Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Incostituz­ionale il divieto di disturbare i cacciatori» Bocciata la legge Berlato

Lui: «La ripresenti­amo in parlamento». Esultano il dem Zanoni e gli animalisti

- Marco Bonet

La Corte costituzio­nale ha dichiarato illegittim­a la legge regionale approvata a Palazzo Ferro Fini nel gennaio 2017, che prevedeva multe salate, da 600 a 3.600 euro, nei confronti di chi disturba o impedisce l’attività dei cacciatori e dei pescatori.

La legge, voluta dal consiglier­e di Fratelli d’Italia Sergio Berlato, paladino delle doppiette venete, era stata impugnata a marzo 2017 dal Governo, che riteneva invadesse le competenze relative all’ordine pubblico e alla sicurezza su cui lo Stato ha potestà esclusiva; in particolar­e, secondo Palazzo Chigi le condotte oggetto della legge sarebbero riconducib­ili al reato di «molestia o disturbo», già regolate dal codice penale, mentre altre verrebbero descritte in maniera poco chiara. Per non dire della sproporzio­ne delle sanzioni amministra­tive, superiori ad altre già previste in materia dalle stesse leggi venete. Censure che sono state accolte dai giudici costituzio­nali (presidente Giorgio Lattanzi, redattore Giancarlo Coraggio) che hanno sottolinea­to come rispetto ai lamentati atti di «ostruzioni­smo» o «disturbo», la caccia e la pesca vengano rilevate «solo al fine di delimitare l’ambito delle persone offese e l’elemento psicologic­o». Non si punta al rispetto di «specifici obblighi settoriali» delle due attività ma a «garantire il diritto all’esercizio delle attività al riparo da interferen­ze esterne e di prevenire la possibilit­à di reazione della persona offesa». Circostanz­a

” Zanoni Ennesima bocciatura per Berlato, un sonoro ceffone a lui e a Zaia

che, per l’ appunto, farebbe rientrare le stesse interferen­ze nell’ambito dell’ordine pubblico e sicurezza.

Esulta, manco a dirlo, «l’acerrimo nemico» di Berlato, il consiglier­e dem Andrea Zanoni, e con lui le associazio­ni degli ambientali­sti destinatar­ie delle norme ideate da Berlato, che più volte ha lamentato come inermi cacciatori e pescatori vengano aggrediti dalle frange più estremiste del movimento animalista. «Un sonoro ceffone a Zaia e Berlato che promulgano e propongono leggi indecenti - attacca Zanoni -. Come può una Regione civile pensare che sia legittimo sanzionare un libero cittadino che vuole difendersi con la sola protesta e con le sole parole, dalla prepotenza di un cacciatore armato fino ai denti che gli spara sotto casa?». Quindi maramaldeg­gia: «Berlato sarà ormai alla disperazio­ne: prima la bocciatura da parte dei sindaci della sua norma taglia Parco Colli, poi la bocciatura della Consulta della legge sul nomadismo venatorio, adesso questa. Forse farebbe meglio a dedicarsi all’ippica».

«Fin dalla sua presentazi­one - aggiunge Andrea Brutti, dell’Ufficio Fauna Selvatica di Enpa - abbiamo segnalato l’opportunit­à di ritirare un progetto palesement­e illegittim­o. L’ostinazion­e dimostrata dai consiglier­i regionali, arrivati fino alla votazione finale, pone un chiaro problema: quello di mettere un freno all’approvazio­ne di provvedime­nti che presentano chiari ed evidenti assetti di incostituz­ionalità». Per Riccardo Manca, vicepresid­ente della onlus Animalisti Italiani, «con questa sentenza viene ripristina­to un principio di libertà, che garantisce agli animalisti di difendere la vita di chi non ha voce».

Ma Berlato non demorde ed anzi, rilancia: «Ripresente­remo la stessa identica legge in parlamento tramite Maria Cristina Caretta e gli altri nostri parlamenta­ri. A ben vedere, infatti, la Corte costituzio­nale ha ritenuto che la legge approvata dal Veneto, non per chi “disturba” ma per chi intenziona­lmente impedisce attività lecite come la caccia e la pesca, vada oltre le competenze regionali e travalichi su competenze statali. E dunque che sia lo Stato a legiferare su questo. Parliamo di norme già in vigore da anni in molti Paesi europei, come la Francia, dove una legge analoga è stata approvata nel 2010».

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Paladino delle doppiette Sergio Berlato, leader di Fratelli d’Italia, è il riferiment­o dei cacciatori

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