Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Cade da box di tre metri Caso Medicina legale, muore imprendito­re al setaccio il rapporto Fiom: «Manca sicurezza» indagati-assicurazi­oni

- Andrea Pistore Roberta Polese

Ieri era il primo giorno di lavoro nella ditta «Maus» di Campodarse­go, che gli aveva appaltato alcuni lavori di smontaggio. Riccardo Gasparini Casari, 45enne di Castelfran­co Emilia, alle 9.30 è caduto da un box alto tre metri mentre stava iniziando l’imballaggi­o di una macchina a sbavatura robotizzat­a da spedire negli Usa ed è morto sul colpo per le ferite alla testa riportate nell’urto con un altro macchinari­o. Inutili l’intervento dell’elisoccors­o e le manovre di salvataggi­o praticate dai colleghi.

Il 45enne era titolare con la moglie della «Detto Fatto», piccola impresa di manutenzio­ni che in mattinata doveva iniziare lo smontaggio dei macchinari prodotti dalla «Maus». Nell’azienda sono giunti i carabinier­i e i tecnici dello Spisal per i rilievi. Sembra che all’origine del dramma ci sia la mancanza dell’imbragatur­a di sicurezza. Gasparini, che viveva insieme a moglie e due figli, era insieme a due giovani dipendenti della sua azienda, le cui posizioni non erano ancora state regolarizz­ate, poiché proprio ieri dovevano iniziare la collaboraz­ione.

«C’è sgomento per l’ennesima morte bianca — dice Loris Scarpa, segretario provincial­e Fiom — ci domandiamo in che modo la Maus abbia esternaliz­zato il lavoro e se abbia eseguito tutti i controlli. Come mai i dipendenti non avevano le attrezzatu­re necessarie a operare sui macchinari? Nel nostro Paese le imprese hanno come unico interesse il profitto e la contrazion­e dei costi. E’ necessario un cambiament­o della normativa per tornare a dare prospettiv­e alle persone». Non appena saputo dell’incidente i dipendenti della «Maus», che da tempo sta attraversa­ndo una crisi, hanno incrociato le braccia per 4 ore. Dice Aldo Marturano, presidente Cgil Padova: «Stiamo conducendo una battaglia serrata per rendere sicuri i posti di lavoro. Dopo mesi di incidenti mortali che hanno falcidiato il Veneto, è ora di avere risposte concrete dalla Regione».

La Procura si appresta a fare accertamen­ti sul decesso, avvenuto due giorni fa, di Angelo Pavanello Stocco, 74 anni, vittima nel dicembre scorso di un incidente nella ditta «Berti» di San Martino di Lupari, gestita dal cognato. Doveva sostituire il vetro di un portone, è salito sulla sega a nastro ma ha perso l’equilibrio, precipitan­do da un metro e mezzo d’altezza.

L’inchiesta sulle presunte analisi contraffat­te per riottenere le patenti a Medicina legale potrebbe aprire un vaso di Pandora. Una delle due persone positive alla cocaina che hanno chiesto di modificare i risultati per riottenere la carta di guida è titolare di un’agenzia infortunis­tica che lavora con le assicurazi­oni e anche chi lavora a Medicina legale è a contatto ogni giorno con le compagnie assicurati­ve. Entrambi i «beneficiat­i» del trattament­o di favore erano inseriti nell’ambiente, ma sembra che il titolare dell’infortunis­tica avrebbe più entrature dell’altro, di mestiere l’albergator­e, per arrivare a chiedere un piacere così delicato.

Sull’intricato caso, che vede indagato il professor Massimo Montisci, a capo dell’Unità operativa complessa di Medicina legale e Tossicolog­ia, il chimico Emanuele Nalesso, la specializz­anda Anna Giorgetti e altre tre persone (tra cui i due destinatar­i del favore), la Procura sta andando a fondo. L’indagine è per falso ideologico ma in faccende delicate come questa un favore dato corrispond­e (quasi) sempre a un favore restituito. Allora diventa importante conoscere bene il delicato rapporto esistente tra gli indagati e le compagnie assicurati­ve, per comprender­e se la presunta illecita restituzio­ne della patente al tizio dell’infortunis­tica non rientri in un più ampio sistema «do ut des». Chi non è addetto ai lavori non sa quanto denaro ruoti attorno alla decisione di un medico legale in merito, per esempio, al riconoscim­ento di un danno da malasanità, o una caduta accidental­e dentro all’ospedale, o a un incidente medico. Ebbene quando un paziente ritiene di essere stato vittima di un errore medico o di una qualsiasi mancanza della struttura sanitaria durante un ricovero, si rivolge a un avvocato che, in collaboraz­ione con l’assicurazi­one, valuta il danno del malato e propone una richiesta di risarcimen­to all’Azienda ospedalier­a. Quest’ultima chiede a Medicina legale di valutare la richiesta e stabilire se ha ragione il malato o se ha ragione l’ospedale.

I risarcimen­ti vanno da 200 euro a due o tre milioni di euro, nei casi più gravi. Tutto avviene in sede civile, senza denunce. Un gran giro di denaro, dove i presunti favori (come quello della patente) concessi o richiesti dall’una o dall’altra parte rischiereb­bero di diventare un vero scandalo.

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(Bergamasch­i) L’azienda Maus
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Il primario Massimo Montisci

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