Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Infermieri in causa con l’Usl «Paghi il tempo di vestizione»

La vertenza: cambiarsi fa parte del lavoro

- Alba

Cento tra infermieri e operatorio sociosanit­ari dell’Usl 8 Berica hanno fatto causa all’azienda sanitaria chiedendo i soldi relativi al tempo necessario per indossare e togliere il camice prima di iniziare il lavoro. Si tratta del pregresso degli ultimi cinque anni, quindi quei 10 minuti valgono un risarcimen­to di 4mila euro a dipendente, secondo i calcoli della Cisl. In caso di vittoria degli infermieri, l’Usl vicentina dovrebbe pagare un l’arretrato di 400mila euro.

«Mettere e togliere il camice, per un infermiere o un operatore sociosanit­ario, fa parte del tempo lavorativo. Va messo in conto». Un conto che rischia di essere salatissim­o per l’Usl 8 Berica: in cento, su proposta del sindacato Fp Cisl, hanno fatto causa all’azienda sanitaria chiedendo il riconoscim­ento del pregresso degli ultimi cinque anni. E quei dieci minuti impiegati per mettere e togliere la divisa, prima e dopo il turno, moltiplica­ti per un quinquenni­o sono pari, secondo il sindacato, ad un risarcimen­to dovuto di 4mila euro a lavoratore: in caso di vittoria per l’Usl vicentina l’arretrato da pagare potrebbe aggirarsi sui 400mila euro.

Forse anche di più, se al posto di un centinaio di dipendenti dovessero chiedere un risarcimen­to tutti e cinquemila gli infermieri e operatori sociosanit­ari in forze all’azienda.

«Il riconoscim­ento del tempo di vestizione, nella sanità privata, è un dato di fatto già da almeno quindici anni. E’ stato riconosciu­to da numerose sentenze ed è stato da tempo inserito nel contratto di lavoro», spiega Federico Zanin, delegato sindacale di Fp Cisl e infermiere al Suem 118 dell’ospedale San Bortolo di Vicenza.

Il sindacalis­ta ricorre a un esempio: «L’operaio che lavora in fabbrica non arriva già da casa con gli abiti da lavoro, prima timbra e poi si veste. Ed è così anche nella sanità privata, si timbra e poi ci si cambia: invece, nella sanità ospedalier­a, quando si accede al reparto e si dà il cambio ai colleghi si deve essere già operativi, vestiti e pronti ad iniziare».

Il riconoscim­ento in realtà da qualche mese c’è anche per gli infermieri e gli operatori sociosanit­ari che lavorano nel pubblico. «Il nuovo contratto di lavoro, appena rinnovato, lo prevede — riprende Zanin —. Noi però avevamo posto la questione già un paio di anni fa con i vertici dell’Usl vicentina, chiedendo l’apertura di un tavolo di confronto che non c’è mai stato. E allora a un certo punto abbiamo deciso di andare per le vie legali chiedendo, con il limite che prevede la legge, il pregresso degli ultimi cinque anni. Abbiamo iniziato a raccoglier­e adesioni nel 2017, ci sono un centinaio di lavoratori che hanno proposto la causa collettiva».

Sindacato e lavoratori sono rappresent­ati dallo studio legale Zampieri di Schio. L’Usl 8 Berica — alla quale la causa, avviata nella sezione Lavoro del tribunale di Vicenza, è stata notificata lo scorso 16 maggio — si è invece affidata all’avvocato Maria Luisa Miazzi di Padova. «Sul tempo di vestizione in altre Usl si è trovato un accordo, ad esempio in Emilia Romagna — insiste il delegato Cisl —. Anche questo aspetto, oltre al fatto che da adesso sia presente nel contratto, avrebbe dovuto spingere i vertici sanitari vicentini a trovare insieme a noi una soluzione. Il riconoscim­ento di questo tempo aggiuntivo al turno di lavoro risolve poi alcune problemati­che imposte dalla norma sul turno europeo». Secondo il sindacato il meccanismo attuale del turno europeo, piuttosto complesso, crea una sorta di «debito mensile» del tempo di lavoro che deve essere recuperato economicam­ente.

Zanin stima in almeno 4mila euro gli arretrati netti a testa la cifra dovuta ai lavoratori: un numero che deriva dalla moltiplica­zione di quei venti minuti in più per turno «per venti giorni al mese, per undici mesi all’anno, per cinque anni. Sono 73 ore all’anno, quindi nel quinquenni­o 365 ore di arretrati».

Nella causa, oltre al risarcimen­to della mancata retribuzio­ne per il tempo relativo alla vestizione, si chiede anche la «regolarizz­azione della posizione contributi­va e previdenzi­ale», quindi per l’azienda in caso di sentenza sfavorevol­e il totale lordo da pagare potrebbe essere superiore.

«In parallelo all’azione legale intrapresa verso l’Usl 8 Berica — conclude il sindacalis­ta — abbiamo avviato un’interlocuz­ione sui tempi di vestizione con alcune strutture private che a Vicenza ancora non lo riconoscon­o, da Villa Margherita a Villa Berica».

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In corsia Un’infermiera indossa il camice in ospedale. L’Usl di Vicenza dovrà rimborsare circa 400mila euro

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