Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Zucchero in piazza San Marco: «Una casa a Venezia: voglio invecchiar­e qui, sento il vero me»

Il cantautore in Piazza San Marco trascina ed emoziona settemila spettatori per quasi quattro ore di canzoni. «Il mio sogno era suonare qui, dove ho pure comprato casa. Adoro i veneziani, si fanno i fatti loro e parlano in dialetto»

- Verni

«Nella mia vita ho suonato in posti incredibil­i, iniziando dal Cremlino fino allo stadio di Wembley, dalla Carnegie Hall alla Sydney Opera House, e qui in Italia dalla Valle dei Templi all’Arena di Verona, ma piazza San Marco a Venezia è il massimo. Il top». Zucchero dopo la prima delle due date veneziane del tour, tre ore e dieci di concerto, stanco ma felice, si è raccontato al Caffè Florian.

«Erano sette anni che non davano più San Marco piazza per dei concerti live, pensavo fosse impossibil­e – dice «Sugar» sbocconcel­lando qualche fetta di mortadella - tutti gli artisti al mondo vorrebbero suonare in questa piazza. Piazza San Marco è il posto più ambito per unire la musica all’arte, alla bellezza e alla grazia. Non a caso i Pink Floyd ci avevano pensato molti anni fa».

Il concerto di martedì, battezzato da un breve acquazzone, è stato di quelli che non si dimentican­do, nè per i 7mila spettatori in piazza, nè per chi era sul palco.

«Per un artista è un onore grandissim­o – spiega Zucchero - il mio sogno viene da lontano, ma questi concerti sono capitati così, nel giro di qualche mese. Quando mi è arrivato l’invito di Eric Clapton a suonare (domenica, ndr) ad Hyde Park a Londra ho accettato subito. Così mi sono detto, visto che dobbiamo rimetterci in moto per quella data, magari Ferdinando Salzano e il sindaco Brugnaro riescono a far avverare il mio sogno e a concedermi piazza San Marco».

E Zucchero rivela: «A Venezia ho comprato casa due anni fa. Per me è un rifugio, certo non è grande, ma qui riesco a sentire il vero me – confessa l’artista - i veneziani sono molto discreti, non sono invadenti, sono molto rispettosi, simili a me, pochi discorsi e più fatti. Parlano in dialetto, cosa che mi mette subito a mio agio, mantengono le proprie radici, sono gelosi della loro città e di tanta bellezza».

Il cantante svela un altro

suo sogno che ha al centro Venezia. «Vengo a Venezia tre o quattro volte all’anno, mi trovo davvero bene, vorrei venire qui più spesso. Proprio oggi pensavo che invecchiar­e a Venezia sarebbe proprio bello - dice - si mangia bene, ci sono ancora le osterie che ti danno il vino dalla damigiana e il pesce dal sacchetto di carta. È una città che non ha perso la propria genuinità e identità pur essendo sognata e desiderata da tutti».

A rendere speciale il doppio concerto veneziano di martedì e mercoledì è stata anche la superband che Zucchero ha unito per gli ultimi 160 concerti. «Ho sempre investito nei musicisti, ho sempre creduto nella forza della musica e del suono piuttosto che negli effetti speciali. Gli orpelli sono optional che servono a chi manca l’arte – ha ribadito «Sugar» - non c’è nessuna band in Italia che possa competere con la mia: mi piacerebbe fare un concorso, una sfida tra band dei miei colleghi altisonant­i. So già chi vincerebbe».

La chiacchier­ata ha toccato temi anche meno artistici, come la situazione politica italiana, e anche in questo caso Zucchero ha sorpreso. «Sono anarchico, mi piace il fermento. La staticità e il fetore vecchio mi danno fastidio – ha commentato - il problema è che manca un capo carismatic­o, non c’è Berlinguer, non c’è Moro, non c’è Almirante, nonostante fosse opposto alla mia ideologia. L’unico politico carismatic­o di questi tempi è il Papa. Che come Capo di Stato però, invece di predicare alle anime, dovrebbe andare a Bruxelles per fare qualcosa di concreto sulla questione dei migranti».

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In scena Zucchero «live» in piazza San Marco a Venezia (Foto Vision)

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