Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Chiedevo coca ma era eroina» Anche i clienti spesso ingannati
«Dovevamo comprare della cocaina. Abbiamo incontrato un ragazzo di colore, gli abbiamo dato 13 euro e lui ci ha consegnato una pallina, estratta dalla bocca. Quando l’abbiamo aperta ci siamo accorti che era eroina. L’abbiamo richiamato per lamentarci ma lui ha riattaccato. Non avendo altro, abbiamo deciso di consumarla in tre parti uguali, ma nel mio caso è risultata quasi mortale perché molto pura».
A parlare è un tossicodipendente di Mestre che nei mesi scorsi ha raccontato alla polizia come i pusher della stazione di Mestre imbrogliassero i clienti. Lo hanno accertato anche gli agenti sotto copertura che, dopo aver ordinato a uno spacciatore una dose di cocaina, come l’hanno aperta hanno scoperto che si trattava della «roba». Quella sostanza di colore giallastro tagliata con il metorfano, un oppiaceo, che non solo può avere conseguenze letali ma che è anche in grado di aumentare la dipendenza. Al punto che molti tra i tossicodipendenti la
Rete di sicurezza Quando un pusher veniva arrestato gli altri gli fornivano assistenza legale
rifiutavano. Dall’altra parte c’era chi, invece, comprava appositamente quella. In un’intercettazione uno spacciatore rimproverava il suo fornitore: «I clienti si sono lamentati che non è buona. Perché l’hai fatto, fratello? Abbiamo pagato e tu ci hai dato metà cocaina e metà zucchero». Il complice ha risposto che l’avrebbe rifornito di «roba» più buona.
Jeans, magliette, sim, questi gli stratagemmi dei nigeriani per non destare sospetti al telefono. Tra loro un rapporto di massima fiducia, tanto che non appena uno finiva nei guai si organizzavano per fornirgli assistenza legale. «Cancella le chiamate – ha detto in un’intercettazione il capobanda a un arrestato Elimina quello che c’è su Whatsapp e non parlare con gli agenti.
Vedrò cosa posso fare». L’arrestato ha poi fornito indicazioni precise alla compagna: «Mi hanno preso, porta via quella che c’è in casa». Il capobanda si è attivato per riscuotere in anticipo i crediti e pagare il legale. Così il connazionale è stato scarcerato e messo ai domiciliari, dai quali ha continuato i suoi affari. (e.bir.)