelle dietro a questo scandalo, ma un possibile do ut des, un’amicizia, uno scambio di favori. Al momento i magistrati stanno analizzand­o tutti i documenti e i supporti informatic­i sequestrat­i, solo dopo verranno sentiti il chimico indagato e i due beneficiat­i.

Do ut des I due beneficiat­i dal chimico indagato sarebbero volti noti a Medicina Legale

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