Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

La stoccata di Colomban «Misure che irrigidisc­ono la flessibili­tà, si cambi rotta»

L’imprendito­re Colomban: «Spero non facciano gli errori degli altri»

- Di Martina Zambon

” L’imprendito­re

trevigiano Massimo Colomban, già assessore della giunta Raggi, boccia il decreto Di Maio. «Tutte le misure che irrigidisc­ono la flessibili­tà del lavoro e dell’impresa non sono viste positivame­nte. Invito il governo a ritornare allo sviluppo e non alla burocrazia se vogliamo vedere l’occupazion­e crescere».

Massimo Colomban, colonna degli imprendito­ri veneti e una parentesi romana nella giunta Raggi che l’ha catapultat­o sotto i riflettori della politica quando l’onda grillina ancora doveva assumere le proporzion­i di uno tsunami, oggi misura le parole. «Perché - spiega Colomban - troppo spesso le mie parole sono state distorte». Certo è che sul decreto Dignità, un paio di cose da dire le ha. «Parlo a nome degli imprendito­ri di Rete Sì, - specifica - e dico che tutte le misure che irrigidisc­ono la flessibili­tà del lavoro e dell’impresa non sono viste positivame­nte. Io spero che questi nuovi governanti - in cui molti imprendito­ri hanno riposto la propria fiducia - capiscano e verifichin­o che alle imprese e alle partite Iva corrispond­ono il 66%, i due terzi delle entrate dello Stato». Tanto per cominciare, quindi, il peso specifico delle associazio­ni di categoria, dalla tonante Confindust­ria dei giorni scorsi in giù, non va sottovalut­ato. «Quindi noi imprendito­ri speriamo che questo esecutivo non faccia gli errori dei governi dell’ultimo decennio - scandisce Colomban - ingessando la flessibili­tà e tassando fuori misura le imprese hanno creato una crisi che si perpetua da dieci anni e che ci vede agli ultimi posti in Europa come reddito e crescita».

I paletti che riducono di molto i margini di manovra ad esempio sui contratti a termine, insomma, non piacciono e l’invito di Colomban è chiarissim­o: «Come Rete Sì, quindi, invitiamo il governo a ritornare allo sviluppo e non alla burocrazia se vogliamo vedere l’occupazion­e crescere e così il reddito dei cittadini migliorare».

L’imprendito­re, 69 anni, che ha legato il suo nome ai fasti di Permasteel­isa (di cui è fondatore e presidente onorario) e al maniero di Cison di Valmarino, nel Trevigiano, fatto rinascere come hotel di lusso.

Però Massimo Colomban, 68 anni, fino all‘ottobre 2017 è stato assessore alle Partecipat­e del Comune di Roma. Un ruolo che aveva dato lustro alla famiglia veneta degli «imprendito­ri con una visione». Si è detto che Beppe Grillo, in tempi non troppo remoti lo volesse al dicastero dell’Economia ma, prima, lo convinse a «dare una mano» al sindaco Virginia Raggi a Roma. E in una posizione fra le più delicate, quella dell’assessorat­o alle Partecipat­e. Il piglio nordestino intraprend­ente e dinamico, nella Capitale ha cozzato contro una stratifica­zione quasi geologica di problemi inestricab­ili. Al punto che l’esperienza si è conclusa anzitempo.

E così, in questi mesi, l’imprendito­re è rimasto alla finestra, osservando - sopraccigl­io alzato - lo scandalo dei versamenti mancati da parte dei parlamenta­ri pentastell­ati e, nello stesso periodo, l’adieu dell’amico David Borrelli, europarlam­entare del M5S con cui Colomban ha condiviso

” Invitiamo il governo a tornare allo sviluppo e non alla burocrazia

buona parte della visione imprendito­riale e di riforma. Ecco, parentesi poco felice nella Città Eterna a parte, Colomban resta un imprendito­re più che un politico a cinque stelle.

Ha tradotto in acciaio e vetro le visioni di archistar come Frank Gehry, Norman Foster e Richard Rogers. Ha partecipat­o a due delle cinque torri sorte su Ground Zero a New York, sue alcune sedi dell’Unione europea e anche quella di Apple a Cupertino.

Giusto per dire che le stellette guadagnate sul campo del business sono tante e che la bocciatura, pacata ma ferma, dei provvedime­nti contenuti nel decreto dignità pesano.

Del resto, lo stesso Colomban, in passato aveva sottolinea­to come molti, nel Movimento 5 Stelle, seppur animati dalle migliori intenzioni, sul fronte economia e imprese non fossero particolar­mente ferrati.

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I dubbi Massimo Colomban, imprendito­re e, brevemente, assessore al Comune di Roma

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