Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Treviso si ferma per Carlo Benetton

Folla ai funerali. In chiesa il mondo delle imprese. I nipoti: «Con te guardavamo avanti»

- Madiotto

Folla ai funerali di Carlo Benetton. I fratelli Luciano, Giuliana e Gilberto l’hanno accompagna­to dalla piazza alla navata, con compostezz­a e in silenzio. Poi si sono seduti in prima fila, insieme come sempre. Hanno perso uno di loro, i Benetton. Il più piccolo, il più riservato. Da Matteo Zoppas a Maria Cristina Piovesana, in chiesa il mondo delle imprese. Sull’altare il ricordo dei nipotini: «Ci hai sempre fatto guardare avanti».

Uomo, padre e nonno prima ancora che imprendito­re capace di fare grande la Marca trevigiana, il Veneto e l’Italia: Carlo Benetton era il quarto di quattro e aveva messo al centro di tutto la famiglia. Era partito da lì quel viaggio che ha portato alla nascita di un marchio internazio­nale, diventato simbolo della maglieria e del casual, poi della creatività e infine di un impero economico spinto fino alla finanza e alle infrastrut­ture, autostrade e aeroporti.

Si è spento a 74 anni lunedì, sconfitto dalla malattia, ed è stato salutato ieri mattina nel Duomo di Treviso con una cerimonia semplice, circondato dalle persone che lo amavano e da ciò che amava di più. La foto scelta per ricordarlo, appoggiata sulla bara di legno e sui fiori bianchi, lo ritrae in montagna, fra neve e pascoli, sorridente e sereno.

I fratelli Luciano, Giuliana e Gilberto l’hanno accompagna­to dalla piazza alla navata, con compostezz­a e in silenzio; poi si sono seduti in prima fila, insieme come sempre. Hanno perso uno di loro, i Benetton. Il più piccolo, il più riservato: «Per i figli è stato una guida e non ha mai fatto venire meno il suo essere fratello – l’ha ricordato don Adelino Bortoluzzi, parroco e amico di famiglia, durante l’omelia -. Padre e nonno amorevole, aveva la dote non comune di cogliere sempre il bello delle cose, il buono e il vero. Vi accompagne­rà in modo nuovo, rimarrà sempre con voi. Adesso è con Stefano, il figlio morto prematuram­ente, una ferita mai guarita».

In Argentina, dove seguiva la fornitura della materia prima per l’azienda, «aveva fatto costruire una grande chiesa dedicata alla madre Rosa, perché donare era parte del suo vivere».

Dietro i fratelli c’erano i figli Massimo, Andrea, Christian e Leone, le ex mogli e la compagna Cristina, i nipotini; più dietro una chiesa gremita e commossa, vicina alla famiglia per un lutto improvviso e doloroso: i dirigenti attuali ed ex del gruppo tessile delle sue società (da Carlo Mion a Fabio Cerchiai e Marco Patuano) e della Tenuta Maccarese Silvio Salera: poi Oliviero Toscani e Carlo Tunioli di Fabrica, imprendito­ri e manager come Govanni Gajo di Alcedo, Mario Carraro, Enrico Marchi di Save, Zoppas padre e figlio, Alessandro Vardanega, la presidente degli industrial­i trevigiani Maria Cristina Piovesana, i direttori della Fondazione Benetton Domenico Luciani e Marco Tamaro, l’architetto Tobia Scarpa, e ancora commercial­isti, avvocati, notai fra gli uomini della sicurezza che circondava­no l’area.

Ricordi di Carlo, fra la gente, ma anche racconti d’impresa, di viaggi e incontri all’estero, di progetti futuri. Lo sport non poteva mancare: Benetton Basket e Rugby (sei giocatori hanno portato sulle spalle la bara all’entrata e all’uscita dal Duomo), atleti e dirigenti.Il ricordo più dolce è stato quello dei nove nipotini che insieme hanno salito le scale dell’altare per alzare lo sguardo sopra tutti quegli adulti davanti a loro. «Continuera­i a sorvegliar­ci dal cielo», «Non ci hai mai fatto guardare indietro, ma sempre avanti», «Ti volevo un sacco di bene, eri sempre pronto ad aiutarci», «Sei stato il miglior nonno del mondo, sempre con il sorriso, siamo stati fortunati ad averti con noi».

Grandi parole nei piccoli cuori che soffrono la prima perdita. Dietro di loro corone di fiori giunte da tutto il mondo, in particolar­e dall’Argentina. E lacrime, quando la chiesa si riempie d’incenso.

La scelta delle musiche è stata attenta e significat­iva: Hallelujah di Jeff Buckley, un canto lirico, la colonna sonora di Mission firmata da Ennio Morricone, il Signore delle Cime degli alpini.

In quelle due ore Treviso si è fermata: fermi gli stabilimen­ti Benetton, gli uffici, i negozi, le sedi culturali; i manager, gli impiegati, gli operai; tutto silenzioso per partecipar­e al lutto che non era solo di una famiglia, ma quasi della città. E infatti, in piazza e in chiesa, c’era anche un pezzo di Treviso: il sindaco Mario Conte con la giunta quasi al completo, artigiani, commercian­ti, ristorator­i, i sindaci di Villorba Serena e di Ponzano Bianchin, Iannicelli per la Provincia, tanti cittadini in disparte, curiosi di scoprire i volti di quel gotha imprendito­riale raccolto per un addio.

Nella terra in cui, negli anni Novanta e Duemila, ogni casa era un laboratori­o, dove i Benetton hanno creato e sviluppato un modello imprendito­riale intrecciat­o con il territorio, la scomparsa di uno dei quattro fratelli è un lutto condiviso.

Chiesa gremita La famiglia al completo, amici, imprendito­ri, operai, profession­isti e tanti trevigiani

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 ?? (Fotoserviz­io Balanza) ?? 1 La famiglia Benetton al gran completo ai piedi del Duomo di Treviso2 La compagna di Carlo Benetton bacia la bara con la foto dell’imprendito re3 I nipotini sul pulpito leggono le loro lettere indirizzat­e a nonno Carlo4 La folla di amici e conoscenti trevigiani che ieri ha voluto essere presente per l’ultimo saluto in Duomo
(Fotoserviz­io Balanza) 1 La famiglia Benetton al gran completo ai piedi del Duomo di Treviso2 La compagna di Carlo Benetton bacia la bara con la foto dell’imprendito re3 I nipotini sul pulpito leggono le loro lettere indirizzat­e a nonno Carlo4 La folla di amici e conoscenti trevigiani che ieri ha voluto essere presente per l’ultimo saluto in Duomo
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