Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Miss maglietta bagnata ci riprova stasera
Anche Lorenzoni attacca il «concorso». Mosco: «E allora il gay pride?»
È la notte di «Miss maglietta bagnata». Annullato sabato scorso per l’improvviso acquazzone abbattutosi sulla città del Santo, il «concorso di bellezza» delle polemiche, che ha messo una contro l’altro l’assessore al Sociale Marta Nalin (Coalizione Civica) e quello al Commercio Antonio Bressa (Pd), si terrà regolarmente stasera al Naviglio del Portello.
Nessun passo indietro, come prevedibile, dall’organizzatore dei chioschi estivi lungo il Piovego, il barman Federico «Chicco» Contin, che continua a ripetere: «Le ragazze, tutte studentesse universitarie, hanno liberamente scelto di partecipare. Non c’è scopo di lucro e non ci sono agenzie che lavorano dietro le quinte. E’ solo divertimento, mica abbiamo organizzato serate di lap dance con gli uomini che infilano i soldi nelle mutandine delle donne».
Ma l’evento, definito «una schifezza» dall’assessore Nalin, viene ora criticato anche dal vicesindaco Arturo Lorenzoni: «Ha fatto bene Marta a dire che si tratta di una manifestazione sessista, retrograda e che diffonde il messaggio, molto pericoloso, che il corpo di una donna sia sempre a disposizione per qualsiasi utilizzo. E ha fatto altrettanto bene a ritenere grave il fatto che ciò accada in un’area data in concessione dal Comune a un privato. Questo non è un modello culturale che aiuta Padova a crescere. E noi, come amministratori, abbiamo il diritto, anzi il dovere di denunciarlo». E intanto, mentre l’assessore Bressa preferisce restare in silenzio, interviene l’ex vicesindaco Eleonora Mosco, oggi capogruppo di Forza Italia a Palazzo Moroni: «Lungi da me difendere un’iniziativa del genere, peraltro promossa dal signor Contin che, se non sbaglio, era candidato in una lista a sostegno della giunta in carica. Ma se “Miss maglietta bagnata” è una schifezza, lo è anche il “Gay pride” andato in scena il 30 giugno scorso con ragazzi con i genitali di fuori e i crocifissi infilati nel sedere. Peccato però che, quella volta, Nalin e Lorenzoni non abbiano aperto bocca».