Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Comdata, spunta l’ipotesi di ridurre il personale del 60%
Vertice tra sindacati e proprietà: è la sola alternativa alla chiusura delle sedi di Padova e Pozzuoli
La settimana scorsa si erano lasciati con un invito a pensare alternative alla chiusura e con la speranza di intravvedere una soluzione, dopo settimane di lotte e crisi. Ieri, però, all’incontro al ministero dello Sviluppo economico sindacati, supportati dai rappresentanti dello stesso Mise, si sono sentiti rispondere dalla proprietà di Comdata, la multinazionale del settore dell’help desk, che non c’è modo per evitare la chiusura degli uffici di Padova e Pozzuoli. Dove lavorano in tutto 264 persone, di cui 204 nella sede cittadina. Torna quindi al punto di partenza il braccio di ferro tra sindacati, lavoratori e delegati del ministro Luigi Di Maio da una parte e i vertici della società specializzata nell’assistenza ai clienti dall’altra.
L’unico sforzo possibile, ventila la proprietà di Comdata, sarebbe di ridurre le sedi del 60%. Una proposta impossibile da accettare per i sindacati. La trattativa, sempre più in salita, è rinviata di un’altra settimana: il 19 luglio le parti si troveranno di nuovo a Roma, seduti attorno allo stesso tavolo, per cercare di dipanare una matassa che, ormai, si trascina da più di due mesi. Era infatti l’inizio di maggio quando Comdata ha annunciato nuovi investimenti e commesse: un piano che poteva apparire trionfale, se non fosse che, per permettere l’espansione dei nuovi stabilimenti, era necessario chiudere la sede padovana e quella di Pozzuoli, licenziandone i 264 dipendenti.
«Per contenere i costi si spostano le commesse e si tagliano lavoratori — aveva tuonato Andrea Mosca Toba di Cisl —. E per di più si parla di lavoratrici, che faticheranno a tornare sul mercato del lavoro». Una soluzione tanto più inaccettabile, per i sindacati, proprio perché Comdata è un’azienda in buona salute, con prospettive di crescita e di nuove assunzioni. L’azienda, infatti, ha un fatturato globale di circa un miliardo di euro e dà impiego a 49mila persone, di cui 7.300 in Italia, cui a breve dovrebbero aggiungersi altre forze. Una crescita vertiginosa, appunto, se non fosse per la chiusura dei due stabilimenti di Padova e Pozzuoli.
E proprio per protestare contro la politica aziendale, i dipendenti il 29 giugno scorso erano scesi in piazza, sotto Palazzo Moroni, per cercare di coinvolgere nella lotta il sindaco Sergio Giordani, che aveva assicurato il suo impegno a fare da tramite con l’azienda.