Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Miteni autorizzat­a a sversare rifiuti tossici dal dirigente della Regione

Segnalazio­ne in Procura, Palazzo Balbi l’ha saputo da una lettera del ministero olandese. Analisi in corso

- Nicolussi Moro

L’allarme è arrivato dal ministero olandese: dal 2014, in piena emergenza Pfas, la Miteni, indagata per disastro ambientale, tratta rifiuti tossici nel suo stabilimen­to di Trissino. E ad autorizzar­la è un decreto firmato dal capo dell’Ambiente in Regione. Le carte in Procura.

Si arricchisc­e di un nuovo capitolo il faldone Pfas in mano alla Procura di Vicenza. Nei giorni scorsi la Regione ha segnalato alla magistratu­ra che indaga per disastro ambientale un cortocircu­ito al suo stesso interno che non solo ha dell’incredibil­e ma potrebbe aver aperto un’altra grave fonte di inquinamen­to. Nel 2014, in piena emergenza Pfas — sostanze perfluoro alchiliche rilevate l’anno prima dal Centro nazionale ricerche nella falda acquifera di 21 Comuni tra Vicenza, Verona e Padova —, mentre la giunta Zaia cercava di correre ai ripari con filtri agli acquedotti e un maxi screening su 85mila residenti, un suo dirigente autorizzav­a la ditta accusata del disastro, la Miteni di Trissino, a lavorare rifiuti tossici provenient­i dall’Olanda. E sversati in acqua. Si tratta di Alessandro Benassi, direttore dell’area Tutela e Sviluppo del territorio in Regione e in aspettativ­a dall’Arpav, che nell’ottobre di quattro anni fa ha firmato il rilascio di un’autorizzaz­ione integrata ambientale alla Miteni, «per la produzione di prodotti chimici organici come idrocarbur­i alogenati e prodotti chimici inorganici come acidi e sali». Nei sali rientra la sostanza rilasciata dai rifiuti giunti dall’Olanda: si tratta del GenX, nome commercial­e dell’HFPO-DA, acido dimerico esafluorop­opilene ossido.

L’allarme è arrivato a Palazzo Balbi lo scorso 13 marzo dal ministero delle Infrastrut­ture olandese, che «informava la Regione Veneto di un flusso di rifiuti verso la ditta Miteni srl di Trissino». Lo riporta in una lettera spedita solo il 18 giugno scorso — perché tre mesi dopo? — al direttore generale dell’Arpav e coordinato­re della Commission­e Ambiente e Salute, Nicola Dall’Acqua, e alla direzione Ambiente retta appunto da Benassi, il direttore tecnico della stessa Agenzia per la protezione ambientale del Veneto, Carlo Terrabujo. Che scrive: «L’interesse del ministero olandese è di avere informazio­ni circa la possibile diffusione ambientale del GenX, nome commercial­e di un tensioatti­vo industrial­e. E’ il sale di ammonio dell’HFPODA, utilizzato nell’industria in sostituzio­ne dei Pfoa e prodotto nello stabilimen­to olandese (che ha indirizzat­o i rifiuti alla Miteni, ndr) fin dal 2012. Il laboratori­o Arpav di Verona si è attivato e ha messo a punto un metodo analitico per la determinaz­ione di HFPO-DA con un limite di rilevabili­tà di 25 nanogrammi per litro d’acqua». Il risultato? «Le prime analisi su alcune acque sotterrane­e da pozzi collocati in un raggio di circa 500 metri dallo stabilimen­to della ditta Miteni evidenzian­o presenza di concentraz­ioni comprese tra 25 e 40 nanogrammi per litro — aggiunge il direttore tecnico dell’Arpav —. I laboratori Arpav saranno a breve in grado di estendere la ricerca del composto a tutti i campioni di acque ambientali e potabili».

Il problema, riporta sempre Terrabujo, è che per le acque potabili, secondo studi condotti negli Stati Uniti, i filtri a carboni attivi installati a valle di pozzi contaminat­i dalle sostanze citate, sono in grado di rimuoverle solo a concentraz­ioni inferiori ai 10 nanogrammi per litro d’acqua. E infatti il direttore tecnico «chiede al Comitato tecnico scientific­o permanente di valutare le azioni da intraprend­ere in relazione agli aspetti ambientali e sanitari». «Abbiamo segnalato alla Procura di Vicenza che stiamo compiendo indagini a tappeto, nelle acque fuori e dentro l’area Miteni — spiega il dg dell’Arpav, Nicola Dell’Acqua — siamo in collegamen­to costante con la magistratu­ra. Il primo report completo lo avremo domani, al momento non ci sono evidenze sulle ricadute sanitarie dell’immissione di queste nuove molecole nell’ambiente, che stiamo cercando. Non è semplice, non sono conosciute e infatti l’Olanda ha interpella­to il Veneto, ormai riferiment­o per le indagini sui Pfas».

Ma perchè allora Benassi diede il via libera al loro sversament­o nelle acque da parte della Miteni? «L’autorizzaz­ione è frutto di una decisione della Conferenza dei servizi, alla quale partecipan­o Regione, Provincia, Arpav, Comune e Usl del territorio, oltre a gestori di acquedotti e fognature — risponde l’interessat­o —. Io l’ho solo ratificata in qualità di capo dipartimen­to, ma sono stati tutti gli enti citati a dichiararn­e l’ammissibil­ità. E poi nel 2014 non c’erano le conoscenze nè gli strumenti di rilevazion­e analitica delle sostanze chimiche a disposizio­ne oggi. Non c’erano nemmeno i limiti per i Pfas, che la Regione Veneto ha imposto per prima, imponendo per le acque industrial­i gli stessi paletti previsti per quelle potabili. Infine un conto è il trattament­o di rifiuti, un altro l’evidenza di immissione nell’ambiente di sostanze tossiche. Se ciò sarà dimostrato — chiude Benassi — abbiamo già chiesto alla Provincia di Vicenza, da due anni competente per tali autorizzaz­ioni, di rivederla».

Sotto la lente Nicola Dell’Acqua: «Stiamo eseguendo prelievi nelle acque, fuori e dentro l’area Miteni». Alessandro Benassi: «La decisione la prese la Conferenza dei servizi, io l’ho solo ratificata»

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 ??  ?? I prelievi L’allarme dall’Olanda è arrivato il 13 marzo scorso e sono iniziati subito gli accertamen­ti
I prelievi L’allarme dall’Olanda è arrivato il 13 marzo scorso e sono iniziati subito gli accertamen­ti

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