Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Medicina legale, test spariti Il chimico avrebbe favorito due professionisti conosciuti
Sarà complesso il lavoro della polizia giudiziaria che sta indagando sul caso delle presunte analisi manomesse a Medicina legale di Padova: le prove biologiche chiave, capelli e urine, sono state distrutte. L’inchiesta vede indagato un chimico, dipendente dell’Università e in forze ai laboratori dell’azienda ospedaliera.
L’ipotesi di reato è falso ideologico: il tecnico avrebbe modificato gli esiti degli esami di due professionisti cui era stata ritirata la patente e che, come prevede la legge, erano state sottoposti di nuovo ad accertamenti. I due non avrebbero rispettato le prescrizioni e sarebbero stati pizzicati nuovamente positivi ai test sugli stupefacenti. Tuttavia, tramite l’intervento del chimico che avrebbe provvidenzialmente manomesso la relazione sul loro stato di salute, avrebbero riavuto indietro il documento di guida.
I due sarebbero nomi noti a molte delle persone che lavorano a medicina legale, che avrebbero avuto un trattamento di favore proprio in virtù delle loro conoscenze. Si tratta di due professionisti e ora anche loro verranno sentiti dalla polizia giudiziaria.
Rimane però il nodo delle prove: le analisi determinanti, quelle sulle urine e sul capello, e tutti gli altri accertamenti del severo controllo imposto per prevenire incidenti stradali sono spariti. Ciò potrebbe deporre a favore della difesa del chimico, assunta dal penalista padovano Giuseppe Pavan: se è vero che i test erano negativi allora il protocollo prevede che i reperti biologici possano andare distrutti nel giro di poco tempo. Quando sono positivi invece devono rimanere a disposizione dei laboratori per almeno sei mesi. L’ultimo prelievo fatto a uno dei due casi in esame risale a due settimane fa.
L’indagine è scattata sulla base di un dettagliato esposto firmato da alcuni dipendenti dell’istituto di medicina legale giunto sul tavolo del procuratore capo Matteo Stuccilli, che sta condividendo le indagini con le colleghe Valeria Sanzari e Silvia Golin. Gli elementi narrati nella lettera hanno convinto il pool di magistrati a intervenire immediatamente. Prova ne è il fatto che l’esposto è arrivato in procura la settimana scorsa e qualche giorno dopo sono scattate le perquisizioni.
Nonostante l’assenza dei reperti biologici, ci sono numerosi altri elementi che consentiranno agli investigatori di fare chiarezza su quanto avvenuto. Determinante sarà scoprire la corrispondenza privata del chimico indagato, cui sono stati sequestrati pc e telefonini personali e di lavoro, oltre che supporti informatici di vario tipo. Sarà importante scoprire, ammesso che le manomissioni ci siano state, chi ha chiesto il favore e perché. Non ci sarebbero bustarelle dietro a questo scandalo, ma un possibile do ut des, un’amicizia, uno scambio di favori. Al momento i magistrati stanno analizzando tutti i documenti e i supporti informatici sequestrati, solo dopo verranno sentiti il chimico indagato e i due beneficiati.
Do ut des I due beneficiati dal chimico indagato sarebbero volti noti a Medicina Legale