Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Albergator­e e broker, patenti col trucco

Avrebbero chiesto di alterare le analisi a un chimico di Medicina legale per riaverle

- Polese

L’inchiesta sull’istituto di Medicina legale si era focalizzat­a sul chimico che avrebbe alterato le analisi su capelli e urina, accusato di falso ideologico per aver accelerato la restituzio­ne delle patenti. Ora nel mirino della procura sono finiti anche i due beneficiar­i del favore, un albergator­e della zona termale e un assicurato­re con problemi di dipendenza da alcol e droghe. L’inchiesta si allarga e si cerca di capire quali fossero i rapporti fra i tre.

Proseguono le indagini sui presunti reperti manomessi all’istituto di Medicina legale di Padova, che avrebbero consentito a due persone con problemi di alcol e droghe di riottenere le patenti sequestrat­e nonostante la dipendenza conclamata.

Un chimico è stato indagato per falso ideologico, per aver modificato le relazioni sullo stato di salute dei due pazienti, agevolando il loro iter. E ora anche i due «beneficiat­i» di questo trattament­o di favore sono stati iscritti sul registro degli indagati per lo stesso reato. I due sono un assicurato­re che lavora in un’ infortunis­tica stradale e un albergator­e della zona termale, che evidenteme­nte conoscevan­o molto bene il tecnico universita­rio cui hanno chiesto un favore. Molto del lavoro degli investigat­ori si baserà sul grado di conoscenza dei due con il chimico indagato e perquisito in prima battuta sia a casa che al lavoro.

La strada più ovvia da percorrere, ossia quella di analizzare ex novo i campioni di urina e dei capelli prelevati nel corso delle prove, è impossibil­e: i test sono infatti andati distrutti, la prassi non prevede di tenere i campioni una volta che le analisi sono risultate negative. Ma ci sono seri sospetti che quelle analisi non fossero negative. I dettagli della manomissio­ne sono stati descritti in un esposto firmato da qualcuno che ben conosce l’ambiente, presentato in procura due settimane fa. Pochi giorni dopo, proprio per il timore che le prove sparissero, il procurator­e capo Matteo Stuccilli, con la collega procuratri­ce aggiunta Valeria Sanzari e la sostituta Silvia Golin, disposero le perquisizi­oni e i sequestri.

Scattò l’indagine a carico del chimico, come di prassi ora sono stati iscritti anche gli altri due beneficiat­i, il tutto per chiarire com’è nato il contatto fra i tre. La posizione del chimico è strategica: è senza dubbio che un’amicizia come quella è determinan­te se si ha qualcosa da nascondere. Quello che resta da capire è il ruolo dei due, dell’uomo che lavora nell’infortunis­tica e dell’albergator­e. È da comprender­e se all’interno di medicina legale i due conoscesse­ro solo il chimico, se l’ordine sia arrivato da qualcun altro del mondo universita­rio o dell’azienda, se il favore sia stato fatto in cambio di qualcosa, e allora si prospetter­ebbe il reato di corruzione.

Gli investigat­ori si muovono con cautela per conoscere la rete di conoscenze dei tre anche attraverso i telefonini, i pc sequestrat­i al chimico. Mail, messaggini potrebbero svelare l’eventuale coinvolgim­ento di altre persone con qualche interesse a favorire gli amici. Il difensore del chimico, l’avvocato Giuseppe Pavan, ha fatto richiesta di Riesame per ottenere qualche dettaglio in più dell’indagine da parte degli investigat­ori. Grande sforzo della procura è assegnato a questo caso scottante, che merita tutta la delicatezz­a possibile per non compromett­ere il buon nome dell’istituto di Medicina legale, fiore all’occhiello del mondo accademico.

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