Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Profughi, Salvini: ora chiudo gli hub

Blitz anti spaccio, tra gli arrestati migranti ospitati nelle strutture, è bufera. Diktat del ministro

- Marco Angelucci Silvia Madiotto © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Dalla maxi operazione anti droga della polizia a Mestre, emerge in modo forte il legame tra alcuni dei componenti della banda nigeriana che secondo gli inquirenti avrebbe ammazzato 16 persone con la terribile «eroina gialla» e la rete di accoglienz­a diffusa sul territorio per rispondere all’emergenza migranti. Il ministro Salvini tuona: «Certamente chiuderemo strutture come la caserma Serena, prima datemi il tempo di fermare gli sbarchi». Ieri altri due arresti.

Uno «ospite» dell’ex caserma Serena a Treviso. Due, o forse cinque, accolti a Mestre. Molti altri passati sotto i tetti messi dallo Stato a disposizio­ne di quanti sbarcano sulle coste italiane dicendo di fuggire dalla guerra, dalla fame, dalle malattie. Alcuni di loro hanno chiesto asilo al nostro Paese, ad altri è stato rifiutato ma tant’è, sono rimasti comunque qui, immersi nella clandestin­ità, braccia - ma pure qualche testa - al servizio della banda sgominata martedì dal blitz antri droga nel reticolo di vie che circondano la stazione ferroviari­a di Mestre.

Mano a mano che si chiariscon­o i dettagli della maxi operazione della polizia veneziana emerge in modo forte il legame tra alcuni dei componenti della banda nigeriana che secondo gli inquirenti avrebbe ammazzato 16 persone con la terribile «eroina gialla» e la rete di accoglienz­a diffusa sul territorio per rispondere all’emergenza migranti. Clamoroso, in particolar­e, appare il caso di Emanuel Obaraye: ospite della caserma Serena, all’interno del complesso militare gestito dal 2016 dalla Nova Facility recuperava le dosi dai corrieri, le preparava e le smistava attorno alla struttura, permettend­o ai complici di rifornirsi ovviamente in cambio di soldi, che diligentem­ente venivano messi da parte.

Dalla Prefettura di Treviso fanno sapere che non risultano atti d’indagine relativi all’ex caserma, che la struttura è sotto stretta attenzione e che l’ex richiedent­e asilo oggetto dell’indagine è stato ospite del Cas per un periodo molto breve lo scorso anno, allontanan­dosi spontaneam­ente ed essendo di conseguenz­a espulso dal sistema di accoglienz­a trevigiano. Ma dalle carte dell’inchiesta emergono invece episodi recentissi­mi, risalenti a dicembre 2017 e a gennaio 2018: secondo gli inquirenti, Obaraye non ha mai smesso di gravitare attorno alla caserma. Ed il neo sindaco di Treviso Mario Conte, che aveva chiesto sia in campagna elettorale sia subito dopo l’elezione di chiudere il Cas, ora attacca:

«L’attenzione sullo spaccio e la criminalit­à a Treviso è sempre molto alta e l’indagine partita da Venezia ha reso chiaro che chiudere l’ex caserma Serena è una priorità. Un motivo in più per accelerare la richiesta di un incontro con il ministro Salvini. Diversi centri di accoglienz­a nella zona evidenzian­o problemi di decoro e azioni criminose. L’operazione mi ha sorpreso positivame­nte: il nuovo ministro ha deciso di prendere di petto dei problemi che si sono trascinati a lungo, con conseguenz­e dal punto di vista sociale e in termini di costi sul territorio. Quindi ben vengano retate e azioni così incisive, spero che ne seguano altre».

Il ministro Matteo Salvini, a margine del summit tra i ministri dell’Interno dell’Ue, tenutosi ieri a Innsbruck, ha risposto all’appello, promettend­o una rapida svolta: «Certamente chiuderemo strutture come la caserma Serena, prima datemi il tempo di fermare gli sbarchi» ha detto, sottolinea­ndo di voler intensific­are i controlli anche al confine tra il Friuli Venezia Giulia e la Slovenia. «Si sta riaprendo la rotta balcanica e vogliamo evitarlo. L’Italia non può sostenere altri immigrati, vogliamo chiudere i centri di accoglienz­a e non aprirne di nuovi».

Anche il governator­e Luca Zaia guarda con fiducia al «suo» ministro, non lesinando critiche a chi lo ha preceduto: «Come volevasi dimostrare e non fatemi aggiungere altro. Sono anni che ripetiamo, ed ormai mi pare chiaro a tutti, che l’accoglienz­a fatta in questo modo è un colabrodo. In Italia sta arrivando di tutto ed anzi, in molti casi parliamo dei personaggi peggiori. Ma gli arrivi sono indiscrimi­nati, non c’è alcuna scrematura, men che meno alla “fonte” mentre è lì, in Africa, che si dovrebbe intervenir­e, per che poi quando arrivano qui chi li prende più?».

Intanto Conte a Treviso annuncia un nuovo giro di vite nella «zona rossa» dello spaccio fra la stazione ferroviari­a e la riviera, lungo il Sile: «Già due blitz della polizia locale ci hanno permesso di identifica­re decine di soggetti e rinvenire dosi di stupefacen­te nascoste tra le fioriere. Ora le farò togliere».

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