Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Scrive «negro» in un cartello accuse al dentista
Denunciava l’aggressione alla moglie. L’ordine dei medici: termini dispregiativi
Ha appeso in studio un «avviso ai pazienti» per denunciare l’aggressione subita dalla moglie, ma in tanti contestano la scelta dei termini, giudicati razzisti. L’ordine: «Dispregiativo».
«Mia moglie è stata aggredita da un negro». Un cartello giallo per raccontare un episodio di microcriminalità, i toni di chi è esasperato, tanto da dimenticare il «politically correct». E se il foglio finisce appeso nello studio di un dentista, la polemica raddoppia. Pierantonio Bragaggia, medico odontoiatra di Mestre (Venezia), però tira dritto, niente affatto scoraggiato dalla bufera che l’ha investito nelle scorse ore, quando il suo cartello è finito online attirandogli le critiche di tantissimi: «Non l’ho tolto, è ancora lì. Quella è casa mia».
Bragaggia aveva affisso al muro il suo «avviso ai pazienti» nei giorni scorsi, dopo che la moglie era stata aggredita da un ragazzo straniero all’interno di parco Albanese, nel cuore della città. «Ero uscita per una passeggiata, quando sono tornata alla mia bicicletta ho sorpreso un giovane che cercava di aprire la catena racconta la donna - Ho tirato fuori il telefono e lui ha reagito spingendomi a terra e cercando di portarmi via il cellulare. Mi ha salvata un passante, e per fortuna non mi sono fatta niente». Nessuna conseguenza, quindi, ma tanta rabbia: «Quando ho saputo cos’è successo non ci ho più visto conferma il medico - ho deciso di mettere in allerta i miei pazienti e loro hanno apprezzato: ho ricevuto tante dichiarazioni di solidarietà». Certo però qualcuno ha contestato la scelta dei termini, e una di queste voci opposte - scatenate sui social - è arrivata anche alle orecchie di Bragaggia: «La parola “negro” è riportata sul vocabolario - replica l’odontoiatra - è ora di finirla con questi buonismi lessicali. Io non ce l’ho con l’etnia, ma con la singola persona, quindi non si può accusarmi di razzismo. A volte sono un po’ matto, ma non stupido».
Non della stessa opinione Giovanni Leoni, presidente provinciale dell’ordine dei medici: «Ho voluto controllare proprio sul vocabolario, e si tratta di un termine che può avere una connotazione dispregiativa. Come medici abbiamo un codice deontologico che ci impone di dimenticare le differenze, di non considerare il colore della pelle. La nostra è una scelta professionale ma anche di vita, perciò sarà inevitabile discutere di questo episodio nella prossima riunione del consiglio dell’ordine».
Bragaggia però resta fermo nella sua posizione: «Abbiamo tanta criminalità nostrana, non è necessario importarne altra».
La zona di parco Albanese è un’area critica di Mestre, tanto che lo scorso anno l’amministrazione locale ha scelto di abbattere alcune strutture al centro dello spazio verde perché divenute ritrovo di sbandati. Eppure l’aggressione si è consumata sempre lì, a pochi passi dal vuoto lasciato dalle ruspe, e in pieno giorno. «Quando ero piccola andavo a giocare al parco - rincara la moglie - oggi non mi fido a mandarci i miei figli».