Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Altri due africani arrestati Le intercettazioni: «Droga nei centri di accoglienza»
Latitante Ken, il capo dell’organizzazione che ha causato 5 morti E in Consiglio il sindaco Brugnaro ringrazia Minniti e Salvini
Si è presentato in questura ieri mattina: «Ho perso i documenti», ha detto. Non sapeva di far parte dell’elenco dei ricercati. Lo ha scoperto quando, dopo aver comunicato il suo nome e cognome e aver sporto denuncia, gli agenti lo hanno ammanettato e accompagnato in carcere. Lui e un connazionale fermato nelle stesse ore mentre passeggiava insieme a un amico vicino a un centro commerciale in provincia di Caserta sono gli ultimi due nigeriani arrestati dopo la maxi retata di martedì in via Monte San Michele, a Mestre.
Con il loro arresto la polizia, allo stato, ha eseguito trenta delle 41 misure restrittive che si aggiungono a dodici espulsioni, tre obblighi di dimora e quattro Daspo. All’appello mancano ancora molti componenti dell’organizzazione che in un anno ha monopolizzato il mercato della droga a Mestre, in particolare dell’eroina, provocando la morte di cinque persone e — si sospetta — di altre undici, per le quali le analisi sono in corso.
Tra i latitanti c’è «Ken», il capobanda: gestiva i traffici e da alcuni mesi, quando ha capito che la polizia gli stava addosso, si è rifugiato in Francia. Si occupava degli affari da Venezia. Dalle indicazioni ai pusher agli appuntamenti, fino al reperimento della droga che arrivava in Italia da Francia, Spagna e Olanda attraverso gli ovulatori. L’eroina spesso veniva nascosta dagli spacciatori nei luoghi in cui vivevano, come i centri di accoglienza. Il 90% degli indagati, infatti, è richiedente asilo e parte di loro in passato ha trascorso periodi nelle strutture di accoglienza, dove alcuni di loro risultavano ancora residenti al momento dell’arresto.
A provarlo ci sono le intercettazioni. La polizia ha registrato una conversazione tra due nigeriani, uno diceva: «La persona ha già tirato fuori tutto (riferendosi all’ovulatore), ma non sono andato via dal centro di accoglienza. Quando lui se ne andrà, potrò uscire di nascosto con la roba».
Il cellulare è stato localizzato nella caserma Serena di Dosson. È proprio qui e in centri di Dolo e Salzano spesso i pusher nascondevano l’eroina. Lo stesso nigeriano in un’altra occasione ha comunicato a un cliente dove avrebbe trovato la droga alla caserma Serena: «Dietro al centro di accoglienza c’è un legno grande, la roba si trova lì dentro», ha spiegato. Alla domanda di poter lasciare i soldi dentro al legno, la risposta è stata: «No, digli di andare al centro di accoglienza e che lasci i soldi a una persona, dì che sono per Emmanuel». L’organizzazione dello spaccio era maniacale e a dimostrarlo non c’è solo il fatto che ognuno avesse il suo ruolo (pusher, sentinelle, ovulatori e spalloni che portavano i guadagni in Nigeria), ma anche che le zone di vendita in strada fossero divise.
In un’intercettazione uno dei vertici ha detto a uno spacciatore: «Cerca di non fare più problemi con i ragazzi in zona, siamo qui per cercare il pane quotidiano e poi andremo via, lasciando la piazza a loro».
La polizia ha documentato migliaia di cessioni: in un caso, fino a tre al minuto o cinque in meno di un’ora. Segno che il business era vasto e il guadagno alto: fino a diecimila euro al giorno. «Grazie al procuratore capo Bruno Cherchi, al capo della polizia Franco Gabrielli, all’ex ministro Marco Minniti, persona per bene che ha operato a favore della nostra città e al ministro Matteo Salvini, che ha imboccato una strada che indicavamo da tempo — ha detto ieri il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, in consiglio comunale —. Grazie al questore, alle forze dell’ordine e ai cittadini, soprattutto a chi abita vicino alla stazione e molto ha dovuto sopportare. Veniamo da vent’anni di non comprensione del fenomeno, che ha peggiorato la situazione».
La Squadra mobile in questi giorni sta cercando chi è riuscito a sfuggire alla retata. Alcuni di quelli già in carcere in attesa degli interrogatori di garanzia che cominceranno oggi, intanto, rischiano pene severe. Le accuse sono, a vario titolo, associazione a delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio e riciclaggio. Qualcuno risponderà pure delle morti e delle lesioni per overdose e quindi rischia l’ergastolo.
Il traffico Il 90% degli indagati è richiedente asilo. Lo stupefacente nascosto alla caserma Serena