Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Ospedali e porti tra Est e Nord Africa Coge traghetta Mantovani all’estero

Presentato il piano industrial­e dopo l’affitto d’azienda. Il sostegno dei fondi inglesi

- Alberto Zorzi

Per anni si è detto che era l’«asso pigliatutt­o» in Veneto: il Mose, gli ospedali (Mestre in particolar­e), le strade (più proposte che realizzate, in realtà), anche grazie alla formula del project financing di cui l’ex presidente Piergiorgi­o Baita è stato uno dei precursori. Ma i detrattori di Baita hanno sempre criticato la Mantovani di aver guardato poco all’estero, dove – con la crisi che il settore delle costruzion­i sta attraversa­ndo in Italia – sembrano ormai esserci le uniche commesse in grado di far sopravvive­re le imprese nazionali. Ecco dunque che la nuova Cogemantov­ani, nata tre settimane fa dall’accordo tra l’azienda del patron Romeo Chiarotto e la lombarda Coge Srl (Costruzion­i generali), che ne affitterà per un paio d’anni il ramo d’azienda con l’obiettivo poi di arrivare all’acquisto, ripartirà proprio dall’estero e in particolar­e da alcune commesse in Marocco e in Bielorussi­a.

Coge, che sul mercato internazio­nale sarebbe sostenuta da importanti fondi di investimen­to inglesi, starebbe infatti chiudendo importanti trattative per realizzare opere portuali e in mare in Marocco, mentre in Bielorussi­a dovrebbe costruire un ospedale. Lavori che poi verrebbero realizzati dagli operai di Mantovani, che in quelle materie sono tra i più preparati. È così che l’azienda può sperare di ripartire e uscire da una crisi difficile, che è ovviamente conseguenz­a anche dell’inchiesta Mose, che negli ultimi anni ha fatto circolare il nome dell’impresa più per motivi giudiziari che per meriti profession­ali. È per questo che da un paio d’anni Mantovani cerca un partner: prima si era ipotizzato il colosso friulano Cimolai, poi i cinesi, quindi un pool di fondi inglesi.

Ieri mattina l’amministra­tore delegato di Mantovani, vero artefice della trattativa con Coge, Maurizio Boschiero, ha presentato ai sindacati il piano industrial­e della nuova società, insieme a due emissari lombardi, tra cui un avvocato. Non era invece presente Manuela Ferrari, leader di Coge, che ha preso in mano la società di famiglia e il cui nome era salito alle cronache negli ultimi anni anche per alcune operazioni nel mondo del calcio, tra cui l’ingresso nel Lecce, l’interesse per il Livorno e alcuni finanziame­nti ad attività legate alle giovanili del Milan. Le sigle sindacali si sono tutte trincerate dietro un secco «no comment», in attesa di un’assemblea con i lavoratori che si svolgerà lunedì mattina dalle 8.30 alle 10, dove verrà presentato quanto riferito dall’azienda. Poi le parti si incontrera­nno di nuovo e a quel punto dovrebbero essere precisati meglio alcuni dettagli, tra cui la data in cui l’accordo di affitto di ramo d’azienda inizierà ad essere operativo.

Alla nuova Cogemantov­ani andranno i 117 dipendenti rimasti in Mantovani dopo i pesanti tagli dei mesi scorsi e tutti i lavori in corso, compresi quelli del Mose, dove l’azienda della famiglia Chiarotto ha da poco ottenuto – grazie anche alla mediazione della Prefettura di Venezia, messa in allarme da un pesante piano di licenziame­nti – cantieri per oltre 20 milioni di euro di infrastrut­turazione dell’Arsenale, che diventerà la centrale di manutenzio­ne della paratoie. Restano invece nella vecchia Mantovani tutte le partecipaz­ioni azionarie, come quella nel terminal per traghetti e «ro-ro» di Fusina (che peraltro sta avendo uno sviluppo imponente, con un aumento del traffico del 40 per cento nel 2017), in Sifa (ambiente), ma anche in società congelate come Veneto City. E anche il passato del Mose, fatto di cause aperte e richieste di danni e di pagamenti all’Agenzia delle Entrate.

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Mose addio La posa di una paratoia, Mantovani va all’estero

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