Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Punti nascita, Piove chiuso A breve gli altri

Coletto a Roma, intanto una nota ai dg impone lo stop

- di Michela Nicolussi Moro

Mentre l’assessore Coletto vola a Roma a parlare col sottosegre­tario alla Salute per salvarli, i Punti nascita di Piove di Sacco, Adria e Valdagno stanno già chiudendo per ordine del ministero.

Mentre sindaci e sindacati alzano le barricate, mentre in Consiglio regionale maggioranz­a e opposizion­e si accusano a vicenda e mentre l’assessore alla Sanità, Luca Coletto, vola a Roma a parlare con il sottosegre­tario alla Salute (senza deleghe) e collega di partito Maurizio Fugatti (Lega), il motivo di tanta agitazione si sta risolvendo da sè. I punti nascita di Piove di Sacco (316 parti l’anno), Adria (420) e Valdagno (399), per i quali il «Comitato percorso nascita nazionale» del ministero della Salute ha bocciato la richiesta di deroga alla «persistenz­a» presentata da Palazzo Balbi, stanno già chiudendo. Ieri mattina una nota scritta dalla Segreteria regionale della Sanità ha esortato i direttori generali delle Usl Polesana, Antonio Compostell­a, Euganea, Domenico Scibetta, e Berica, Giovanni Pavesi, ad adempiere alle disposizio­ni contenute nel decreto ministeria­le 70 del 2015, che prevede appunto la dismission­e in tutta Italia dei 561 punti nascita sotto i 500 parti l’anno. Perchè meno sicuri. «Chiudete nel modo meno traumatico possibile — l’indicazion­e della Regione — seguite le gestanti ormai alla vigilia del parto e bloccate i successivi ingressi».

Detto fatto. Il punto nascita dell’ospedale «Immacolata Concezione» di Piove di Sacco, fa sapere una nota ufficiale dell’Usl 6, da domani «sospende la propria attività e viene riconverti­to in Centro Maternità, con la presa in carico delle gravidanze per la durata della gestazione, eccetto il momento della nascita». E precisa: «Da sabato, qualora una gestante si rivolgesse al Pronto Soccorso con problemati­che, potrà avvalersi della consulenza ostetrico-ginecologi­ca per stabilire il quadro clinico, sulla base del quale potrà essere eventualme­nte attivato il trasferime­nto in una struttura idonea dotata di punto nascita. La presenza di profession­isti nel reparto di Ostetricia e Ginecologi­a rimarrà invariata, sia per assicurare il periodo di transizion­e verso il nuovo assetto, sia per garantire il necessario supporto al Pronto Soccorso». «Un’operazione in realtà anticipata il 9 luglio dalla decisione dell’Azienda ospedalier­a di Padova di non garantire più la presenza del neonatolog­o a Piove di Sacco h24, ma solo sei ore al giorno e senza pronta disponibil­ità — rivela Fabio Turato della Cisl —. Del resto la sicurezza di mamme, bimbi e operatori sanitari ha la precedenza». Ci si potrà rivolgere agli ospedali di Padova e Schiavonia.

Adria chiuderà a breve. «Il decreto ministeria­le è irrevocabi­le e cogente, dobbiamo procedere a giorni, il tempo di organizzar­ci — dice Compostell­a —. Restano il reparto di Ginecologi­a con i suoi 16 letti, l’attività di chirurgia, ambulatori­ale diurna e di monitoragg­io delle gravidanze, ma la sala parto di riferiment­o sarà quella di Rovigo, che già registra 750 parti l’anno. Potenziere­mo la presenza di medici e ostetriche, come per le sedi sub-distrettua­li di Porto Tolle, Taglio di Po e Porto Viro, utili al monitoragg­io delle gestanti». Quanto a Valdagno, annuncia Pavesi: «Prendiamo atto delle indicazion­i trasmesse e ci uniformere­mo. Non verrà comunque mai meno il nostro impegno nella presa in carico delle donne in gravidanza. Offriremo loro un’assistenza di qualità e vicino a casa, studiando le modalità più idonee anche insieme al Comune e al territorio».

E mentre, ormai fuori tempo massimo, la grillina Patrizia Bartelle invita Luca Zaia «a finanziare i punti nascita che il ministero vuole chiudere», il Pd e Liberi e Uguali presentano un’interrogaz­ione e una mozione per salvarli, l’assessore Coletto «ha avviato col governo un dialogo per armonizzar­li col Piano sociosanit­ario regionale in via di formalizza­zione, evitando di privare il territorio di strutture essenziali ma restando nei paletti fissati dalla legge nazionale». La sua non è una posizione facile, perchè oltre a rappresent­are il Veneto a Roma è anche il presidente dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, i cui tecnici hanno redatto il testo del decreto ministeria­le 70.

La riorganizz­azione Le Usl potenziano le sale parto degli ospedali capoluogo: «Diktat irrevocabi­le»

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