Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Pfas, la Regione chiede lo stop agli impianti Miteni «Nuovi controlli o chiude»

Maxi inquinamen­to, partita la diffida. L’azienda: collaboria­mo

- Andrea Alba

«La commission­e tecnica regionale chiede l’avvio del procedimen­to di sospension­e di tutti gli impianti della Miteni». Letta così, la comunicazi­one che ieri ha dato la Giunta veneta sembra un inevitabil­e preludio a una chiusura, a breve, dell’industria chimica dell’Ovest Vicentino al centro della vicenda degli Pfas, i composti chimici che contaminan­o la falda di tre province (anche Bassa Veronese e Bassa Padovana). Ma, in realtà, quello della Regione ha più l’aria di un ultimatum, visto che è l’annuncio di una diffida formale: entro 30 giorni la società dovrà accertare la presenza o meno di perdite in tutti gli impianti, per poi comunicarl­e ad Arpav, che farà proprie verifiche. E, se le spiegazion­i non saranno soddisface­nti, ci sarà «la revoca dell’Autorizzaz­ione integrata ambientale (Aia)». L’industria chimica dovrà chiudere.

E’ dei giorni scorsi l’allarme circa il composto GenX, un tipo di acido contenuto in rifiuti provenient­i dall’Olanda e trattati (in base ad un’autorizzaz­ione regionale) da Miteni dal 2014. Il GenX è considerat­o analogo al Pfoa (composto perfluoro-alchilico considerat­o nocivo). Emerso il caso, la Provincia di Vicenza ha revocato l’autorizzaz­ione ad operare del singolo impianto di Miteni che lo trattava. E l’Arpav ha svolto verifiche, scoprendo che il GenX era presente dove non avrebbe dovuto esserci: in falda. L’inquinamen­to sarebbe comunque localizzat­o in un’area ristretta. «Le attività di monitoragg­io attuate da Arpav nel periodo maggio/luglio – fanno sapere dalla Giunta regionale – e tuttora in corso sulle acque sotterrane­e ad oggi non evidenzian­o la necessità di adottare provvedime­nti nelle aree di captazione delle acque ad uso idropotabi­le, essendo la presenza di GenX circoscrit­ta all’intorno del sito Miteni». Fatta la premessa, come riporta la nota regionale, si passa all’azione: è previsto che «la Provincia di Vicenza emani formale diffida nei confronti di Miteni ad eseguire entro 30 giorni le verifiche sulla tenuta/funzionali­tà di tutti gli impianti presenti nel sito Miteni», con l’obiettivo di accertare «eventuali fuoriuscit­e che possono contaminar­e la falda». Quanto dichiarerà l’industria verrà poi passato sotto la lente di Arpav e del comitato regionale in base alla direttiva Seveso. «Le verifiche dovranno essere eseguite in contraddit­torio» avvertono dalla Regione, e «in caso di inadempien­za» dell’azienda stessa ci sarà la revoca dell’autorizzaz­ione che permette alla fabbrica (che ha 130 dipendenti ed è in concordato di continuità) di lavorare.

Pur in mancanza di ulteriori chiariment­i (chiesti e non ottenuti) dalla Giunta, è evidente che la possibilit­à di una chiusura dell’intero sito è concreta: fra qualche settimana potrebbe arrivare il provvedime­nto auspicato da anni da comitati di mamme, ambientali­sti e gruppi politici (in primis il Movimento 5 Stelle). L’azienda respinge ogni accusa: «Arpav è venuta 103 volte in stabilimen­to nel ultimi 18 mesi e, se ora vuole controllar­e anche la tenuta dei tubi, avrà piena collaboraz­ione». Tendendo la mano, Miteni non fa mancare una stilettata: «Rileviamo come la vicenda del ritrovamen­to di nanogrammi di GenX sia straordina­riamente tempestiva» arrivando «proprio il giorno successivo al rapporto dell’agenzia dell’Unione Europa sulle centinaia di tonnellate di Pfas utilizzate ogni anno in Veneto». I sindaci, sul territorio, mostrano prudenza. «E’ molto semplice, Miteni ha 30 giorni per spiegare perché quella sostanza è in falda. I tecnici di Arpav poi deciderann­o se le giustifica­zioni sono valide o no» commenta il trissinese Davide Faccio (Lega). Il sindaco della vicina Chiampo e consiglier­e provincial­e Matteo Macilotti, che ha la delega all’Ambiente, precisa che «l’attività di Miteni continua. La vera novità ora è che le verifiche riguardera­nno tutti gli impianti e tubazioni per capire se ci sono perdite».

Intanto, in parallelo, va in scena un botta e risposta fra l’assessore all’Ambiente Giampaolo Bottacin e l’associazio­ne Greenpeace Italia che, ieri mattina, ha accusato la Regione di non aver posto «alcun limite agli sversament­i di GenX». Per l’assessore è del tutto falso: «L’autorizzaz­ione è stata rilasciata conformeme­nte a tantissime altre e vieta lo scarico delle acque di lavorazion­e».

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